IL MINISTERO DELL’OFFESA
CHI HA VOTATO UN CIALTRONE ODIA LA DEMOCRAZIA, LA LIBERTA’, LA DIFESA DEI DIRITTI, LA CULTURA, LA TUTELA DEI PIU’ FRAGILI
Uno dei pochi vantaggi di quella catastrofe umanitaria che è Donald Trump è che la sua violenza politica aiuta a mettere in chiaro, senza possibilità di equivoco, qual è la posta in palio.
La posta in palio è l’intero edificio di diritti individuali, di tutele sociali, di rapporti tra gli Stati, di collaborazioni sovranazionali che il nostro mondo (quello che chiamiamo, con una certa approssimazione, Occidente) ha costruito, a sua stessa tutela, dopo la Seconda guerra mondiale.
La posta in palio è ribaltare il Novecento — la sua seconda metà — facendogli rimangiare i suoi propositi di pace, di giustizia sociale e di democrazia; e tornare al mondo com’era prima: il mito della Nazione, della forza militare e del dominio economico
rimixati in salsa tecnologica. Il resto, tutto il resto, sono balle buone solo per la decadenza e la svirilizzazione, che sono il brodo di coltura dei dem.
La decisione di tornare a chiamare ministero della Guerra quello che (in tutto l’Occidente post-bellico) dopo l’ecatombe venne ribattezzato ministero della Difesa, dal punto di vista trumpista è perfetta. Il concetto stesso di “difesa” è imbelle, effeminato, ipocrita, insomma è woke.
Se avete creduto che nel mirino della guerra (appunto) anti-woke della destra reazionaria ci siano solo gli eccessi del politicamente corretto, vi siete sbagliati. Woke, per loro, è tutto ciò che odiano.
Woke è il diritto dei deboli a non essere schiacciati, woke è il femminismo nella sua interezza, woke è il Welfare, woke il pacifismo, woke l’ambientalismo, woke (terribilmente woke) la cultura, con la sua insopportabile aura di complessità e di dubbio. Quando sarà chiaro che woke, per questa consorteria di oppressori, è anche la libertà, speriamo ce ne sia ancora abbastanza da poterla difendere.
(da repubblica.it)
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