IL SINDACO DI VENEZIA SI E’ DIMESSO E SALUTA IL PD: “RENZI FARISEO”
DOPO LA SCOMUNICA DELLA ZARINA SERRACCHIANI, IL SINDACO ORSONI ESPRIME AMAREZZA: “LONTANO DALLA POLITICA”… ERA ACCUSATO DI AVER PRESO SOLDI PER IL PARTITO
Giorgio Orsoni si è dimesso da sindaco di Venezia.
Dopo la revoca degli arresti domiciliari, le polemiche per il suo ritorno a Ca’ Farsetti e una nota molto critica del vice segretario nazionale Pd e governatore del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, ha deciso di lasciare l’incarico.
“E’ con grande amarezza”, ha detto Orsoni in una conferenza stampa stamane, “ma ho sempre operato nell’interesse della città . Ci sono state reazioni opportunistiche ed ipocrite, anche da parte di elementi della giunta”. Proprio ieri l’assessore comunale di Venezia alle Politiche educative, Tiziana Agostini, si era dimessa dall’incarico.
“Lontano dalla politica”.
“Le conclusioni che ho preso sono molto amare, ho constatato che non c’è quella compattezza che mi era stata preannunciata per le cose urgenti da fare per la città e per questo ho voluto dare un segno chiaro della mia lontananza dalla politica e che si è concretizzato con la revoca della giunta, che vuole solo significare che e venuto meno il rapporto tra la mia persona e la politica che mi ha sostenuto fino ad ora”, ha detto Orsoni in conferenza stampa.
“E’ un gesto solo politico, con una chiara presa di distanza dalla politica”.
La lettera del Pd.
La decisione di Orsoni arriva dopo quella che in molti hanno definito una scomunica da parte del Partito Democratico. “Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Giorgio Orsoni”, avevano affermato in una nota Debora Serracchiani, vice segretario nazionale Pd e governatore del Friuli Venezia Giulia e Roger De Menech, segretario regionale del Pd Veneto, “ma dopo quanto accaduto ieri, e a seguito di un approfondito confronto con i segretari cittadino, provinciale e regionale del Pd, abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perchè prosegua nel suo mandato di sindaco di Venezia”.
La richiesta di dimissioni.
“Invitiamo quindi Orsoni”, che ieri ha ripreso le funzioni di sindaco dopo il patteggiamento e la revoca degli arresti domiciliari, “a riflettere sull’opportunità nell’interesse dei cittadini di Venezia e per la città stessa di offrire le sue dimissioni”, continuava la nota.
“Siamo convinti, inoltre, che non si debba disperdere quanto di buono il Pd di Venezia e tanti bravi amministratori hanno fatto e stanno facendo per la città . Per questo e per la necessaria chiarezza indispensabile in simili frangenti riteniamo che lo stesso orsoni saprà dare prova di grande responsabilità “.
Lo scontro con il Pd e Renzi.
Dopo lo scandalo Mose, che ha portato agli arresti domiciliari anche di Orsoni (ora revocati), i rapporti tra il sindaco e il Pd, che lo ha sostenuto nella corsa a Ca’ Farsetti, sembravano oramai compromessi.
Alla notizia dell’arresto, il renziano Luca Lotti aveva già scomunicato Orsoni, sottolineando che il sindaco “non fa parte del Pd”.
E in un’intervista oggi su Repubblica in edicola, Orsoni aveva ribadito la sua innocenza e non aveva esitato ad accusare il Pd e il premier Matteo Renzi, ribadendo la sua volontà di rimanere a Ca’ Farsetti: “Non mi dimetto, sono deluso da Renzi. Si è comportato come un fariseo”. Poi, la retromarcia.
“Patteggiamento goccia di sangue”.
Nell’intervista a Repubblica, comunque, Orsoni, accusato nell’inchiesta Mose di finanziamenti illeciti, aveva dichiarato di voler rimanere al suo posto (anche se “potrei mandare tutti a quel paese”) e aveva definito “inaccettabile il comportamento del Partito Democratico”, annunciando anche azioni legali contro i vertici.
“L’unico a mostrare solidarietà è stato Piero Fassino. Qualcuno è stato troppo frettoloso a giudicarmi. Sono innocente, il patteggiamento è solo una goccia di sangue che ho dovuto versare”.
(da “La Repubblica”)
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