L’OSTERIA SENZ’OSTE RISCHIA DI CHIUDERE, TROPPI FURTI NEL LOCALE DOVE I CLIENTI SI SERVONO DA SOLI
“COLPA DEI GIOVANI, PENSANO CHE NON SERVA LAVORARE”.. NEL LOCALE NON C’E’ PERSONALE E I CLENTI DOPO AVER PRESO DA MANGIARE LASCIANO I SOLDI IN UNA CASSETTA
La nota Osteria Senz’Oste di Valdobbiadene, nelle Colline del Prosecco di Treviso, rischia di chiudere. Fampsa per il suo sistema unico senza personale, dove i clienti si servono da soli e lasciano i soldi in una cassetta, l’osteria ha funzionato per anni, ma negli ultimi tempi è finita nel mirino di razzie e furti.
Il proprietario Cesare De Stefani non nasconde la sua esasperazione: «Non so ancora cosa farò, ma in questo clima non penso che ci siano le condizioni per continuare a tenere aperta un’osteria come la mia», dichiara in un’intervista al Corriere del Veneto. Si dice profondamente «amareggiato» perché «il patto di fiducia con i clienti» che reggeva tutto il sistema sembra ormai spezzato.
«Ho perso il conto delle denunce»
«Ho perso il conto delle denunce. Ogni volta è un colpo al cuore, la violazione di ciò che per me è in parte una casa. Queste razzie fanno male perché non sono furti dettati da fame, non spariscono i prodotti alimentari», racconta De Stefani a colloquio con Milvana Citter.
Per difendersi, ha introdotto telecamere di videosorveglianza, ma i colpi non si sono fermati. «La mia osteria si basa sul principio per cui io mi fido dei clienti e da loro mi aspetto onestà. Questa cosa ha funzionato per tanti anni, senza bisogno di telecamere.
Questo ora è diventato un’utopia perché le generazioni e la società cambiano».
«I responsabili? Ragazzi ventenni»
Secondo De Stefani, i responsabili sarebbero soprattutto ragazzi molto giovani. «Proprio grazie alle telecamere ho scoperto chi sono i ladri che sono spesso giovanissimi, appena ventenni. Questi personaggi, con grande sfrontatezza anche in pieno giorno, forzano le serrature del magazzino per arrivare alla cassa e ai soldi», riferisce. Da qui la sua accusa a una generazione che, a suo dire, non crede più nel lavoro. «Pensano che non serva lavorare. In parte è colpa nostra: per vent’anni abbiamo detto ai giovani: “Se non studi vai a lavorare”, come se il lavoro fosse una punizione. Così abbiamo creato una generazione di gente che non crede nel lavoro e oggi invece di avere idraulici, panettieri o autisti abbiamo quello che abbiamo», denuncia il proprietario.
(da agenzie)
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