LA LUNGA SCIA DI “BUGIE” NEL CASO ALMASRI: LA PROCURA DI ROMA HA INDAGATO GIUSI BARTOLOZZI PERCHÉ CONTESTA AL CAPO DI GABINETTO DI NORDIO DI AVER FORNITO “FALSE DICHIARAZIONI” AL TRIBUNALE DEI MINISTRI SULLA VICENDA DEL TORTURATORE LIBICO SCARCERATO
LA “ZARINA DI VIA ARENULA” SOSTIENE DI NON AVERE SOTTOPOSTO AL GUARDASIGILLI LA BOZZA DI PROVVEDIMENTO CHE AVREBBE CONSENTITO DI CONVALIDARE L’ARRESTO DEL GENERALE LIBICO. PER I GIUDICI DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI UNA TESI “CONTRADDITTORIA”, VISTO IL FLUSSO CONTINUO DI INFORMAZIONI TRA BORTOLOZZI E NORDIO … NON TORNANO NEANCHE LE DICHIARAZIONI SULLA TEMPISTICA E SULL’USO DELL’AEREO DI STATO PER RIPORTARE A TRIPOLI ALMASRI
Come all’inizio di questa storia, quando il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi trasmise al Tribunale dei ministri l’esposto contro la premier Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, è ancora un atto dovuto dello stesso magistrato a riaccendere conflitti e polemiche tra l’amministrazione della giustizia e la politica
Perché dopo la denuncia del Tribunale sulla «versione
inattendibile e anzi mendace» da lei fornita sulla vicenda Almasri, difficilmente il procuratore Lo Voi poteva fare altro che iscrivere il nome di Giusi Bartolozzi sul registro degli indagati.
Per un reato commesso il 31 marzo scorso, quando fu sentita come testimone dallo stesso Tribunale. Che non ha contestato alla capo di Gabinetto di Nordio l’omissione di atti d’ufficio e il favoreggiamento di Osama Almasri in concorso con il ministro (ipotesi per cui avrebbe dovuto sottoporre anche la sua posizione al vaglio della Camera) bensì alcune presunte «false dichiarazioni».
Secondo le tre giudici che compongono il collegio, sono almeno quattro le circostanze da cui si evince che Bartolozzi ha mentito durante l’inchiesta. Soprattutto quando ha sostenuto di non avere sottoposto a Nordio la bozza di provvedimento preparata dal Dipartimento affari di giustizia che avrebbe consentito di convalidare l’arresto ed evitare la scarcerazione del generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale.
«Un mero esercizio tecnico», l’ha definito Bartolozzi, di cui non gli avrebbe nemmeno parlato, perché il ministro doveva valutare «un quadro molto più complesso».
Per i giudici questa versione «è intrinsecamente contraddittoria» visto il flusso continuo di informazioni tra la capo di Gabinetto e il Guardasigilli su «ogni cosa che arriva… noi ci sentiamo almeno quaranta volte al giorno, immediatamente», come riferito da lei stessa.
«In secondo luogo — prosegue il Tribunale — è logicamente insostenibile che si sia arrogata il diritto di sottrarre al ministro, che le aveva prospettato la necessità di studiare le carte, un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini
della decisione da assumere».
Il terzo punto riguarda i tempi della decisione che Nordio doveva prendere sul destino di Almasri, lasciati scadere nonostante la sollecitazione della Procura generale di Roma e provocandone la liberazione.
Secondo la capo di gabinetto «noi stavamo lavorando… Prima che il ministro si determinasse è arrivata la comunicazione della scarcerazione… Le implicazioni erano notevolissime… c’era purtroppo la domenica di mezzo… il tempo era talmente stretto che è stato un battibaleno… L’arresto non aveva termini, date, scadenze… Noi non ci siamo mai posti il problema dei termini , né le colleghe mi hanno mai detto “scade, non scade”… almeno con me no… Pensavamo di avere più tempo, e invece è andata come è andata».
Queste dichiarazioni, denuncia il Tribunale, «risultano smentite da quella della dottoressa Guerra (direttrice generale degli Affari internazionali e cooperazione giudiziaria, ndr ) che ricordava espressamente di aver parlato del problema dei termini da rispettare». E la dottoressa Lucchini «le aveva informate che l’udienza della Corte d’appello era fissata al 21 gennaio».
L’ultima presunta bugia della capo di Gabinetto riguarda le decisioni sul rimpatrio del libico, fatto con un aereo di Stato a disposizione dei servizi segreti. Bartolozzi ha testimoniato che nelle riunioni riservate a cui lei ha partecipato, tenute con Palazzo Chigi e i vertici della sicurezza, «mai si era affrontato il tema del “dopo”, e in particolare del come Almasri sarebbe andato via nel caso l’arresto non fosse stato convalidato».
Tuttavia «gli altri partecipanti» hanno riferito che in quegli incontri si discusse anche di questo, oltre che delle questioni
giuridiche sulla legittimità dell’arresto, «convenendo altresì, in tali riunioni, sulla necessità/opportunità di espellerlo e rimpatriarlo tramite volo Cai» cioè la compagnia aerea dei Servizi.
Queste considerazioni del Tribunale dei ministri hanno portato all’iscrizione di Bartolozzi sul registro degli indagati, a cui secondo il codice il pubblico ministero deve provvedere «immediatamente», purché in presenza di «un fatto determinato e non inverosimile», riconducibile a un’ipotesi di reato.
(da Corriere della Sera)
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