I GIUDICI DI ROMA HANNO APPLICATO LA LEGGE, CHI FA PROPAGANDA CON I SOLDI DEGLI ALTRI IMPARI A CONOSCERLE
I CONFINI SI DIFENDONO IN GUERRA CONTRO GLI AGGRESSORI NON ACCANENDOSI CONTRO I POVERI… CHI VUOLE DIFENDERE I CONFINI VADA A COMBATTERE IN UCRAINA AMMESSO CHE NE ABBIA LE PALLE, IL CHE NON E’
La ragione è semplice ed era prevedibile perché è contenuta nella sentenza della Corte di giustizia europea emessa il 4 ottobre e cioè prima che i centri per i migranti aperti in Albania sotto la giurisdizione italiana aprissero. Dice quella sentenza che un Paese per essere considerato sicuro deve essere in ogni sua parte e per ogni persona, non possono esserci cioè persecuzioni, discriminazioni o torture verso nessuno in nessuna zona di territorio. E l’Egitto e il Bangladesh, così come la Tunisia, applicando i criteri della sentenza, sicuri non lo sono.
A spiegarlo in maniera molto chiara è la presidente della sezione Luciana Sangiovanni in una nota stampa: “I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Corte europea a seguito del rinvio pregiudiziale proposto dal giudice della Repubblica ceca. Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.
Il rientro obbligato in Italia
I migranti nei centri oltre confine infatti non possono restare né possono essere lasciati liberi su territorio albanese. Anche il presidente Edi Rama lo ha ribadito nell’intervista rilasciata a Repubblica. Per cui i migranti dovranno salire nuovamente su una nave per essere riportati in Italia. L’ipotesi più probabile è che vengano imbarcati su un traghetto in partenza domani e diretto a Brindisi.
Avranno poi 14 giorni di tempo da oggi per presentare ricorso contro la bocciatura della loro richiesta di asilo agli stessi giudici della sezione immigrazione che valuteranno caso per caso. Ma essendo i dinieghi viziati dalle procedure di frontiera ora inapplicabili è altamente probabile che le richieste di asilo verranno rivalutate secondo le procedure ordinarie che hanno tempi più lunghi.
E questo nonostante nel frattempo le Commissioni territoriali riunite ieri abbiano rigettato tutte le richieste di protezione internazionale, aprendo dunque la via al trasferimento dei dodici nel secondo girone della struttura detentiva: il Cpr da 144 posti (a oggi ne sono pronti 24).
“Le autorità italiano hanno quindi il dovere di riportare in Italia le persone trattenute e così consentire loro l’esercizio del diritto di asilo sul territorio italiano”, chiariscono gli avvocati Silvia Calderoni, Paolo Iafrate e Arturo Salerni che assistono un cittadino bengalese dei 12 rinchiusi a Gjader.
“Un gioco dell’oca”, riassume Giuseppe Conte. “Una costosissima presa in giro” per Carlo Calenda. La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, si spinge un gradino più in là: “Si potrebbe profilare un danno erariale”, dice, per lo spreco di denaro per un’iniziativa partita in salita.
Mentre il Pd insiste: “Il piano è fallito, Meloni dovrebbe chiedere scusa”. Da +Europa Riccardo Magi aggiunge: “E Piantedosi dimettersi”.
Sull’intero protocollo Pd, M5s e Avs hanno chiesto all’Unione europea di aprire una procedura di infrazione giudicando “illegali” le misure previste dall’accordo Italia-Albania.
(da La Repubblica)
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