MANTOVANI MANDATO AI DOMICILIARI PER EVITARE PELLEGRINAGGIO DI POLITICI IN CARCERE
“E’ UN PARADOSSO, MA COSI’ AVRA’ MENO CONTATTI FUORI DA OGNI CONTROLLO”
“La pletora di parlamentari, esponenti di partito, colleghi e consiglieri regionali che rendono visita pressochè quotidianamente all’indagato Mantovani, al di fuori del controllo dell’autorità giudiziaria, rende paradossalmente la situazione degli arresti domiciliari, più tutelata sotto il profilo del controllo dei contatti dello stesso Mantovani”.
Il “paradosso ” che mette nero su bianco il pm Giovanni Polizzi, titolare dell’inchiesta sugli appalti pilotati, manda così ai domicilari l’ex vicepresidente ed ex assessore alla Sanità in Regione.
“Ora dimostrerò la mia innocenza”, dice subito dopo la scarcerazione Mantovani, recluso a San Vittore dal 13 ottobre con il suo segretario Giacomo Di Capua e il funzionario del Provveditorato alle opere pubbliche, Angelo Bianchi, per corruzione, concussione e turbativa d’asta.
Lo scorso venerdì, il pm Polizzi consegna al gip Stefania Pepe, che aveva già respinto altre richieste di scarcerazione per il politico, il proprio consenso alla modifica della misura cautelare. Il gip chiede però alla procura quali siano i fatti nuovi che rendono adeguati i domiciliari.
E il pm spiega che “il consulente tecnico e il Nucleo di Polizia tributaria della Gdf” hanno accertato “che la documentazione digitale e cartacea raccolta deve ritenersi esaustiva”. Resta invece, scrive il pm, “il rischio di concertazioni di versioni difensive che, insieme col pericolo di reiterazione dei reati motiva la necessità di mantere la misura custodiale”. Ed è a questo punto che è rappresentato il paradosso: per evitare che vengano “concertate strumentali versioni difensive” tra gli indagati, per Mantovani sono meglio gli arresti domiciliari del carcere.
Da quando è a San Vittore, infatti, il politico ha ricevuto la visita di “una pletora di parlamentari, esponenti di partito, colleghi e consiglieri regionali”.
Tra i più recenti, il consigliere regionale Annalisa Baroni (Forza Italia) e l’esponente in Regione della Lista Maroni, Carolina Toia.
Qualcuno è tornato dall’ex senatore anche più di una volta. È il caso di Luca Squeri, che entra in carcere il giorno dopo gli arresti e torna da Mantovani lo scorso 7 novembre. Squeri si era dimesso da coordinatore provinciale di Forza Italia in polemica con la coordinatrice regionale di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, che aveva chiesto “più trasparenza ” all’interno del partito dopo l’esplosione dell’inchiesta. Dimissioni poi rientrate.
Ben tre visite vengono invece registrate all’ingresso di San Vittore per Sante Zuffada, senatore di Forza Italia.
La prima, anche per lui, il giorno dopo gli arresti, le altre due il 5 e l’8 novembre. A trovare Mantovani anche un esponente del Partito Democratico, Fabio Pizzul (membro, come Toia, della commissione regionale Carceri), lo scorso 6 novembre.
Nelle ventiquattrore successive agli arresti, a San Vittore c’è un vero via vai di politici in visita.
I primi sono Matteo Salvini, leader della Lega, e Claudio Pedrazzini, consigliere e presidente del gruppo di Forza Italia al Pirellone, che dopo l’incontro con l’ex senatore si ferma anche con Di Capua.
Proprio a Pedrazzini, Mantovani aveva confidato i suoi timori sull’esistenza di un’indagine, dopo le perquisizioni di luglio.
I due ne parlano, intercettati, il 14 luglio 2014, pochi giorni dopo la visita della Gdf negli uffici dell’architetto di fiducia di Mantovani, Gianluca Parotti, indagato. “Arriveranno anche a me, ti ricordi che sono andati dal mio architetto?” gli dice Mantovani.
“Che cosa vogliono questi qua, è una roba pazzesca. Io ho portato da sindaco 11 milioni di investimenti. Questo mio architetto ha avuto quattro mila euro”.
Le numerose visite, sottolinea il pm, si svolgono “fuori dal controllo dell’autorità giudiziaria “.
E per questo, i domiciliari, con “divieto di comunicazione con qualsiasi mezzo con persone diverse dagli stretti familiari “, diventa una misura che dà maggiori garanzie per “il controllo dei contatti di Mantovani “.
Sandro De Riccardis
(da “La Repubblica”)
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