GLI ITALIANI SI SCHIERANO; PUTIN E TRUMP IDOLI LEGHISTI, NETANYAHU IL PIU’ DETESTATO
ZELENSKY E’ IL PIU’ APPREZZATO TRA I PROTAGONISTI MONDIALI
Il mondo attraversa una fase difficile. Il “nostro mondo”, in particolare, ha perduto i riferimenti che ne hanno favorito la stabilità e la continuità nel dopoguerra. Quando la divisione fra Occidente e Unione Sovietica ha costituito, in fondo, un fattore di equilibrio. Segnato dal “muro” che marcava la divisione fra i due mondi.
Oggi quel muro è caduto ma, anche per questo, il nostro mondo è divenuto “instabile”. Perché non ci sono più riferimenti “stabili”. I “blocchi” non sono più “bloccati”. E i Paesi che ne hanno costituito il fondamento, Stati Uniti e la Russia, oggi interagiscono. Con effetti contraddittori. Perché la comunicazione comunica incertezza.
I leader personalizzano Stati e relazioni internazionali
Senza considerare che il mondo d’oggi è divenuto più largo. E incerto. In quanto, per citare il sociologo inglese Anthony Giddens, tutto ciò che avviene dovunque, in qualsiasi momento, nello stesso momento ha effetti immediati su di noi. Coinvolge (talora sconvolge) il nostro sentimento. Più o meno lontano dai nostri confini. In Ucraina, in Medio Oriente (in Israele), negli
Stati Uniti. Perché i media li ri-producono in modo “im-mediato”. E propongono uno “spettacolo della paura” coinvolgente. E sconvolgente. Con alcuni protagonisti importanti. Non solo in base all’importanza del Paese che rappresentano. Ma della capacità di “personalizzare” gli Stati e le relazioni internazionali.
Le opinioni degli italiani sui leader mondiali
Il sondaggio condotto da Demos fornisce una rappresentazione interessante di questo “mondo personalizzato”. Dove i leader hanno un ruolo importante. Non solo in quanto figure di governo. Ma perché interpretano i Paesi, il loro ruolo. I cambiamenti profondi che li coinvolgono. In questo sondaggio, abbiamo considerato alcuni leader figure, al centro del dibattito politico internazionale. E della percezione dei cittadini. I presidenti dei due principali Paesi che interpretano l’Occidente e l’Unione Sovietica. Dunque, il presidente degli Usa, Donald Trump, e il presidente della Russia, Vladimir Putin. Quindi, Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, al confine estremo fra i due blocchi. E in particolare della Russia. Infine (ma, oggi, anzitutto) Benjamin Netanyahu. Primo ministro di Israele. Al centro delle tensioni globali, dopo il conflitto con i palestinesi intorno alla striscia di Gaza. Quindi, i Paesi coinvolti nei principali teatri di guerra. Non abbiamo, invece, considerato i leader dell’Ue, in quanto non coinvolti, da protagonisti, nelle crisi globali.
I cambiamenti sul fronte ucraino
Dalle opinioni degli italiani emerge come, nel corso degli ultimi anni, il leader che ha perduto maggiormente consensi sia
Zelensky, ritenuto, ormai, quasi “corresponsabile” del conflitto. Tuttavia, rimane, ancora il più apprezzato, fra i presidenti considerati. È, però, significativo che Putin stia guadagnando consensi. Come Trump. Nonostante in passato avesse promesso di risolvere la crisi internazionale. Evidentemente con scarso successo. Probabilmente per i negoziati che i due presidenti hanno avviato in questo periodo. D’altronde, svolgono ancora un ruolo importante. Seppure non più “esclusivo”, come un tempo. In fondo alla graduatoria del gradimento fra gli italiani si conferma, saldamente, Netanyahu.
Così i partiti orientano il giudizio
Le valutazioni nei confronti dei leader “internazionali” sono orientate, in modo significativo, dalle posizioni politiche dei cittadini. Il maggior grado di consenso verso Trump e Putin si osserva fra gli elettori della Lega, che apprezzano in misura significativa anche Netanyahu. Orientamenti analoghi, seppure in misura più limitata, si rilevano anche nella base dei Fratelli d’Italia (FdI)I e di Forza Italia (Fi).
Si delinea, dunque, una divisione evidente, fra gli elettori di centro-destra e quelli delle altre aree politiche. In particolare, del Pd. I più vicini a Zelensky e più distanti da Netanyahu, Putin e (in misura minore) lo stesso Trump. Orientamenti analoghi alla base di Avs, mentre chi vota per il M5s esprime opinioni in parte diverse. Soprattutto perché si mostra più vicino (o meglio, meno lontano) a Putin e Netanyahu. A conferma di quanto il “Campo largo” costituisca una prospettiva incerta e confusa. Così, come ha osservato Ezio Mauro, «stiamo affrontando questa tragedia più con l’emozione che con la ragione».
D’altronde, lo scenario internazionale non costituisce più un riferimento preciso. E l’Occidente è divenuto una “definizione in-definita”. E ciò rende indefinito l’orizzonte globale. E, dunque, anche il futuro.
(da agenzie)
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