LA FLOTILLA, MATTARELLA E L’AGGRESSIVITA’ DI MELONI
LA CAPACITA’ DEL GOVERNO DI NON ASCOLTARE IL PAESE
Correva l’anno 1974. Con una storica sentenza (290) la Corte costituzionale sanciva la costituzionalità dello sciopero politico, cioè dello sciopero non avente finalità economiche, ma volto a incidere sull’azione dei pubblici poteri. Rimaneva penalmente punibile soltanto lo sciopero “diretto a sovvertire l’ordinamento costituzionale” o “diretto ad impedire od ostacolare il libero esercizio di quei diritti e poteri nei quali si esprime direttamente o indirettamente la sovranità popolare”.
Veniamo a Giorgia Meloni. Ha lamentato – per una volta dicendo il vero – che la manifestazione di lunedì per Gaza fosse in realtà diretta contro il governo. Qui soccorre il concetto della responsabilità politica, che si distingue in istituzionale e diffusa. La prima osserva forme tipiche in sedi individuate (ad esempio un voto parlamentare sulla fiducia che può obbligare un governo alle dimissioni). La seconda è libera nella individuazione di chi
la attiva e nella forma, e si risolve in una valutazione negativa sul titolare del potere pubblico.
Lunedì è stata fatta valere dal popolo sovrano, nelle forme dello sciopero, la responsabilità politica (diffusa) del governo per l’inerzia e l’ignavia dimostrate nei confronti delle scelte genocidarie del governo di Israele. Meloni, che della responsabilità istituzionale non si cura evitando accuratamente le aule parlamentari, ha capito di non poter ignorare la spinta popolare. E ha in parte modificato la narrazione – non la sostanza – dell’indirizzo del governo.
Analogo ragionamento vale per Meloni quando definisce il viaggio della Flotilla pericoloso e irresponsabile. L’accusa è che si intende non già aiutare il popolo di Gaza, ma attaccare il governo. Certo è vero, per una parte. Ha due obiettivi. Uno è l’aiuto a Gaza. Un altro – come per la manifestazione – è far valere una responsabilità politica (diffusa) dell’esecutivo per la sua inerzia. Crosetto nell’informativa parlamentare ha definito la scelta della Flotilla pericolosa e inutile. Pericolosa per i naviganti, forse, e come tale liberamente assunta. Ma proprio per questo ancor più significativa.
Questo giornale ha dato ampio conto della trattativa imperniata su Mattarella. È stata, per un verso, una supplenza dell’esecutivo, che su un tema cruciale di politica estera avrebbe potuto e dovuto definire la sua linea – e non lo ha fatto – nella sede propria di un dibattito parlamentare, in un confronto costruttivo con le opposizioni. Il comunicato del Quirinale riconosce che il valore dell’iniziativa della Flotilla “si è espresso con ampia risonanza e significato”. Sono parole che certificano
un risultato raggiunto dalla Flotilla, e vogliono riflettere la funzione di rappresentante dell’unità nazionale (art. 87 Cost.). Si chiede disponibilità ad accettare la proposta di intermediazione della Chiesa, anche se il blocco navale si può considerare – come nota Torquato Cardilli sul Fatto – in sé illegittimo. La Flotilla respinge l’appello, ma si continua a trattare. Le menzogne di Netanyahu in un’Assemblea Onu semivuota non aiutano. Mattarella si rivolge a tutti, ma quanto pesa per i non italiani la sua esortazione?
Quel che accade è un case study sulla responsabilità politica. Una maggioranza vogliosa di autocrazia può con relativa facilità, avendone i numeri, sterilizzare la responsabilità politica istituzionale marginalizzando il parlamento e rifiutando ogni ascolto, mediazione o sintesi politica con le opposizioni. Assai più difficile è azzerare la responsabilità politica diffusa, imbavagliando un sentire collettivo forte nel Paese. Se accadesse, si scivolerebbe nell’autocrazia. E che nella maggioranza qualche pulsione ci sia ce lo dice la legge sulla sicurezza da poco approvata (80/2025), insieme ai ricorrenti attacchi alla magistratura, reiterati anche durante l’ultima votazione sulla riforma costituzionale alla Camera, sulla quale il test referendario è ormai certo.
Meloni riprende anche la lamentazione sull’odio, per l’immagine in cui viene accomunata all’influencer Maga Charlie Kirk assassinato. In Italia il rifiuto della violenza in ogni forma è generalizzato, salvo minime e isolatissime frange. Siamo lontani anni luce dagli Usa. Ma Meloni scimmiotta l’aggressività verbale contro gli avversari dell’amico Trump. È ovviamente
un’arma di distrazione di massa, con ogni probabilità a efficacia decrescente. Potremmo vederlo già nei test elettorali in arrivo.
È anche possibile che Meloni ci stia anticipando una interpretazione del premierato dei suoi sogni. Le viene rivolta la critica di non voler rappresentare tutti gli italiani come un presidente del Consiglio dovrebbe. Ma a ben vedere la censura potrebbe essere ingenerosa. Soprattutto perché non considera che molti italiani non gradiscono affatto l’idea di essere rappresentati da lei.
(da ilfattoquotidiano.it)
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