IL TESORO NASCOSTO DEI PICCOLI EDITORI
MARCHI TENACI E INDIPENDENTI CONTRO LA DITTATURA SOFT DEL MERCATO
Se l’Italia – nonostante la crisi e tante indecenze, improvvisazioni e incompetenze – sopravvive con tenacia e vitalità , lo si deve non ai padroni del vapore – spesso incapaci e truffaldini pachidermi di Stato o del grande capitale, che moltiplicano zeri alla fine equivalenti realmente a zero – bensì alle piccole imprese e ai lavoratori, sempre a rischio di essere soffocati e derubati da quella schiuma di zeri.
È la piccola impresa il nucleo del vero liberismo – inseparabile dal liberalismo, come sosteneva Einaudi nella famosa discussione con Croce, e inconciliabile con ogni monopolio, pubblico o privato.
La vita del piccolo imprenditore spesso non è più facile di quella dei suoi dipendenti e la sua, la loro lotta per sopravvivere si fa sempre più difficile.
Ciò vale pure per la piccola e medio-piccola editoria, spesso coraggiosa e pionieristica nelle sue iniziative e nelle sue scelte, sempre più in difficoltà non solo e non tanto con i costi di produzione quanto con i problemi di distribuzione, con la fatica di far conoscere la propria attività e i propri libri, di portarli a conoscenza dei lettori e di renderli visibili in libreria, dove sono schiacciati dalle pile dei libri – poco importa se buoni o no – più pubblicizzati.
Purtroppo nell’editoria quel predominio e quella dittatura dell’offerta sulla domanda sono totalizzanti e distruttivi.
Non si legge ciò che si desidera, ciò che si pensa corrisponda ai propri gusti e alle proprie inclinazioni, ma ciò che viene imposto.
Più efficace dei regimi totalitari, il mercato si impone soft e inesorabile.
Pochi cercano i samizdat ovvero quei libri che oggi sono i nuovi samizdat , pochi seguono le proprie passioni.
È difficile comperare e dunque leggere un libro che non si sa che esiste.
Io mi sono procurato a fatica un capolavoro letterario come Il quarto secolo di à‰douard Glissant, edito dalle Edizioni del Lavoro – e difficilmente reperibile sul mercato – nella splendida traduzione di Elena Pessini.
Purtroppo un altro capolavoro della letteratura contemporanea mondiale,
Notizie dall’impero di Fernando Del Paso – un vastissimo e geniale affresco narrativo, innovatore nel linguaggio e nella struttura, cui anche personalmente devo alcune illuminazioni essenziali, tradotto splendidamente da Giuliana Dal Piaz – è stato pubblicato dalla casa editrice Imprint-Profeta di Napoli e temo che, a differenza di quanto è accaduto in tanti altri Paesi, non abbia quasi raggiunto le librerie.
Si potrebbero fare molti esempi.
Se Diabasis fosse una grande anzichè media casa editrice, Il signor Kreck di Juan Octavio Prenz sarebbe probabilmente uno dei libri del giorno.
La splendida versione di Renata Caruzzi di un testo capitale e arduo come Le Elegie Duinesi di Rilke, pubblicata dalla piccola casa editrice Beit, o la preziosa edizione del saggio di Hannah Arendt e Gà¼nther Stern-Anders sulle medesime elegie curata da Sante Maletta per la piccola editrice Asterios sarebbero probabilmente sfuggite anche a me se quelle case editrici non fossero triestine
Gli esempi potrebbero e dovrebbero continuare, perchè farne solo alcuni è ingiusto verso gli altri.
Una di queste meritorie e creative case editrici che sono nell’ombra più di quanto meriterebbero sono le edizioni Hefti, cui si deve una preziosa mediazione della letteratura soprattutto croata ma anche più in generale balcanico-adriatica, con particolare attenzione a quel grande dialogo di secoli passati tra le due sponde di quel mare, che vedeva poeti che si chiamavano Marko Maruli ma anche Marco Marullo e non certo, come in sciagurati secoli successivi, per snazionalizzazione imposta dagli sciovinismi, ma per un libero dialogo che vedeva questi poeti di Spalato, di Curzola, di Traù scrivere in croato come in latino e in italiano, nutrirsi del petrarchismo e trasferirlo nella propria lingua e nella propria tradizione, in un reciproco scambio e arricchimento.
Le edizioni Hefti hanno operato in questa direzione, facendo conoscere eccellenti narratori moderni e contemporanei (per esempio Ranko Marinkovic o Slobodan Novak con le loro storie marine o Predrag Matvejevic, con la prima edizione italiana del suo Breviario mediterraneo ).
Allo stesso tempo hanno fatto conoscere il fiorire di traduzioni croate di Dante o Petrarca o italiane di Krleža, spesso grazie al lavoro di Ljiljana Avirovic, straordinaria traduttrice dall’italiano in croato e dal croato o dal russo in italiano, con una doppia valenza che è già realtà concreta di quel dialogo fra culture.
Ma le edizioni Hefti hanno pubblicato ad esempio pure una grammatica della lingua croata di Marina Lipovac Gatti e una folta Antologia della poesia croata contemporanea , curata anch’essa da Marina Lipovac Gatti, che permette di fare i conti a fondo con la travagliata, vitale, drammatica letteratura di un Paese che ha vissuto, come in un concentrato, le lacerazioni e le tragedie d’Europa.
Una vera gemma è la Judita di Marco Marulic, edita nella ristampa della II edizione del 1522 e nella versione italiana (con testo a fronte) di Lucia Borsetto, che rende con forza poetica questo testo che si affianca alle altre grandi Giuditte – l’eroina biblica che salva il suo popolo uccidendo Oloferne – della letteratura europea, a cominciare da quella del grande tragico barocco italiano Federico Della Valle.
Sì, forse una volta, in quei secoli cui si guarda dall’alto del nostro progresso, esisteva l’Europa, che ora sembra sfaldarsi.
Claudio Magris
(da “il Corriere della Sera”)
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