IL CESSATE IL FUOCO USA-TURCHIA E’ UNA FARSA: PERCHE’ MAI LA SIRIA DOVREBBE ACCETTARE CHE ERDOGAN SI ANNETTI 30 KM DI TERRITORIO SIRIANO?
I CURDI PER ORA ACCETTANO LA TREGUA, MA SE QUELLA STRISCIA FINISCE SOTTO IL CONTROLLO TURCO DURA POCO… LA MARCHETTA DEGLI USA A UN ERDOGAN NELLA BRATTA: ISOLATO A LIVELLO INTERNAZIONALE, ODIATO DAL MONDO CIVILE, SCARICATO DAI RUSSI, BLOCCATO DAI CURDI SUL TERRENO
Un accordo a due, senza il terzo incomodo.
Una riunione fiume, oltre 4 ore, per strappare al Sultano una tregua di 5 giorni. Turchia e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco in Siria di 120 ore, nelle quali gli Usa favoriranno l’evacuazione dei combattenti curdi dalla zona di sicurezza concordata con Ankara. A dare l’annuncio è stato il vicepresidente americano Mike Pence, dopo l’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan,.
Secondo il numero due della Casa Bianca, dopo il ritiro delle milizie curde dal confine turco-siriano, entro cinque giorni, partirà il ritiro delle forze armate turche. Pence, supportato dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo, ha aggiunto che le sanzioni imposte dagli Usa alla Turchia per l’offensiva in Siria saranno tolte appena il cessate il fuoco diventerà permanente.
Nell’attesa della fine definitiva delle operazioni militari, non verranno inoltre imposte nuove sanzioni, ha aggiunto.
“Gli Stati Uniti lavoreranno al fianco della Turchia, e con le nazioni di tutto il mondo per garantire che la pace e la stabilità siano all’ordine del giorno in questa zona sicura al confine tra Siria e Turchia”, ha sottolineato Pence che ha anche illustrato alcuni dettagli: la Turchia – ha spiegato – otterrà una zona di sicurezza concordata con gli Usa di circa 32 chilometri oltre il suo confine siriano.
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha poi chiarito che l’accordo con gli Usa costituisce una “pausa” delle operazioni militari, che si trasformerà in una fine definitiva dell’offensiva solo se i curdi si ritireranno interamente, come concordato.
Il titolare degli Esteri ha anche fatto sapere che la visita del presidente Erdogan il 13 novembre alla Casa Bianca su invito del presidente americano Trump è stata confermata dopo l’accordo raggiunto stasera tra i due Paesi. Il ritiro delle milizie curde dell’Ypg dal confine con la Turchia è iniziato. A riferirlo è sempre il vice presidente Usa spiegando che “il nostro impegno con la Turchia è che collabori con i membri dell’Ypg per facilitare un ritiro ordinato nelle prossime 120 ore”.
“Da parte nostra abbiamo ottenuto ciò che volevamo – ha rimarcato a sua volta Cavusoglu – Daremo a Ypg cinque giorni di tempo per abbandonare l’area, le armi pesanti delle milizie curde verranno ritirate e le loro postazioni verranno distrutte. L’area sarà messa sotto il controllo dell’esercito turco”.
L’intesa Usa-Turchia è stata messa nero su bianco su un documento in 13 punti. Ciò che più conta per Erdogan, ancor più del ventilato ritiro delle sanzioni, è che la Turchia otterrà una zona di sicurezza concordata con gli Usa di circa 32 km (20 miglia) oltre il suo confine con la Siria
Ed è proprio questa “concessione”, confidano ad HuffPost fonti di Ankara, che ha evitato il fallimento dell’incontro. Perchè quella “fascia di sicurezza” sarà permanente, e sotto il controllo delle forze armate turche.
Si chiama “safe zone”, si legge “protettorato ottomano” in Siria. Piaccia o meno al presidente siriano Bashar al-Assad.. E qui nascono i problemi. E problemi seri.
Perchè quella zona di sicurezza voluta da Erdogan e concessa dagli Usa, che comprende anche la città di Kobane, è territorio siriano e solo qualche ora prima dell’annuncio di Pence, Assad aveva proclamato, come riportato dall’agenzia di stampa siriana Sana che “la Siria userà tutti i mezzi consentiti per garantire l’integrità del proprio territorio nazionale”. Di tutto il territorio, anche di quei 32 chilometri.
Un “diritto” che era stato ribadito a più riprese dal presidente russo Vladimir Putin, in attesa di incontrare Erdogan a Sochi il prossimo 22 ottobre.
“Se la Russia toglie gli elementi (curdi) dell’Ypg dalla regione insieme all’esercito siriano, non ci opporremo”, aveva affermato il ministro degli Esteri turco, aprendo così a una possibile tregua mediata da Mosca. Questo prima dell’annuncio americano.
“La Russia ci ha garantito che al nostro confine sud est non vi sarà alcuna postazione Pkk/Ypg”, aveva puntualizzato Cavusoglu. Un patto che sarebbe dovuto essere sancito, per l’appunto, il 22 ottobre. Era stato il capo del Cremlino a invitare il presidente turco in Russia per discutere dell’offensiva militare di Ankara in Siria.
Ed è indicativo il silenzio di Mosca all’annuncio di Pence. Ma la “svolta” oltre a dover fare i conti con il “terzo incomodo”, Assad, investe pesantemente anche il futuro della popolazione curda che vive nelle città e nei villaggi che sono dentro la “fascia di sicurezza”: diventeranno sudditi turchi?
O dovranno fare posto a una parte dei 3 milioni di sfollati siriani attualmente “custoditi” da Erdogan nei campi profughi in Turchia?
E ancora: l’area che dovrebbe passare sotto il controllo dell’esercito turco è quella dove sono presenti le carceri in cui i miliziani curdi tenevano in “custodia” 12mila combattenti dell’Isis, ai quali si aggiungono i 70mila famigliari sempre insediati nella zona. Ora passeranno sotto “custodia” turca?
Tanti interrogativi che attendono risposta. Parlare di “svolta” è un azzardo. Ancor più di una “felicità curda”.
Anche se le forze curde fanno sapere di essere pronte a rispettare il cessate il fuoco. Lo ha detto ad Al Arabiya Aldar Xelil, politico ed ex portavoce dell’amministrazione curda.
(da “Huffingtonpost”)
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