IL PIANO DI ISRAELE PER FERMARE LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA CON DRONI E MINIBOMBE: “RISCHIO RIBELLIONE NELLE PIAZZE ITALIANE”
MINI DRONI SUBAQUEI ED ESPLOSIVI PER DANNEGGIARE LE BARCHE CON CUI “SI RISCHIA IL MORTO”… PIAZZE PRONTE A DISORDINI QUANDO INTERVERRANNO I TERRORISTI ISRAELIANI… TUTTO PERCHE’ IL GOVERNO ITALIANO E’ INCAPACE DI FAR RISPETTARE IL DIRITTO
Le navi della Global Sumud Flotilla si trovano a 270 miglia nautiche da Gaza. Tra 36 ore entreranno nella zona a rischio. E Israele si prepara al blitz. Con mini droni subacquei.
L’Idf ha un piano per fermare la missione senza affondare le barche in acque internazionali. Le unità della Shayetet 13 hanno l’ordine di non usare «la forza letale». E agiranno prima dello Yom Kippur. Ovvero nelle prossime 48 ore. Intanto in Italia il governo si prepara al peggio. Sia per il destino degli attivisti: «Anche nell’abbordaggio si rischia il morto». Sia per le reazioni all’eventuale attacco israeliano. Con il Viminale che non esclude
problemi di ordine pubblico e disordini in piazza.
Il piano di Israele per la Global Sumud Flotilla
Il piano per fermare i ProPal in Israele è già pronto. Potrebbe scattare entro 48 ore. L’ultima volta sono intervenuti a 100 miglia (circa 185 chilometri) dalla costa. In acque internazionali. Ovvero alla distanza che la Flotilla raggiungerà entro le prossime 24 ore. La ricorrenza dello Yom Kippur cade tra martedì e mercoledì 1 ottobre. «Conoscendogli israeliani potrebbero inventarsi un colpo a sorpresa utilizzando dei mini droni subacquei con una limitata carica esplosiva in grado di mettere fuori uso il timone, la deriva o l’elica delle barche della Flotilla diretta a Gaza», spiega oggi un veterano dei corpi speciali italiani al Giornale. Secondo la fonte il mezzo impiegato sarà lo Shayetet 13, l’unità di incursori della Marina.
I mini droni subacquei
L’attacco partirebbe con il lancio di mini droni sotto la superficie del mare. Sarebbero corredati con 40 grammi di esplosivo. E l’obiettivo di colpire i timoni o le eliche delle barche. Senza farle affondare. Si potrebbero usare anche droni aerei per danneggiare gli alberi delle navi. I rischi in questo caso sono i danni collaterali provocati dalle schegge. Poi arriverebbero gli incursori: «Le squadre di abbordaggio con gommoni rigidi». Contro almeno 45 imbarcazioni e circa 300 persone compresi parlamentari nazionali ed europei. «Potrebbero lanciare una cima orizzontale allo scafo che andrebbe ad imbrigliarsi nell’elica bloccandola, se l’imbarcazione manovra a motore», è un’altra delle possibilità. Gli incursori si muoveranno all’assalto in mare e con i mini droni kamikaze.
La forza letale
Il piano prevede poi l’espulsione dei fermati. Le unità della Shayetet 13 hanno l’ordine di non usare la forza letale. La nostra fregata Alpino potrebbe recuperare naufraghi, feriti o vittime. Per evitare un’escalation. Intanto, spiega La Stampa, nelle triangolazioni di comunicazioni tra l’intelligence israeliana e gli 007 europei si parla del rischio che ci scappi il morto. Le navi sono infatti molte di più delle ultime missioni umanitarie sabotate da Israele in questi anni. E c’è ancora il precedente della Freedom Flotilla. Con la tragedia della nave Marmara nel 2010: dieci attivisti morti. Oggi gli israeliani pensano anche alla possibilità di agguati. Nessuno può dire con certezza che non ci siano armi a bordo, è il ragionamento dell’intelligence.
La Gsf e il governo
Il governo confida nella nave della Marina che ha ricevuto il mandato di soccorrere e salvare chi finirà in mare. La nave si fermerà, ma non a 100-120 miglia marine dal Gaza. Dove tenterà di far cambiare idea agli attivisti. Il blocco navale è indicato nei documenti ufficiali del governo israeliano: la zona interdetta inizia a 50 miglia nautiche dalla linea delle 12 miglia delle acque territoriali. «Firmerei perché ci fossero soltanto arresti», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto. Ma la paura del governo guarda anche in casa. E ai recentissimi report delle intelligence, che parlano di piazze pronte ad accendersi nel momento dell’intervento dell’Idf.
L’ordine pubblico
Non con manifestazioni organizzate ma con proteste improvvise. L’«equipaggio di terra» della Global Sumud Flotilla è pronto da
giorni. Presidi permanenti per Gaza sono in tutte le città. Una manifestazione è in programma sabato 4 ottobre a Roma. Il corteo Pro-Pal sfilerà da Porta San Paolo fino a San Giovanni. Per la mobilitazione è stato presentato dagli organizzatori un preavviso per 20 mila persone. Ma si pensa che a scendere in piazza quel giorno possano essere molti di più. Come già avvenuto in occasione dello sciopero generale per Gaza. Quando le presenze alla manifestazione romana sono state nettamente più alte rispetto alle ottomila preannunciate. E quando si sono registrati scontri a Milano.
Le paure del Viminale
Per questo il Viminale prova a serrare i ranghi. La questura della Capitale sta già lavorando su due capisaldi in vista della mobilitazione: «Massimo rigore» contro le illegalità e consentire alle forze di polizia di operare in sicurezza. Il dispositivo di sicurezza verrà messo a punto durante un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in programma oggi in prefettura con il ministro Matteo Piantedosi. Di sicuro sabato ci saranno accurati controlli a ridosso del luogo di concentramento dei manifestanti e non solo. Sotto la lente i principali snodi di accesso alla Capitale: stazioni, caselli autostradali e fermate metro. In campo anche gli idranti, pronti ad entrare in azione in caso di disordini.
Le occupazioni
E in attesa del 4 ottobre, si moltiplicano le iniziative pro Pal. Movimenti studenteschi e universitari proseguono con i presìdi permanenti e le occupazioni nelle scuole e negli atenei. Il gruppo di Cambiare Rotta, assieme a diversi collettivi, ha annunciato per oggi un corteo alla Sapienza “per la Palestina e per la Global
Sumud Flotilla”. Mentre ieri, sempre nella Capitale, è stato occupato il liceo Cavour, a due passi dal Colosseo. In agitazione pure licei e atenei a Torino. Giovedì a Roma, infine, protesteranno in Campidoglio anche i movimenti per la casa con lo slogan «Blocchiamo tutto! Anche gli sgomberi».
La Svezia e la Gsf
Intanto la Svezia ha fatto sapere agli attivisti del suo paese che «non è in grado di fornire supporto consolare in mare». Tra loro c’è l’attivista Greta Thunberg. Il ministero ha sottolineato in una nota che «Israele ha pubblicamente comunicato la sua intenzione di mantenere il blocco al largo della costa di Gaza, il che significa che impedirà alla flottiglia di raggiungere la sua destinazione. Per 10 anni, il ministero degli Affari Esteri ha sconsigliato qualsiasi viaggio a Gaza ed esorta gli svedesi a seguire tale consiglio. Ciò significa: non recatevi lì in nessuna circostanza», afferma la nota. «L’avviso di viaggio è un forte segnale che la situazione della sicurezza è grave e che le persone dovrebbero considerare di astenersi dal viaggiare», è la conclusione.
(da Open)
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