LA NUOVA ERA DELLA GUERRA È A MISURA DI DRONE; ECONOMICI (COSTANO 20 MILA EURO), LEGGERI E MORTALI
I VELIVOLI MILITARI PILOTATI A DISTANZA, COME QUELLI CHE HANNO COLPITO IN POLONIA, SONO L’ARMA PRINCIPALE DEI RUSSI … DALL’INIZIO DELL’ANNO L’ARMATA ROSSA HA LANCIATO 37 MILA ATTACCHI AEREI IN UCRAINA. BOMBARDARE COSTA MENO CHE DIFENDERSI
Economici (costano intorno ai 20 mila dollari l’uno), leggeri (gli ultimi modelli sono fatti anche col polistirolo), mortali (uccidono ogni giorno in Ucraina civili e militari). Che si tratti dei bombardamenti sulle città ucraine, sui target militari russi e ora anche sul territorio Nato, se dici guerra ormai dici droni.
Finito il monopolio iraniano e turco, i russi si sono messi a produrre nuovi modelli più economici ma altrettanto letali. Ora nei cieli vanno per la maggiore i Geran (analoghi russi degli
iraniani Shahed), i Garpiya (realizzati con componenti cinesi) e i Gerbera ( decoy , esche, a basso costo che imitano gli Shahed sui radar ma trasportano poco o niente esplosivo, destinati a indebolire i costosi missili intercettori dell’Ucraina).
Nell’ultimo anno i tecnici ucraini hanno identificato almeno cinque tipi di testate, tra cui cariche termobariche, incendiarie e ad alto esplosivo in contenitori d’acciaio frammentati di vario peso. Alcuni campioni analizzati questa primavera raggiungevano i 90 chili.
Ora i droni dello zar sono dotati di modem e schede sim ucraine, che si collegano alle reti cellulari; i modelli più recenti ne hanno più di una, per passare a un nuovo numero di telefono in caso di interruzione della connessione. Disturbarli con le tecniche di jamming è diventato dunque sempre più difficile.
Dopo aver ottenuto i progetti iraniani, per sfornarne migliaia ogni mese la Russia ha costruito una propria enorme fabbrica in Tatarstan dove impiega manodopera a basso costo (donne straniere e studenti soprattutto) e ha aperto una nuova linea di produzione presso l’impianto elettromeccanico di Izhevsk, dove già vengono prodotti i droni Garpiya. La chiave di tutto sono i costi.
I modelli di fabbricazione russa Geran-1 (noto anche come Shahed 131) e Geran-2 (noto anche come Shahed 136) costano tra i 20 mila e i 50 mila dollari. «Nel 2022, la Russia pagava in media 200 mila dollari per un drone di questo tipo», spiega al Corriere una fonte dell’intelligence della Difesa ucraina. Uno zero in pi
«Nel 2025, quella cifra è scesa a circa 70 mila dollari», grazie alla produzione su larga scala. A titolo di confronto, un singolo intercettore missilistico terra-aria può costare più di 3 milioni di dollari.
Tradotto, bombardare oggi è meno costoso che difendersi. L’escalation Non a caso, secondo un conteggio del Center for Strategic and International Studies, dall’inizio dell’anno la Russia ha lanciato almeno 37 mila attacchi aerei contro l’Ucraina. E l’impennata — lo conferma l’Institute for the Study of War (ISW) — è da registrare in seguito alla ripresa dei colloqui bilaterali tra Ucraina e Russia a Istanbul, in Turchia, il 15 maggio. Tra gennaio e maggio 2025, gli attacchi con droni russi hanno registrato una media di circa 120 al giorno.
Da maggio ad agosto, la media è stata di 185. Un bel salto se si considera che all’inizio della guerra le salve di missili e droni più consistenti venivano lanciate circa una volta al mese.
Altro discorso, l’attacco in Polonia. Secondo l’esperto militare ucraino Ivan Stupak, è probabile che i droni utilizzati non fossero da combattimento, ma che fossero stati progettati appositamente per volare nel territorio polacco per testarne i sistemi di sicurezza.
Stupak, ex agente dei servizi di sicurezza ucraini, spiega che l’attacco potrebbe aver consentito alla Russia di tracciare la sequenza delle risposte radar della Polonia e di osservare quali aerei erano stati fatti decollare. Kirill Shamiev, ricercatore presso l’European Council on Foreign Relations, aggiunge che l’attacco «è un segnale che la situazione potrebbe degenerare in un fluss
regolare di droni russi “vaganti”, fatti di legno e nastro adesivo, verso aeroporti polacchi e baltici e altri hub logistici».
La strategia? «Dimostrare che Mosca può peggiorare significativamente la vita degli europei senza oltrepassare la soglia percepita di un’escalation militare, offrendo al contempo “concessioni” in cambio della “comprensione” europea degli interessi di Mosca in Ucraina», scrive Shamiev. Da Taiwan ai narcos Ovviamente, i droni non sono i protagonisti solo del conflitto tra Ucraina e Russia.
(da “Corriere della Sera”)
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