IL PRESIDENTE DEI MAGISTRATI CESARE PARODI AL CONTRATTACCO: “MAGISTRATI KILLER? LE FRASI DEL MINISTRO MUSUMECI MI HANNO AVVILITO. NON HO PERCEPITO NESSUNO CHE ABBIA PRESO LE DISTANZE DALLE SUE AFFERMAZIONI: NÉ DAL GOVERNO NÉ DALLE ASSOCIAZIONI DELL’AVVOCATURA. COL CENTRODESTRA IL DIALOGO È DIFFICILE”
LA RISPOSTA ALLE PAROLE DELLA MELONI CHE AVEVA PARLATO DI “CONSEGUENZE” POICHÉ“LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PROCEDE A PASSO SPEDITO” E LA PARTITA DEL REFERENDUM
«Magistrati killer? Le frasi del ministro Musumeci mi hanno avvilito, ma se posso ho una domanda anche io». Prego. «Non ho percepito nessuno che abbia preso le distanze dalle sue affermazioni: né dal governo né dalle associazioni dell’avvocatura. Sbaglio?».
In attesa che qualcuno dell’esecutivo lo smentisca, il presidente dell’Anm Cesare Parodi accelera sul referendum («il comitato sarà pronto tra 10 giorni») e non abdica alle cassandre che vedono l’esito dei quesiti in salita per chi auspica il blocco delle nuove leggi in materia di giustizia: «Non credo che la partita sia chiusa».
Presidente Parodi. Il 10 febbraio scorso disse a La Stampa di aver fiducia nel dialogo e di voler pacificare i rapporti tra esecutivo e toghe. Leggendo le dichiarazioni della premier e di alcuni ministri potremmo dire che non è andata benissimo. Perché?
«Credo che in questi anni si sia formato un pregiudizio negativo nei confronti della magistratura. Sia chiaro: la volontà di riformare e ridimensionare il nostro ruolo c’è stato per molto tempo, ma i governi passati non ci sono mai riusciti».
Pentito di aver cercato un dialogo?
«Macché, lo rifarei. Certo che ciò che ha detto Musumeci mi pare sia quanto di più lontano ci possa essere da una volontà dialogante».
Sorteggio del Csm, Alta Corte per il disciplinare, separazione delle carriere. Perché non siete riusciti a convincere il governo su niente?
«Purtroppo l’esecutivo di centrodestra ha stretto coi suoi elettori un patto che deve essere mantenuto a tutti i costi e questo ha impedito l’efficacia di un dialogo sulle modifiche in gioco e al contempo una valutazione specifica sulle conseguenze».
Le stesse di cui ha parlato Meloni?
«A quali fa riferimento?».
La premier ha detto: «Non mi sfugge che la riforma della giustizia procede a passo spedito e ho messo in conto le conseguenze».
«Provo a interpretare: siccome il governo e il presidente Meloni credono che in alcuni casi ci siano delle scelte condizionate dalla politicizzazione di alcuni di noi (tesi a mio giudizio infondata), il presidente teme, che ci possa essere un inasprimento di questi casi.
Sfugge un concetto: un governo fa le leggi con una finalità che si immagina immediata per chi le ha proposte, ma il magistrato non può applicarla senza inserirla in un contesto più ampio; dei valori costituzionali o delle direttive europee. Il magistrato non può isolare una norma da un contesto interpretativo anche se non è quello che la politica auspicava».
Vale per il centro di trattenimento migranti in Albania?
«È uno degli esempi che meglio calzano. E infatti si è espressa la corte di giustizia europea».
Cosa non le va giù di quanto avvenuto al netto della fermezza del governo a non accogliere le vostre proposte?
«Sarò franco: qualcuno vuole trasformare il referendum in un giudizio popolare sulla magistratura, per vincere il quale è necessario che i cittadini ne abbiamo un’immagine assolutamente negativa; al contrario, si dovrebbero votare solo sui valori messi in discussione da questa riforma».
Su cosa andranno a decidere se non su questo?
«La mia perplessità è più profonda: pur di arrivare a un risultato favorevole non vedo il minimo timore a gettare totale discredito sulla magistratura. Pensi ai commenti sui processi che nemmeno sono arrivati a un giudizio di primo grado: si parla già di errori dei pm e si invocano come lo specchio dell’asserita incapacità di questa magistratura. Ecco: se il prezzo per vincere è quello di demolire l’immagine dell’istituzione allora è troppo alto. Perché poi ci vorrà chi dovrà ricostruire la credibilità di un potere anche se riformato».
Dica la verità: quanto crede a un esito positivo per voi dalla consultazione popolare?
«Intanto va spiegato che non è un referendum come gli altri.
Il quorum non è necessario, sarà sufficiente la conta di chi decide di votare. Anche se la politica e più giornali dicono che sarà un’umiliazione per la magistratura, percepisco segnali anche molto positivi che mi portano a pensare che la partita non sia chiusa».
(da agenzie)
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