IL MISTERO DEL VIAGGIO IN ITALIA DI SADDAM HAFTAR, IL FIGLIO DEL GENERALE: PASSATO DA GENOVA E NAPOLI, FERMATO E POI RILASCIATO DALLE AUTORITÀ DEL NOSTRO PAESE. SU DI LUI PENDE UN MANDATO D’ARRESTO EMESSO DALLA SPAGNA
IL RILASCIO SAREBBE UNA VIOLAZIONE CLAMOROSA DELLE NORME INTERNAZIONALI: UN FAVORE DEL GOVERNO MELONI AL CAPO DELLE MILIZIE LIBICHE CHE TIRANO LE FILA DEI TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI?
Il viaggio in Italia di Saddam Haftar diventa un giallo internazionale. Dove spuntano doppie identità, un presunto mandato di arresto spagnolo, trattenimenti agli aeroporti e, notizia di queste ore, la chiusura improvvisa di Sharara, il più vasto giacimento petrolifero in Libia. Una storia scivolosa che Repubblica, dopo aver consultato sei fonti qualificate, è in grado di ricostruire dal principio.
Il mese scorso il 33 enne figlio degli generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, è allo stadio dei Marmi di Roma. E’ il 23 luglio. Saddam Haftar, capo della Brigata Tariq Ben Zayed, considerata una delle milizie più feroci responsabile, secondo Amnesty international, di violenze, stupri e traffico di esseri umani, presiede con grande serenità la cerimonia delle Final Six del campionato di calcio libico vinto dall’Al Nasr, la squadra di cui è proprietario.
Attorno a lui ci sono quattro guardie del corpo. Le partite si sono tenute in quattro stadi tra la Campania e l’Abruzzo in base a un accordo siglato tra la premier Giorgia Meloni, il ministro dello Sport Andrea Abodi e le autorità dei due governi libici, durante la visita istituzionale di maggio a Tripoli e Bengasi.
Adesso le agenzie di stampa libiche, citando fonti ufficiali, battono la notizia della chiusura del campo di Sharara decisa da Saddam Haftar come rappresaglia per “il recente tentativo di arresto in Italia dovuto a un mandato di cattura emesso dalla Spagna”.
Sharara è di proprietà e sotto la gestione della Repsol, il colosso petrolifero spagnolo. Le stesse agenzie collocano il tentativo di arresto in questo weekend e a Roma, riferendo che Haftar junior è stato fermato e poi immediatamente rilasciato dalla polizia italiana.
Circostanza che, se confermata, sarebbe una violazione gigantesca delle norme della cooperazione internazionale nonché un trattamento di favore nei confronti di un famigliare del generale libico difficilmente spiegabile al governo di Madrid.
Cosa è successo veramente? Stando a quanto risulta a Repubblica, il 21 luglio un jet privato atterra all’aeroporto di Genova. A bordo ci sono cinque passeggeri libici forniti di passaporti, nessuno dei quali, però, porta il nome di Saddam Haftar.
Gli agenti di frontiera sottopongono i cinque al controllo di routine: non ci sono degli alert specifici legati a quei nomi. Quanto dura la procedura non è certo, ma niente che possa far pensare a un fermo di polizia.
I cinque fanno un altro volo sullo stesso aereo, questa volta lo scalo è a Capodichino. Qui la faccenda si complica, viene fuori che tra i cinque libici c’è anche Saddam Haftar. La fonte consultata da Repubblica ricorda che sia stato lui ad essersi rivelato con quella identità. A quel punto il trattenimento dura più di un’ora, perché, a differenza dei nomi scritti sui passaporti, il database si accende su Saddam Haftar.
Nella banca dati comune risulta una richiesta di segnalazione di “riservata vigilanza” inserita dal governo spagnolo: è un atto di cooperazione che impone alle forze di polizia del circuito Schengen di avvertire l’autorità che ha emesso la segnalazione nel caso ravvisino la presenza del soggetto attenzionato sul proprio territorio. Motivo per cui Saddam Haftar rimane all’aeroporto di Napoli per più di un’ora.
Nel 2023 infatti la Spagna lo ha accusato di essere coinvolto in un traffico di armi destinato alla sua milizia. A gennaio di quest’anno il quotidiano spagnolo Cronica ha pubblicato un rapporto investigativo secondo cui la Policia Nacional aveva intercettato il carico, che era in viaggio verso gli Emirati Arabi Uniti e poi verso Bengasi con bolle di transito falsificate che attestavano, al posto delle armi, il trasporto di cibo e altra merce. Anche allora il figlio del generale libico, per reazione, fece chiudere il giacimento di Sharara per una settimana.
Come detto, però, le agenzie di stampa libiche parlano proprio di un mandato di arresto e, implicitamente, di un favore fatto dall’Italia. E ribadiscono che il tutto si sia svolto negli ultimi giorni, non a luglio. E’ una storia scivolosa e da trattare con cautela
Chi conosce come funziona il sistema della cooperazione europea ritiene impossibile che la nostra polizia possa aver fatto passare un soggetto di cui uno stato membro dell’Ue chiede l’arresto.
E’ un fatto, però, che Saddam Haftar, rientrato a Bengasi, ha ordinato alla sua milizia di chiudere Sharara, che produce quotidianamente 350 mila barili di greggio. E’ il più grosso e redditizio giacimento singolo in Libia.
(da La Repubblica)
Leave a Reply