GRAN BRETAGNA, CHI HA PERSO SE NE VA: LASCIANO MILIBAND, CLEGG E FARAGE
QUASI COME IN ITALIA… IN GRAN BRETAGNA CHI PERDE LE ELEZIONI SI DIMETTE DALLA SEGRETERIA DEL PARTITO
E’ stata la corsa elettorale più serrata degli ultimi dieci anni e il Regno Unito si conferma conservatore.
Il partito di David Cameron, come previsto dai risultati degli exit poll, ha la maggioranza assoluta in Parlamento.
Sul totale di 650 seggi ne ha ottenuti 326 assicurandosi quindi il numero sufficiente per diventare il partito di maggioranza del Paese.
Nel suo primo discorso dopo i risultati elettorali, Cameron ha ribadito il programma del suo partito che “rappresenta un solo regno, uno Stato unito, da est a ovest, da nord a sud”. Poi la promessa: “Faremo il referendum per decidere se restare fuori o dentro l’Europa”.
Parlando di fronte a Downing Street ha dichiarato: “Ho visto la regina e formerò un nuovo governo”.
Gli avversari del partito laburista lo seguono a distanza con 228 seggi finora conquistati.
In genere sono necessari 326 seggi per costituire un governo di maggioranza, ma dato che i parlamentari di Sinn Feinn non ne hanno preso alcuno, il limite è in pratica sceso a 323.
Il Partito nazionale scozzese, che in queste elezioni ha portato a casa un risultato sorprendente, si piazza in terza posizione con 56 seggi conquistando un vantaggio storico sui liberaldemocratici, che sono riusciti a portare a casa appena otto seggi. Fino all’ultimo momento, il futuro più probabile per la Gran Bretagna sembrava quello di avere un governo di coalizione o di minoranza per i prossimi cinque anni.
Una vittoria tanto schiacciante che tutt’intorno, chi aveva promesso, si è dimesso.
Con una serie di tweet il leader del partito laburista Ed Miliband si è dimesso assumendo la “piena responsabilità ” della sconfitta elettorale al voto politico britannico di ieri.
“E’ tempo che qualcun altro prenda la guida del partito” ha detto ai suoi sostenitori.
Le sue dimissioni avranno effetto dopo le commemorazioni di oggi per la fine della seconda guerra mondiale.
Prenderà il suo posto Harriet Harman, sino a quando un successore sarà eletto. Miliband si è assunto la “assoluta e totale responsabilità ” dei risultati negativi del suo partito alle elezioni, dicendosi “molto dispiaciuto” per i colleghi che hanno perso i loro seggi in Parlamento.
“La lotta continua”, ha però aggiunto, sottolineando che ora il partito deve ricostruirsi. “Tutti noi dobbiamo aderire alla sfida di tenere il insieme il nostro Paese”, ha dichiarato ancora.
Il leader del partito liberaldemocratico britannico Nick Clegg ha perso 47 seggi sui 57 ottenuti nel 2010.
Il vicepremier nel governo uscente di Cameron ha definito “semplicemente straziante” vedere molti colleghi e amici perdere i loro seggi alla Camera dei Comuni.
“Mi aspettavo che queste elezioni fossero eccezionalmente difficili per i Libdem”, ha dichiarato Clegg. Ma, ha aggiunto, “evidentemente i risultati sono stati incommensurabilmente più devastanti e crudeli di quanto avrei mai potuto immaginare”.
Poi ha affermato che la responsabilità per la sconfitta ricade su di lui e che i Libdem pagano il prezzo di essere stati al governo.
“La paura e l’ingiustizia hanno vinto. Il liberalismo ha perso. Ma ora più che mai dobbiamo continuare a lottare”, ha aggiunto, sottolineando che è “un’ora buia” per il partito ma che i valori liberali devono essere difesi.
Il 48enne Clegg è riuscito a conservare il suo seggio di Sheffield Hallam, ma il suo venerando partito, erede dei Whigs, è stato falcidiato e rischia di restare solo con otto seggi nella camera dei comuni.
Parlando ai sostenitori, Clegg ha difeso la sua scelta di entrare nel governo insieme ai conservatori nel 2010, una decisione responsabile in chiave di stabilità , mentre la Gran Bretagna faticava a uscire dalla crisi finanziaria globale.
Parlando dinanzi alla leadership del partito, Nick Clegg, che è stato visto lasciare la stanza con le lacrime agli occhi, ha detto che “hanno vinto la paura e il risentimento”, che “sono in crescita il nazionalismo e il ‘noi contro voi’, e che “in assenza di una forte leadership è a rischio la tenuta stessa del Regno Unito”.
“Ha perso il liberalismo – ha aggiunto – che però è più prezioso che mai e per il quale dobbiamo a continuare a lottare. Sarebbe facile immaginare che non si può tornare indietro. Non è così. E’ un’ora molto buia per il nostro partito, ma non possiamo e non permetteremo che i valori liberali evaporino con questa notte”.
Secondo il vicepremier, i Lib-dem sono riusciti ad ammorbidire le misure di austerità più pesanti promosse da Cameron, innalzando ad esempio la soglia di esenzione fiscale per i lavoratori meno pagati.
Ma la sinistra del suo partito non gli ha mai perdonato di aver sostenuto tagli ai servizi pubblici, un sacrifico agli ideali liberal del partito.
Inoltre Clegg ha rinnegato la promessa elettorale di non aumentare le tasse universitarie e non è riuscito a ottenere una riforma del sistema di voto e della camera dei Lord, da tempo al cuore del programma liberaldemocratico.
Come lui anche Nigel Farage, leader carismatico del partito anti-immigrati e anti-europeo britannico Ukip, ha lasciato la guida del partito dopo la sconfitta elettorale. Almeno per il momento. Farage non è riuscito a ottenere un seggio al parlamento britannico nella circoscrizione di Thanet South, assegnata al candidato conservatore. “Sono un uomo di parola”, ha detto riferendosi alla propria promessa sul fatto che avrebbe lasciato la guida del partito in caso di mancata elezione a Westminster. Farage ha inoltre annunciato che raccomanderà allo stato maggiore dell’Ukip di nominare Suzanne Evans leader a interim.
Quanto al suo futuro, Farage ha espresso l’intenzione di volersi “divertire un po’” e trascorrere l’estate in vacanza.
Tuttavia non ha escluso un ritorno alla guida dell’Ukip affermando che prenderà in considerazione l’idea di presentare la propria candidatura quando il partito sarà chiamato a eleggere un nuovo leader a settembre.
(da “La Repubblica”)
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