LA MELONI “ANTI-INCIUCIO” RESTO’ DA SOLA E (FORSE) HA CAPITO CHE PERSONAGGIO SIA SALVINI
IN FDI ORA IL TIMORE NON E’ TANTO UN ACCORDO TRA BERLUSCONI E RENZI, MA TRA SALVINI E IL M5S… E AL CENTRO-SUD SALVINI GIOCA SPORCO
Indice alzato, sguardo austero, orecchini tricolore. Un grande disegno di Giorgia Meloni accoglie militanti e candidati di Fratelli d’Italia al cinema Adriano di Roma. Una manifestazione convocata per dire forte e chiaro che le larghe intese non s’hanno da fare. “Io non tradisco”, recita il foglio che gli aspiranti deputati e senatori hanno letto all’unisono, assieme alla loro leader.
L’antico senso dell’onore si declina nel rispetto del patto di coalizione siglato con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.
Un giuramento, come risposta alle tentazioni di “inciucio” degli alleati, che disertano il cinema e tengono le mani libere in vista di negoziati post-voto.
“Questa manifestazione è dannosa se vuoi fare l’inciucio”, dice la Meloni dal palco, in risposta alle critiche di Berlusconi all’iniziativa di oggi.
Pochi minuti prima, aveva detto ai cronisti: “Non so perchè Salvini e Berlusconi abbiano scelto di non partecipare alla nostra manifestazione. Mi lascia perplessa questa assenza. Giudicheranno gli italiani”.
Militanti e dirigenti vedono un doppio rischio inciucio. Si teme, il giorno dopo il voto, di essere abbandonati sia dai forzisti, impegnati a flirtare con il Pd, che dal Carroccio, se Salvini decidesse di approcciare i 5 Stelle.
All’ingresso del cinema di piazza Cavour ci sono due banchetti, uno per i candidati al Senato, l’altro per gli aspiranti deputati. Mettono nero su bianco la loro indisponibilità a sostenere un governo che non sia di centrodestra. “I parlamentari non hanno intenzione di andare a casa anzitempo, serve controllo”, dice un alto esponente di FdI. In fila, i candidati si osservano tra di loro. I “traditori”, tra le fila del partito con la fiamma tricolore nel simbolo, non sono ammessi. “Tu hai una faccia che non mi piace”, dice sorridendo uno di loro, rivolgendosi al signore che lo precede.
Il timore è portare voti e seggi preziosi ai partiti che a bocce ferme cercheranno l’intesa con i nemici.
Ma c’è anche insofferenza, per i tentativi della Lega di cannibalizzare l’elettorato della destra al centro sud. Lo specchio del conflitto tra i due partiti “lepenisti” sono i social network.
La Lega cerca di acchiappare i voti di FdI, facendo rimbalzare su Facebook le stesse parole d’ordine.
Negli ultimi mesi, un buon numero di post della Meloni è stato “sostanzialmente copiato” e rilanciato a stretto giro sulla bacheca di Salvini.
Al centro, i temi dell’immigrazione, della famiglia e della difesa dei valori tradizionali. Con un’unica differenza: vocaboli chiave in grassetto e punti esclamativi in abbondanza, per colpire l’immaginario degli elettori.
Dentro FdI, la preoccupazione maggiore è una convergenza Lega – M5S. “Sono entrambi partiti che parlano alla pancia del Paese. La Lega condivide i nostri temi, ma non ha un’ideologia che sostenga il suo progetto”, spiega un militante.
“Siamo noi il vero partito dell’unità nazionale. Nel centro Italia, la Lega ha una presenza forte, punta sui nostri temi per sfondare in queste regioni”, dice Marco Marsilio, deputato e oggi candidato al Senato nel Lazio.
“All’articolo 1 del loro statuto hanno ancora l’indipendenza della Padania”, commenta arrabbiato un altro esponente di FdI.
Una riedizione del patto del Nazareno, che metta assieme Partito democratico e Forza Italia, è per molti dei presenti un’ipotesi più lontana.
La certezza che Berlusconi e Renzi non siederanno di nuovo allo stesso tavolo non può esserci. “Ma dopo tutto quello che è successo…”, dice Lucia Arizzi, candidata al Senato in Lombardia, riferendosi alla brusca rottura dell’accordo tra i due leader in seguito all’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale.
“In ogni caso, meglio soli che male accompagnati. Noi non tradiamo”, assicura una dirigente di FdI. Per Adolfo Urso, già vice ministro alle Attività produttive con Berlusconi e in corsa per uno scranno a Palazzo Madama, “noi possiamo essere determinanti per il risultato. Ma i nostri voti sosterranno soltanto una maggioranza di centrodestra. Non c’è un piano B”.
Dentro la sala, Giorgia Meloni improvvisa una danza sul palco, mentre la platea scandisce il suo nome. Qualcuno urla dei nostalgici e folcloristici “vinceremo!”. Altri gridano “fuori fuori!” quando il discorso della leader tocca il dossier immigrazione. Alla fine, si va tutti insieme a deporre una corona di fiori all’altare della patria, in onore dei martiri delle foibe. Il suggello al patto d’onore contro gli aspiranti traditori.
(da “Huffingtonpost”)
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