L’ALLARME DI CAVO DRAGONE: “VENTI ANNI PER SVILUPPARE ARMI, CENTRI DIGITALI AL COLLASSO: COSI’ L’EUROPA NON E’ PRONTA ALLA GUERRA”
“LA DIFESA EUROPEA DIPENDE TROPPO DALL’ESTERO, IL TEMPO DELLE SCELTE E’ ORA”
L’umanità non sarà sull’orlo della terza guerra mondiale, ma l’Europa non può permettersi di farsi trovare impreparata di fronte ad eventuali provocazioni o veri e propri attacchi russi. E l’unico modo di farlo è cambiare mentalità e marcia, in primis per quanto riguarda l’industria della difesa. È l’allarme lanciato questa mattina dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo di stato maggiore della difesa e oggi presidente del comitato militare della Nato. «Oggi un sistema d’arma complesso in Europa viene sviluppato in 15-20 anni. Ma le nuove armi con cui si combatte attorno a noi vengono sviluppate in 24 mesi. Chi arriva tardi non arriva proprio», denuncia Cavo Dragone dal palco dell’assemblea generale dell’Agenzia spaziale europea a Frascati (Roma). Ma quello della velocità di produzione è solo uno dei problemi strutturali che affligge
l’industria militare europea, mentre la Russia di Vladimir Putin minaccia in maniera sempre più inquietante di attaccare il Vecchio Continente. Le altre due sfide, sottolinea Cavo Dragone, si chiamano rispettivamente sostenibilità e scalabilità.
L’Europa preda del mondo e il modello Usa
Sostenibilità significa, in questo contesto, soprattutto indipendenza. O come vuole la vulgata europea “autonomia strategica”. «Il 65% delle componenti microelettroniche vengono importate da Paesi extra-europei, il 70% di lanci satellitari europei dipende da vettori non europei, la quantità di dati che viaggiano in rete raddoppia ogni due anni e le infrastrutture digitali esistenti andranno presso al collasso. Non possiamo più permetterci queste vulnerabilità», alza la voce il presidente del comitato militare della Nato. Scalabilità significa invece la capacità di far decollare le produzioni a seconda delle necessità, col sistema più efficace possibile. Qui, spiega l’ex capo di stato maggiore della difesa, il modello sono gli Stati Uniti. «La collaborazione pubblico-privato oggi è una necessità strategia. Guardiamo agli Usa: il Dipartimento della Difesa (ormai rinominato “della guerra”, ndr) detta le priorità, ma poi collabora con il settore privato, che ha la capacità di correre, rischiare e innovare. E così nel solo 2024 sono stati in grado di concludere 100 nuovi contratti con industrie del settore aerospaziale».
L’emergenza alle porte d’Europa e la sferzata sui «dronologi»
È in questo senso che va rivalutata, dice Cavo Dragone, la massima pronunciata dall’ex generale e poi presidente Usa Dwight Eisenhower: Plans are nothing, planning is everything.
«Il tema non è la lista della spesa, ma costruire una visione», la traduce al contesto di oggi l’alto dirigente militare Nato. Che questa mattina in un’intervista al Messaggero ha allontanato allarmi eccessivi su una terza guerra mondiale alle porte, ma al contempo invita tutti a un sussulto urgente sul tema. Perché Vladimir Putin non aspetterà che l’Europa sia pronta, anzi. «Gli attacchi ibridi contro infrastrutture critiche secondo gli ultimi dati del 2025 del centro di eccellenza della Nato per la difesa cyber sono aumentati del 60% rispetto all’anno precedente. Il tempo delle riflessioni è finito, il tempo delle scelte è ora. Sono scelte da fare con determinazione e coraggio. Implementare con caparbietà. Serve una leadership civile e militare, pubblica e industriale che sia strategica, chiara e coraggiosa». E che ognuno si limiti a fare il suo mestiere, possibilmente. «Oggi siamo testimoni privilegiati di un evento di portata storica, la genesi e moltiplicazione esponenziale di nuova figura professionale, quella del dronologo. Ed erano gli stessi che sino a un attimo fa erano tutti immunologi», scherza almeno per un attimo Cavo Dragone.
(da agenzie)
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