MARCO TRAVAGLIO: REA SILVIA
COME MANNING: A BERLUSCONI, “VITTIMA” COME GESU’ E MANDELA, NON RESTA CHE DIRE “VOGLIO ESSERE DONNA”
Da tre settimane le gazzette s’interrogano ansiose e lacrimanti su che cosa faccia tutto il giorno il noto delinquente barricato nel bunker di Arcore.
Noi, grazie alle nostre aderenze nel suo entourage, siamo in grado di svelare l’arcano. Non è vero, come insinua la stampa comunista, che l’illustre pregiudicato passi il tempo a picchiare la testa contro il palo della lap dance rimpiangendo i bei tempi andati e rimuginando sulle possibili vie di fuga.
Anche le convocazioni dei giuristi di corte (celebre il sequestro dell’avvocato Coppi, prelevato da una spiaggia di San Benedetto del Tronto e caricato a forza su un elicottero destinazione Brianza) per compulsare le varie opzioni finalizzate all’agibilità politica — amnistia, indulto, grazia, commutazione della pena, domiciliari, servizi sociali, ripristinare l’immunità retroattiva, impugnare la legge Severino alla Consulta perchè retroattiva, riscrivere la legge Severino, fottersene della legge Severino, rinviare sine die il voto in giunta, revisione della sentenza di Cassazione, quarto grado di giudizio alla Corte di Strasburgo, dossierare Esposito, ricattare Napolitano, rammentare a Enrico Letta il suo albero genealogico, chiamare D’Alema, provare con Violante, fuggire all’estero, appellarsi con videomessaggio alla Nazione, tenere un discorso in Senato come Craxi alla Camera, bombardare il Senato, richiamare gli amici di Palermo, lima nella torta, lenzuolo annodato, suicidio — sono soltanto fumo negli occhi.
Ben altra è la strategia vincente, che richiede però massima discrezione e lunga preparazione.
Non a caso i fedelissimi — come riassume l’Espresso — sono impegnati da giorni a paragonare B. ai grandi condannati e/o detenuti della storia: “Mandela” (copyright Minzolini), “D’Artagnan” (Quagliariello), “Yulia Tymoshenko” (Santanchè), “Pasolini” (Sgarbi), “Pertini” (Barani), “Juan Domingo Peròn, Kakuei Tanaka, Thaksin Shinawatra, Nelson Mandela, Yulia Tymoshenko, Aung San Suu Kyi” (Libero), “Aldo Moro” (Rotondi), “Dante Alighieri, Silvio Pellico, Enzo Tortora, Alfred Dreyfuss, Giovannino Guareschi” (Il Giornale), “Gandhi, Tymoshenko, Mandela, Erdogan, Havel, Giulio Cesare, i partigiani” (L’Esercito di Silvio), “Socrate” (Susy De Martini), “Galileo Galilei” (ri-Barani), “Che Guevara” (Amicone), “Adriano Sofri” (Italia Oggi), “Valentino Rossi” (Lara Comi), “Gramsci” (Paolo Guzzanti), “unico Dio” (Antonio Razzi), “Gesù Cristo” (ri-Rotondi e Alfano).
Le inutili e pretestuose ironie che hanno accompagnato gli illustri accostamenti non ne colgono la portata strategica, anche se qualche perplessità avrebbero suscitato nel Cainano gli apparentamenti col partigiano rosso sangue Francesco Moranino, condannato per 7 omicidi e poi graziato da Saragat, e con i criminali nazifascisti e ciellenisti amnistiati da Togliatti, evocati rispettivamente dal senatore Lucio Malan e dal ministro Mario Mauro.
Ma ormai la strada è segnata, gli indugi sono rotti, il dado è tratto.
I bene informati lo chiamano Lodo Arsenio Lupin, dal nome del celebre perseguitato politico che, per conservare l’agibilità , cioè per non finire in galera, ricorreva a mirabolanti e riuscitissimi travestimenti.
Ecco spiegati tutti quei parallelismi storici.
Dal 1 agosto, giorno dell’infausta condanna, il Cainano è in sala trucco e parrucco per studiare il camuffamento migliore, onde poter continuare a circolare a piede libero in Parlamento, fischiettando senza farsi notare.
Scartato Pellico, che si chiamava Silvio ma finì pur sempre ai Piombi e allo Spielberg, dunque porta sfiga; escluso Tortora (che fra l’altro rinunciò all’immunità per andare in carcere), per eccesso di pappagalli nella voliera di Arcore; impossibile Mandela, per insufficienza di fard; inaccettabile Gramsci (dicono che fosse comunista); sconveniente Pasolini (pare che fosse frocio); improbabili Socrate, Dante e Galileo (troppo intellettuali per non essere di sinistra); da evitare pure il Che (troppo alto), Gandhi (troppo magro), la Tymoshenko (troppo pallida) e Dreyfuss (Gasparri non sa chi sia); sconsigliabili Dio e Gesù Cristo, per concorrenza sleale; si starebbe optando per un travestimento da Bradley Manning, il giovane soldato americano appena condannato a 35 anni di galera perchè passava segreti a Wikileaks e ora punta alla grazia attribuendo le sue spiate alle turbe dovute alla sua natura femminile imprigionata nel corpo di un maschio, per giunta in uniforme militare.
Già scelta la parrucca da bella brunetta (con quella bionda lo scambierebbero tutti per Marina, con quella rossa per Giuliano Ferrara) per il decisivo coming out a reti unificate: “Ebbene sì, sono sempre stato donna: ma tutti mi dipingevano come un maschio, anzi come un macho. Per questo frodavo il fisco: per dimenticare. Chiamatemi Silvia”.
Seguiranno terapia ormonale e intervento chirurgico a Casablanca, 1689 km da Hammamet.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply