LA BATTAGLIA DI ALI CHE PEDALA PER POTER STUDIARE
IL COMUNE NON GLI CONCEDE LO SCUOLABUS E LUI FA OGNI GIORNO 20 KM IN BICI: “VOGLIO LAUREARMI”
Ali va veloce. Spinge sui pedali. Schiena in avanti, inghiotte cemento e nebbia con il sorriso leggero dei suoi vent’anni.
Formiche di sudore sulla pelle. Le asciuga con l’avambraccio, poi riparte con la fierezza di chi ha lo zainetto in spalla.
Ogni mattina insegue lo scuolabus per 10 chilometri all’andata e 10 al ritorno, seguito dai sorrisi affettuosi e commossi dei suoi compagni di scuola.
Su quel pullman che ogni giorno porta gli studenti della sua classe all’istituto Andriano di Castelnuovo Don Bosco, nell’Astigiano, lui non può salire. Vietato.
Il comune di Passerano Marmorito, il paese dove abita da quando è arrivato dal Bangladesh un anno fa, spiega, appellandosi al regolamento (che parla chiaro) : chi frequenta le scuole dell’obbligo ha diritto allo scuolabus ma solo se è minorenne.
Il comune di Piova Massaia, invece, dove Ali fa il volontario, è favorevole all’eccezione. Basterebbe far salire il ragazzo sullo scuolabus come «accompagnatore».
Ma su questo escamotage il comune di Passerano, al momento, non prende posizione.
Ma Ali non frena. Il desiderio di studiare è troppo forte.
Come chi immerge il remo nel fondo del fiume e forza, forza verso l’altra sponda. Non aspetta una “fune salvatrice”, non ci crede più. L’unica mano che può sollevare l’orizzonte è la sua.
«Quando diventerò un uomo con la laurea e tornerò nel mio Paese a lottare per la libertà del mio popolo, porterò con me questa bicicletta.
Se posso studiare lo devo anche a lei» commenta ticchettando con le dita la punta del sellino. Abbozza un sorriso di malcelata amarezza, e aggiunge: «La cosa che conta per me è poter studiare. Solo così potrò cambiare il mondo. E’ il mio traguardo».
Un traguardo verticale, come la porta d’ingresso della scuola. Quella che molti suoi coetanei varcano con l’annoiata rassegnazione di chi non può esimersi, per lui è un podio. Il gradino più alto.
«Ali è l’unico richiedente asilo a voler andare a scuola — commenta Elisabetta Serra, responsabile dell’associazione Bma che si occupa di circa cento richiedenti asilo e che si sta battendo da mesi perchè Ali possa andare a scuola con il bus, come tutti gli altri -. In un anno ha imparato perfettamente l’italiano, preso il diploma di terza media con “nove” e si è iscritto alle superiori per conseguire il diploma come Operatore Socio Assistenziale. Non solo: nel tempo libero fa il volontario nei comuni di Piovà Massaia e Passerano e aiuta la nostra associazione come interprete. Da un anno vive in una famiglia che lo ospita a titolo gratuito e ripaga la accoglienza con piccoli lavori domestici».
Insomma, Ali può salire sui mezzi del Comune per andare a spazzare le foglie del cimitero, ma non ha diritto ai servizi di trasporto pubblico.
«Esatto. Come Novello Rosa Parks che nell’America degli anni ’50 venne arrestata perchè si sedette su un bus riservato ai bianchi, anche Ali si scontra contro un “caso politico” di chi teme che si “possa creare un precedente”. La vera paura è che alcune famiglie possano non gradire che i loro bambini viaggino con un profugo».
Quando la neve, il ghiaccio, la burocrazia o una macchina troppo veloce gli impediranno di andare a scuola, si ritirerà e dirà addio al suo sogno di studiare.
In Bangladesh gli è stato negato il Diritto allo studio per motivi politici.
Dopo un periodo di lotta al fianco del movimento “blogger del Bangladesh”, affrontato dal governo locale a colpi di machete in testa (15 blogger tra i 16 e i 40 anni uccisi in un triennio), è fuggito.
«Lui rischia di fare la stessa fine se non otterrà un permesso di soggiorno — conclude Serra — Ha già ricevuto un primo diniego dalla commissione di Torino».
A gennaio se nulla cambierà Ali dovrà tornare in Bangladesh.
Dove la strada liquida, fatta d’acqua e fango, lo costringerà a scendere dalla bici.
Laura Secci
(da “La Stampa”)
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