I SUCCESSI DELLA MELONI, ECCO IL PRIMO EFFETTO DEI DAZI SUL VINO IMPOSTI DALL’AMICO TRUMP: A LUGLIO L’EXPORT DI BOTTIGLIE ITALIANE NEGLI USA È CROLLATO DEL 26% RISPETTO ALLO STESSO MESE DEL 2024
REGISTRATO ANCHE UN CALO DEL 20% DEL PREZZO MEDIO DEL VINO IN USCITA DALLE DOGANE DEL NOSTRO PAESE … L’OSSERVATORIO UNIONE ITALIANA VINI: “DOLLARO DEBOLE E TARIFFE AL 15% IN UN MERCATO CHE RAPPRESENTA UN QUARTO DEL NOSTRO EXPORT PUÒ GENERARE CRITICITÀ IMPORTANTI”
Ci si è a lungo cullati nell’illusione che la forte corsa agli acquisti da parte Usa di vino italiano prima dell’entrata in vigore dei dazi del presidente Trump potesse limitare i danni sull’export del 2025 ma, purtroppo, gli operatori dovranno iniziare a fare i conti una realtà che si annuncia diversa.
Secondo i dati delle Dogane relativi alle esportazioni sui mercati extra Ue elaborati dall’Osservatorio dell’Unione italiana vini le spedizioni il vino italiano verso gli Usa hanno registrato nel mese di luglio una brusca battuta d’arresto con un calo del fatturato del 26% rispetto al pari periodo dello scorso anno.
In sostanza – spiegano all’Uiv – con il mese di luglio è stato azzerato tutto il vantaggio costruito nella prima parte dell’anno. Infatti, se a marzo scorso l’export di vino italiano negli Usa aveva fatto registrare un +12,5%, a giugno il progresso si era ridotto a un +5% per venire del tutto azzerato solo un mese più tardi, con il dato di luglio.
I contorni della battuta d’arresto nelle spedizioni diventano ancora più allarmanti considerato che, sempre secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, a luglio è stato registrato anche un calo del 20,5% del prezzo medio dei vini in uscita dalle dogane italiane.
Le cantine italiane, infatti, nel tentativo di mantenere le posizioni sul mercato Usa stanno progressivamente abbassando i prezzi, in modo da neutralizzare almeno in parte l’effetto dei dazi, ma questo sforzo in base a quanto emerge dai dati sulle esportazioni non sta producendo i risultati sperati.
Nel complesso – spiegano all’Uiv – il prezzo medio delle bottiglie made in Italy, dal picco di 7 euro al litro registrato a gennaio scorso – vini fermi e frizzanti confezionati – è piombato a poco più di 5 euro, mentre gli spumanti, che negli ultimi due anni hanno viaggiato sempre in una forchetta di 4,60-5 euro, si ritrovano oggi a combattere per stare attorno ai 4,30-4,40 euro a litro.
In questa difficile congiuntura i produttori italiani condividono le difficoltà con i principali competitor europei. Per i vignerons dello Champagne il prezzo medio a luglio è calato del 21%, mentre per i vini fermi francesi il taglio è stato addirittura del 25%. Giù anche i listini spagnoli, in particolare con i fermi in
bottiglia con un -23%.
Non mancano tuttavia le eccezioni in positivo. Sul fronte dei consumi Usa ci sono infatti due etichette made in Italy che sembrano non soffrire: sono il Prosecco (+2% in quantità), ma risultati ancora migliori sono registrati dal Chianti Classico (+11%).
«È chiaro – ha sottolineato il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti – che la combinazione tra il dollaro debole e tariffe al 15% in un mercato che da solo rappresenta un quarto del nostro export può generare criticità importanti. Uiv è convinta che, in un settore solido come quello del vino, le difficoltà possano essere superate, purché vengano affrontate con determinazione»
(da agenzie)
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