“NAPOLI E’ SPEZZATA DALLE DISEGUAGLIANZE. E I SOCIAL LE AMPLIFICANO”
INTERVISTA ALLO SCRITTORE PARTENOPEO MAURIZIO DI GIOVANNI
Indossano i pantaloni della tuta o i jeans, i giubbetti molto corti, quasi sempre colorati, le scarpe firmate e di solito hanno il nome dei loro amori tatuati sulla pelle.
Sono alcuni adolescenti napoletani, quelli che non hanno un domani e nemmeno ci credono, quelli che non temono il carcere nè la morte, perchè sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto e subito, ma — soprattutto – che “i soldi li ha chi se li prende”.
E allora, al via “le stese”, il correre sui motorini a volto coperto ma senza casco per andarsi a prendere quei soldi, ma soprattutto il potere, momenti tragici in cui tutti si buttano per terra — stesi – perchè terrorizzati, pietrificati e “se qualcuno lo stendi davvero, se lo ammazzi, è danno collaterale, possibilmente da evitare, ma se accade, accade”, scriveva Roberto Saviano in uno dei suoi ultimi libri, “La paranza dei bambini” (Feltrinelli), interamente dedicato al fenomeno delle baby gang che imperversano sempre di più a Napoli e nelle città vicine.
Quel libro è uscito quasi tre anni fa, ma “il problema è enorme”, ha spiegato di recente in un suo video l’autore del bestseller “Gomorra”, esiste da più di venti anni, ma non si è fatto nulla e le baby gang continuano ad avere la meglio, come hanno dimostrato gli ennesimi atti di cronaca degli ultimi giorni che hanno riportato la città partenopea al centro dell’attenzione per la violenza giovanile.
C’è stata una “sudamericanizzazione” di Napoli e del Sud Italia nell’indifferenza totale del dibattito pubblico e il copione è sempre lo stesso.
Gruppi di bulli avvicinano ragazzi indifesi che passeggiano o si recano a casa o a scuola, fanno qualche battuta a cui seguono le aggressioni, verbali all’inizio e poi fisiche.
È successo al diciassettenne Arturo, accoltellato in strada da quattro suoi coetanei, o a Gaetano, quindici anni, picchiato di recente da quindici ragazzini, tutto in pieno centro. Fenomeni che stanno assumendo contorni sempre più preoccupanti tanto che oggi il Ministro dell’Interno Minniti è stato a Napoli per presiedere in Prefettura il vertice del Comitato per l’ordine e la sicurezza.
“Al di là di Napoli, Il nostro è un Paese dannatamente spezzato dalla disuguaglianze, un posto in cui tutti fingono che la disoccupazione è stata sconfitta, ma in realtà manca il lavoro e c’è precarietà “.
Napoletano doc, lo scrittore Maurizio De Giovanni, autore di romanzi cult della saga dei Bastardi di Pizzofalcone (l’ultimo ad essere stato pubblicato è “Souvenir”, Einaudi Stile Libero) e di romanzi neri con il commissario Ricciardi dice la sua su questa faccenda che intristisce giorno dopo giorno sempre di più e alla quale non si riesce a trovare una soluzione. E sceglie l’Huffpost.
“La novità , rispetto al passato, è rappresentata dai social network”, aggiunge. “Quei ragazzini non fanno atti vandalici verso negozi, ma verso ragazzi come loro, verso coetanei che hanno avuto più fortuna e cose che loro non si possono permettere”. “Tutti possono essere testimoni degli altri e arrivare ad altre vite, immaginate o semplicemente sognate: li spiano su Facebook o Instagram, conoscono le loro mosse, sanno dove abitano e li raggiungono nel più breve tempo possibile, perchè Napoli non è Roma dove le distanze sono molto più grandi”, precisa De Giovanni.
“Mutano un odio di categoria e di classe gli uni dei confronti degli altri.”, aggiunge, dando poi ragione a Saviano che ha parlato dell’importanza fondamentale delle scuole, “il centro di tutto”, ma per De Giovanni , oltre che un problema di natura culturale, tutto questo “è anche il segnale della privazione del futuro”, “il livore nei confronti di un destino che concepiscono già segnato”.
(da “Huffingtonpost”)
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