GIORGIA MELONI È POCO “VOLENTEROSA”, MACRON E STARMER NON SI FIDANO DELLA DUCETTA: I DUE LEADER IMPUTANO ALLA DUCETTA UN’ECCESSIVA ACCONDISCENDENZA A TRUMP
DOPO L’INCONTRO DEL TYCOON CON PUTIN, LA PREMIER ITALIANA HA SUBITO RICICCIATO L’IDEA DELL’ESTENSIONE DELL’ARTICOLO 5 DELLA NATO A KIEV COME GARANZIA DI SICUREZZA PER L’UCRAINA (SU CUI CI SONO MOLTI DUBBI PRATICI, A PARTIRE DALL’INSERIMENTO NEI TRATTATI, CHE PREVEDEREBBE L’UNANIMITÀ DEGLI STATI DELL’ALLEANZA ATLANTICA)
Decideranno oggi, al termine del vertice dei volenterosi convocato da Emmanuel Macron e Keir Starmer.
Ma già ieri Giorgia Meloni ha dato disponibilità a volare a Washington per il vertice di domani tra il tycoon e Zelensky .
Ieri la leader si è tenuta lontana dalla sede dell’esecutivo, mentre oggi potrebbe tornare nel palazzo per la conference call con gli europei, prevista alle 15. E a quel tavolo si scontreranno due visioni.
Meloni rivendica infatti l’idea, rilanciata ieri da Trump, di varare garanzie di sicurezza per l’Ucraina che ricalchino l’articolo cinque della Nato, mentre Macron e Starmer spingono per concentrarsi sul progetto dei “volenterosi”, con un impegno di truppe continentali sul terreno.
Una distanza che già ieri ha alimentato sospetti tra partner. E qualche scintilla.
Quando in Italia è ancora buio, Trump chiama i leader europei.
Li avverte che ha trattato con Putin, che lo zar pretende nuove cessioni territoriali, promettendo in cambio che mai più attaccherà Kiev e l’Europa.
È uno schema che provoca brividi nelle cancellerie europee, perché rievoca altri celebri impegni per la pace poi disattesi.
Gli alleati, allarmati, reagiscono con un comunicato durissimo. Lo firma anche Meloni. Accompagnando il via libera, però, a una nota in cui mette l’accento sulle garanzie di sicurezza promesse da Washington.
Sono poche righe, buttate giù al volo e rese pubbliche subito prima dello statement degli europei ,«Si apre finalmente uno spiraglio per discutere di pace in Ucraina – detta alle agenzie, in una prima brevissima dichiarazione – L’Italia sta facendo la sua parte insieme ai suoi alleati occidentali».
Poco dopo, sviluppa con un secondo comunicato il concetto: «Trump ha oggi ripreso l’idea italiana di garanzie di sicurezza
che si ispirino all’articolo 5 della Nato».
Certo, aggiunge, «l’accordo è ancora complicato, ma finalmente possibile». Ma «il punto cruciale» è il meccanismo capace di «scongiurare nuove invasioni russe. Ed è questo l’aspetto su cui si sono registrate ad Anchorage le novità più interessanti. Solo robuste e credibili garanzie potranno prevenire nuove guerre ed aggressioni».
Quali? «Una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, Usa compresi, pronti ad attivarsi nel caso sia attaccata di nuovo».
Il progetto anglo-francese è più ampio e prevede anche un impegno diretto di militari sul terreno. La differenza di strategia emerge con chiarezza nella seconda videochiamata, riservata ai soli europei. Meloni, riferiscono, invita Macron e Starmer – e ribadirà oggi la richiesta – a «cogliere» l’apertura americana, senza «lasciarla cadere».
Il presidente francese – sostenuto dal britannico – le ricorda che gi europei «lavorano da mesi al progetto dei volenterosi» e non c’è ragione di «cambiare adesso direzione: perché non continuare sulla nostra linea?». Perché, spiega la premier, il passo in avanti americano è su una sorta di articolo cinque, non sull’impegno di truppe continentali in Ucraina.
Se ne riparlerà nella video call di oggi. Meloni chiederà uno sforzo di «pragmatismo» [ . Che significa : proviamo a chiudere su una proposta da sottoporre a Trump.
Di contro, da Parigi e Londra trapela in queste ore un sentimento di diffidenza verso l’atteggiamento dell’Italia. A Roma viene imputato un eccesso di solerzia nel gioco di sponda con Washington. A danno dell’unità europea.
(da agenzie)
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