INTERVISTA AL COMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZA CAPOLUGO: “NON SI PROCESSI L’ISTITUZIONE, SE QUALCUNO HA SBAGLIATO SAREMO INFLESSIBILI”
“GRATITUDINE ALLE MIGLIAIA DI FINANZIERI CHE STANNO ADEMPIENDO, IN CONDIZIONI DIFFICILI, AL LORO DOVERE DI PERSEGUIRE REATI E TUTELARE LA LEGALITA'”
Non è facile parlare. Soprattutto quando si è sotto i riflettori.
Quando i giornali e le televisioni rilanciano notizie di inchieste, di scandali, di tangenti (vere o presunte lo si saprà solo alla fine).
Il Comandante Generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo accetta di farlo. Anche per lanciare un messaggio ai cittadini italiani: «La Guardia di Finanza continuerà a perseguire con rigore e con la massima determinazione i valori della legalità , compiendo con serenità il proprio dovere».
Signor Comandante, qual è il suo stato d’animo oggi dopo gli arresti di alcuni ufficiali di prestigio della Guardia di Finanza? Stupito, deluso, si sente tradito dai suoi uomini, oppure occorre prudenza prima di stilare sentenze definitive?
«Nel nostro ordinamento esiste la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva. Inoltre rivendico a gran voce la circostanza che queste indagini le stiamo svolgendo noi, fianco a fianco con le Procure della Repubblica competenti. Se qualcuno viola le regole o, peggio ancora, abusa del proprio ruolo, ne deve rispondere alla giustizia e, dopo che è stata definitivamente accertata la responsabilità penale, anche sul piano disciplinare ed amministrativo. E le assicuro che in questo siamo inflessibili e non facciamo sconti a nessuno. Il mio animo è colmo di amarezza, come quello dei tanti finanzieri che operano tra mille sacrifici, ogni giorno, ma non accettiamo processi alla Guardia di Finanza, l’istituzione è sana».
So che non vuole entrare nel dettaglio delle indagini, ma cosa ne pensa dell’arresto del colonnello Mendella e della perquisizione – nei vostri uffici al comando di Roma – della stanza del generale Bardi?
«Ritengo opportuno non entrare nel merito del provvedimento, poichè non spetta a me dare giudizi in questa fase, con le indagini ancora in corso. Aspettiamo la conclusione».
Dalla carte dell’inchiesta napoletana sembrerebbe emergere un sistema ricco di eccessi per i suoi ufficiali. Non solo gite in barca e frequentazioni di calciatori ma migliaia di euro in tangenti. Non ha mai avuto il presentimento che qualcosa non funzionasse? Elementi che sollevassero dubbi sulla condotta dei suoi colleghi? E soprattutto, se questi “elementi” dovessero essere confermati in sede definitiva, crede che occorrerebbe avviare una riflessione sul Corpo?
«Ciascun Comandante ha anche la responsabilità di prestare una particolare attenzione al proprio personale, affinchè anche nella vita privata e nelle relazioni interpersonali, fuori dall’attività di servizio, siano mantenuti comportamenti in linea con i principi che devono caratterizzare non solo i finanzieri, ma tutti i servitori dello Stato. Quando ci sono segnali di anomalia in tal senso, avviamo accertamenti e verifiche interne. C’è grande attenzione ai problemi legati a moralità e trasparenza anche all’interno dell’Istituzione, proprio per la delicatezza del lavoro che svolge. Siamo i primi a voler fare pulizia quando rileviamo l’esistenza di qualche mela marcia, che in un’organizzazione così numerosa e complessa e che fa un lavoro così delicato, può venir fuori in qualsiasi momento».
Uomini delle Fiamme Gialle sono coinvolti anche nell’inchiesta sul Mose. Premesso che si tratta di comportamenti individuali, e dunque la responsabilità penale è personale, quali possono essere gli strumenti per prevenire fenomeni di questo tipo? Teme che nell’opinione pubblica possa crescere la sensazione di uno strapotere della Gdf che faciliti gli abusi dei suoi uomini?
«Le indagini le stiamo svolgendo noi e le attestazioni di stima che stanno arrivando dalle Procure della Repubblica, dalle Autorità di Governo e da quella Anticorruzione testimoniano quanto il lavoro della Guardia di Finanza venga riconosciuto ed apprezzato, con fiducia. Continuiamo a lavorare con serietà , impegno e con la massima attenzione. Non c’è alcun strapotere, ma è sotto gli occhi di tutti il grandissimo lavoro che la Guardia di Finanza sta svolgendo contro la corruzione, l’evasione fiscale, gli sprechi di denaro pubblico, un lavoro necessario mai come adesso. La nostra missione istituzionale è decisiva per una crescita sana ed una leale concorrenza, a tutela delle persone oneste e del sistema economico – finanziario del Paese».
Cosa vuol dire a chi la sta leggendo in questo momento e si sente frastornato da tutta questa sequela di tristi avvenimenti giudiziari che vedono un ex generale della guardia di finanza in galera ed altri indagati?
«Ai cittadini assicuro che la Guardia di Finanza continuerà a perseguire con rigore e con la massima determinazione i valori della legalità , compiendo con serenità il proprio dovere. Per questo esprimo la mia gratitudine agli uomini ed alle donne in fiamme gialle, che in indagini complesse e condotte in circostanza non facili, hanno saputo adempiere senza esitazione al proprio dovere».
Nicola Imberti
(da “il Tempo“)
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