IN GINOCCHIO DA DONALD: GIORGIA MELONI SI PREPARA A VOLARE A WASHINGTON IL 16 APRILE PER IL BILATERALE CHIESTO DISPERATAMENTE A TRUMP DA SETTIMANE
NEL PIENO DELLA GUERRA DEI DAZI, INVECE DI CRITICARE LE MOSSE DEL TYCOON, ATTACCA BRUXELLES: “TORNEREMO A CHIEDERE ALL’EUROPA DI RIVEDERE CON FORZA LE NORMATIVE IDEOLOGICHE DEL GREEN DEAL” – LA PREMIER SI ISOLA SEMPRE PIÙ IN EUROPA
Aspettando che la Casa bianca fissi la data per il bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump (probabile il 16 aprile, tanto che la nostra ambasciata negli Usa è già stata allertata), la premier cambia toni. Quelli più aspri non li riserva a Washington, ma a Bruxelles.
Scelta soprattutto mediatica, perché i contatti con Ursula von der Leyen sono costanti: proprio d’accordo con lei, proverà negli Usa a dimezzare i dazi. Ma alla premier serve coprirsi a destra, dove Matteo Salvini invoca addirittura la motosega di Milei contro l’Unione.
E allora, collegandosi proprio con il congresso leghista di Firenze, Meloni mette nel mirino l’Ue. Spiegando in un filmato registrato che «torneremo a chiedere all’Europa di rivedere con forza le normative ideologiche del Green Deal». La leader di FdI se la prende pure con «l’eccesso di regolamentazione ». Una combo che, a suo dire, «oggi costituisce dei veri e propri dazi interni che finirebbero per sommarsi in modo insensato a quelli esterni».
Però ora il problema c’è. Ed è in cima all’agenda. «Affronteremo anche il tema dei dazi — le parole della premier — senza allarmismi». La mossa di Trump, ripete, «non l’abbiamo ovviamente condivisa», ma ora c’è un mondo produttivo da rasserenare: «Siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti, negoziali ed economici, per sostenere le nostre imprese».
Se ne discuterà oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, dove sono convocati i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Tommaso Foti (Affari Ue), Adolfo Urso (Imprese), più i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, che in mattinata sarà in Lussemburgo al consiglio Ue sul commercio, per discutere dei dazi americani e cinesi.
Lì il ministro degli Esteri porterà la posizione concordata con Meloni: l’Italia è contraria a ritorsioni immediate contro gli Usa, confida che sia accantonato il “super-bazooka” di restrizioni all’export americano, ma se non ci saranno segnali negoziali da Washington alla fine non si metterà di traverso sui contro-dazi previsti dal 15 aprile.
Il governo stilerà un pacchetto di richieste per Bruxelles. Stop al Green deal. Sospensione del patto di stabilità, su cui però non c’è ancora intesa nell’Ue. Una deregulation. Più un fondo «compensativo europeo», di cui parlava ieri Urso, perché «per misure compensative nazionali vanno riviste le norme sugli aiuti di Stato».
La riunione servirà, secondo fonti di governo, anche per concertare la posizione in maggioranza. Per capire insomma se Salvini, dopo il congresso, abbasserà i toni. Anche per questo è in programma un incontro a tre fra i leader, dopo la riunione della task force. Meloni sa che la fase è delicatissima. «La più difficile dal Dopoguerra, sta succedendo di tutto», ammette nel video in cui parla di un momento «a tratti fisicamente molto impegnativo ». E certo l’impegno sbandierato è sempre quello: «Andremo avanti fino alla fine della legislatura». Ma con un mucchio di insidie.
Anche Lollobrigida ieri si è scagliato contro le «regole folli» dell’Europa. Ma ha riservato critiche anche a Trump: «Temo l’offensiva parallela che il presidente Trump vuole lanciare contro le nostre denominazioni d’origine»
(da Dagoreport)
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