GIORGIO GORI: “PER MOLTI ELETTORI IL PD E’ IRRIFORMABILE, ALLE PRIMARIE HA PREVALSO L’APPARATO”
POI LAMENTA IL SILENZIO DI RENZI E AVVERTE BERSANI: “MONTI INSIDIA L’AREA CREATA DAL SINDACO DI FIRENZE”
«Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sè un’ampia fetta di elettorato “nuovo” in tutta Italia, che oggi ha in gran parte messo da parte l’idea di votare il nostro partito, che considera a questo punto “irriformabile”, e volge lo sguardo altrove».
Così Giorgio Gori, spin doctor di Matteo Renzi, in una lunga riflessione a commento del suo flop alle primarie per la scelta dei candidati per le prossime elezioni politiche. Un’analisi che alterna l’autocriticà agli attacchi al Partito Democratico e allo stesso Matteo Renzi che non si sarebbe speso a sufficienza per garantire una certa area politica che punta al rinnovamento del partito di Bersani.
«Complice della mia sconfitta – afferma- è stato anche il silenzio del sindaco di Firenze»
MONTI OCCUPA L’AREA DI RENZI –
Al segretario del Pd lancia un avvertimento sui rischi che corre il partito per non aver saputo cogliere la sfida del cambiamento rappresentata da Matteo Renzi.
Per Gori il Pd oggi ha «un grave problema» del quale «i più non paiono avvertiti».
A suo giudizio infatti «non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori.
La «salita in politica» di Mario Monti rischia di riempire in queste ore lo spazio creato dalle idee di Renzi, a tutt’oggi non valorizzate dal vincitore delle primarie – più preoccupato di non crearsi problemi a sinistra – e forse non sufficientemente presidiate dallo stesso titolare».
NIENTE APPARATI –
Questo, per Gori, è il problema politico del Pd. Per quanto riguarda il suo quarto posto alle primarie afferma invece di non essere del tutto deluso.
«Io sono contento dei miei 2.552 voti, dispiaciuto per non essere stato in grado di sfondare alcuni pregiudizi che purtroppo permangono, sul mio conto, tra una parte dei nostri elettori, ma fiducioso di riuscirci in futuro. Sono profondamente grato a tutte le persone che in questi giorni si sono spesi con incredibile generosità per promuovere la mia candidatura».
E rivendica il merito di aver fatto tutto sa solo. «Niente apparati, niente ordini di scuderia: ce la siamo giocata a mani nude e quei 2.500 voti ce li siamo guadagnati uno per uno. Ripartiamo da qui. Lavoreremo dentro il partito democratico e per il successo del partito democratico. L’Italia ha bisogno di una grande forza riformista, di massa, e questo traguardo è il nostro compito per i prossimi anni».
VINCE L’APPARATO –
Quanto alla possibilità di riuscire comunque ad entrare in Parlamento non si fa tante illusioni.
«Il quarto posto -afferma- non garantisce un posizionamento blindato nella lista per il Parlamento nè in alcun modo preclude la possibilità di essere tra gli eletti. Dipende da come andrà il Pd alle elezioni».
Quanto alle ragioni del suo quarto posto lo lega anche ad una certa stanchezza del popolo delle primarie.
I diecimila elettori che hanno votato per la scelta dei parlamentari «sono meno di un quarto di quanti avevano votato alle primarie del 25 novembre. Tre su quattro non sono tornati ai seggi, sfiancati da questa continua chiamata, distratti dalle vacanze di Natale, delusi per il risultato di quella prima consultazione. Ed è chiaro che se la platea si restringe, il peso del partito, dell’organizzazione dei circoli, si fa decisivo. Già lo era stato nello scontro Renzi-Bersani, figuriamoci questa volta».
BERSANI E IL RADICAMENTO –
Un’analisi che non convince il segretario del Pd Pier Luigi Bersani secondo il quale il quarto posto di Renzi va analizzato solo con la chiave del radicamento territoriale.
«Chi ha lavorato sul territorio ha avuto il suo premio» afferma Bersani.
«Queste primarie chi si è candidato le ha fatte a casa sua – aggiunge- non so le dinamiche e il radicamento che ognuno ha sul territorio, bisognerebbe andare a chiederlo a Bergamo. Io voto il mio deputato a Piacenza. È giusto che chi ha macinato lavoro abbia anche risultati».
Alfio Sciacca
(da “il Corriere della Sera”)
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