“CAFFEINA” E CAMOMILLE: IL LIBERISTA FARLASCA DIFENDE MARCHIONNE, DALLA PLATEA NON APPREZZANO E PIOVONO FISCHI
A VITERBO, NEL CORSO DELLA RASSEGNA “CAFFEINA CULTURA” DIBATTITO SU POLITICA SOCIALE E LIBERALE… FINI FAREBBE BENE A DISTRIBUIRE MENO CAFFEINA E PIU’ CAMOMILLE A CERTI SUOI DIRIGENTI CHE TIRANO LA COPERTA DA TUTTE LE PARTI E FINISCONO PER SCOPRIRE IL MATERASSO
Il lavoro, la Fiat di Marchionne e la Fiom di Maurizio Landini, la sentenza Pomigliano e il ricorso del Lingotto al centro del dibattito organizzato dal Fatto quotidiano a Viterbo nell’ambito della rassegna Caffeina Cultura.
Politica sociale versus politica liberale. Diritti versus libertà imprenditoriale.
Ospiti i giornalisti del Fatto Quotidiano Enrico Fierro, Stefano Feltri, quindi Piercamillo Falasca vicepresidente di Libertiamo.it, la fondazione legata a Futuro e libertà e Antonio Di Luca, operaio e sindacalista Fiom.
La sentenza su Pomigliano ha stabilito un’effettiva politica discriminatoria e anti-sindacale da parte dell’azienda di Marchionne che ha contestato duramente il verdetto dei giudici, liquidando il caso come “folklore locale”.
Il dibattito ha fotografato la conflittualità che l’argomento lavoro genera nel paese.
Non è mancato neppure lo scontro generazionale tra i lavoratori anziani del pubblico e i giovanissimi relatori sul palco.
Ad animare la piazza sono state sopratutto le affermazioni di Piercamillo Falasca, liberale puro e difensore del mercato concorrenziale.
Il suo intervento è stato accompagnato dal brusio della gente, dai fischi e dalle contestazioni.
“E’ nel libro paga di Marchionne” afferma una signora.
“Dobbiamo accettare un disarmo ideologico, la lotta tra Fiom e Fiat è negativa per il Paese” afferma Falasca sul palco.
“Ha ragione Marchionne a lasciare il paese? Con la burocrazia che ci ritroviamo, la pressione fiscale alta, una normativa intricata e una tale conflittualità tra imprenditori e sindacati nessuna azienda vorrebbe investire in Italia”
Diciamo che il numero degli imprenditori stranieri disposti ad investire in Italia è direttamente proporzionale a quello di elettori italiani disposti a votare Fli dopo aver ascoltato le tesi ultraliberiste di Farlasca.
Libero lui di esporre le sue tesi, ma Fli era nato su un altro progetto.
Forse Fini farebbe bene a distribuire meno caffeina e più camomille a certi esponenti di Fli che tirano la coperta da troppe parti con il risultato finale di scoprire i materassi.
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