IL CAPOGRUPPO AL SENATO DEL CARROCCIO, MASSIMILIANO ROMEO, UN ANNO FA ELETTO A CAPO DELLA LEGA LOMBARDA, VA CONTRO IL PRESUNTO PATTO TRA MELONI E SALVINI (IL VENETO ALLA LEGA, LA LOMBARDIA A FDI)
“SE LO RIVENDICANO LORO A MAGGIOR RAGIONE NOI, CHE SIAMO GLI USCENTI, POSSIAMO FARLO” … ROMEO A PONTIDA LANCERÀ LA COSIDDETTA “AGENDA NORD” NEI GAZEBO PER UN RITORNO ALLE QUESTIONI “PADANE”, ANDANDO CONTRO L’ALA SOVRANISTA DI SALVINI E VANNACCI
Neanche si è chiusa ufficialmente la partita del Veneto, ed ecco che si infiamma la discussione sulla Lombardia, dove in teoria si dovrebbe tornare al voto nel 2028. Nel centrodestra è una specie di guerra di nervi tra Fratelli d’Italia e Lega: il Carroccio non vuole mollare nulla, né per il dopo-Zaia né per il futuro dopo-Fontana, la fiamma però mette sul piatto la forza dei numeri. Che in politica valgono molto, ma non tutto.
Il patto suona così e aleggia ormai da mesi: Palazzo Balbi a Venezia resta in quota Lega, ma in cambio FdI ottiene la guida
lombarda, dal 2013 monopolizzata dai leghisti, prima con Roberto Maroni e poi con Attilio Fontana. Il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, un anno fa eletto a capo della Lega Lombarda andando ufficiosamente contro Matteo Salvini, tiene il punto: «Visto che sono i numeri che parlano e la Lega insieme alla lista Fontana in Lombardia ha ottenuto più o meno gli stessi voti di FdI, se lo rivendicano loro a maggior ragione noi, che siamo gli uscenti, possiamo farlo».
Romeo sta rivitalizzando il partito dov’è storicamente più radicato dopo anni di torpore da commissariamento, a Pontida lancerà la cosiddetta “Agenda nord” nei gazebo ed è insomma la rappresentazione di quella Lega che rivendica la propria supremazia nella fascia padana, anche a livello tematico. Rompendo le uova nel paniere dell’ala nazionalista salviniana (e vannacciana).
La risposta del partito di Giorgia Meloni? «In riferimento a quanto osservato dal collega Romeo, circa i numeri che parlano chiaro, vorremmo associarci alla sua analisi riguardanti i dati elettorali. Anche in Veneto il risultato delle ultime elezioni europee è stato piuttosto netto con Fratelli d’Italia oltre il 37 per cento. Siamo d’accordo con lui: una sana analisi dei dati è quello che serve alla coalizione di centrodestra che siamo sicuri saprà trovare i nomi giusti per le prossime elezioni regionali», replica la deputata veneta Maddalena Morgante.
Le ripercussioni di questo logoramento agitano anche l’attuale esecutivo lombardo, con FdI che strombazza in lungo e largo novità in giunta — ci sarebbe posto per Debora Massari, 50 anni, figlia del pasticcere Iginio — mentre Fontana dice candidamente
di non saperne nulla
A cui si aggiunge l’insofferenza di Antonio Tajani che propone di cambiare la legge elettorale «lasciando ai partiti la possibilità di correre indicando nel proprio leader la guida del Paese». Idea non gradita ai meloniani. E si racconta che il segretario azzurro ieri mattina abbia alzato il telefono per lamentarsi proprio con Meloni delle accuse ricevute dalla Lega di allungare i tempi delle trattative.
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