NERVI TESI AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA: IL PORTAVOCE DEL MINISTRO NORDIO, FRANCESCO SPECCHIA, HA MINACCIATO DI ANDARSENE PER L’ECCESSIVO INTERVENTISMO DELLA CAPA DI GABINETTO, LA “ZARINA” GIUSI BARTOLOZZI
LA TENSIONE CON SPECCHIA, È SCOPPIATA SU UN COMUNICATO STAMPA RELATIVO AI DATI SUI SUICIDI IN CARCERE: BARTOLOZZI HA CHIESTO DI SUPERVISIONARE IL CONTENUTO E IL PORTAVOCE HA SBOTTATO
La comunicazione del governo Meloni è tanta croce e poca delizia, almeno per il rapporto con i professionisti del settore, spin doctor, giornalisti prestati al palazzo o comunicatori istituzionali a tutto tondo. Nella squadra ministeriale la convivenza con portavoce e capi uffici stampa è – eufemismo – quantomeno travagliata.
In tanti hanno preferito andare via, altri nemmeno prendono in considerazione l’ipotesi di farsi assumere. L’ultima turbolenza c’è stata a via Arenula, al ministero della Giustizia, finito sotto pressione per la vicenda della liberazione di Almasri.
Trapela la voce dell’insoddisfazione del portavoce del Guardasigilli Carlo Nordio, Francesco Specchia, ex penna di punta del quotidiano Libero che aveva già preso il posto di Raffaella Calandra. Il giornalista, secondo quanto raccontano a Domani, avrebbe lamentato l’eccessivo interventismo della capa di gabinetto, Giusi Bartolozzi, che per la sua smania di controllo sui vari dossier è stata etichettata la “zarina di Nordio”.
La tensione con Specchia, stando ai rumors, è scoppiata su un comunicato stampa relativo ai dati sui suicidi in carcere. Bartolozzi ha chiesto di supervisionare il contenuto e il portavoce ha sbottato.
Da qui la voce di un possibile passo indietro, che non c’è stato grazie alla mediazione dei vertici ministeriali. Via Arenula è già nell’occhio del ciclone per il caso di Almasri, la burrasca sulla comunicazione in questa fase sarebbe stata insostenibile. Per ora, insomma, non ci saranno scossoni.
Ma i rapporti con i comunicatori sono complicati anche alla presidenza del Consiglio. L’idea di portare a palazzo Chigi il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, è solo un altro capitolo del complicato rapporto con la comunicazione di Giorgia Meloni.
La leader di Fratelli d’Italia non è riuscita a trovare un portavoce in tre anni al governo. La parentesi di Mario Sechi è un’eccezione non proprio esemplare: è durata solo cinque mesi. E per capire l’aria che tirava, l’attuale direttore di Libero era stato inquadrato come capo ufficio stampa. La parola portavoce provocava l’orticaria all’inner circle meloniano, in testa la segretaria tuttofare Patrizia Scurti.
La girandola di nomi è impazzita per individuare il possibile sostituto. Dopo due anni di vuoto, è spuntato Chiocci. Nel frattempo, la macchina è stata mandata avanti dal nuovo capo ufficio stampa (prima era il vice), Fabrizio Alfano. […]
Ma il portavoce è mestiere usurante in quasi tutti i ministeri della destra. il valzer di professionisti non accenna a finire. Il numero uno del Mimit, il meloniano Adolfo Urso, è alla ricerca di un giornalista dopo il commiato di Giuseppe Stamegna (che era anche capo ufficio stampa) a fine aprile per motivi personali. L’effetto logoramento ha comunque influito.
Per colmare la lacuna è stata scelta la soluzione interna con la promozione di Fabio Miotti, in precedenza vice di Stamegna Resta tuttora vacante la casella del portavoce, nonostante un incarico a elevato grado di appetibilità. Quello di Stamegna non era peraltro stato il primo cambio: aveva preso il posto di
Gerardo Pelosi, che si era lasciato in malo modo con Urso per la gestione della comunicazione sul caro carburanti.
Un’altra pietra miliare degli affanni con i comunicatori è a via XX Settembre, sede del ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare (Masaf): Francesco Lollobrigida, a oggi, è senza speaker. Dalle sue parti sono già approdati 5 professionisti.
La prima è stata Antonella Giuli, sorella del ministro della Cultura, poi passata all’ufficio stampa di Montecitorio. L’uomo macchina era diventato Paolo Signorelli, assunto come capo ufficio stampa, finito nella bufera mediatica per alcune chat con Fabrizio Piscitelli, capo ultrà della Lazio, noto come Diabolik poi ucciso nel 2019.
Signorelli ha rassegnato le dimissioni – caso raro in certi ambienti – per evitare lo stillicidio, mentre la portavoce Barbara Catizzone ha nel frattempo ha ottenuto un incarico al ministero dell’Agricoltura nell’ambito dell’ippica. A sostituirla era arrivato Gennaro Borriello, uomo di Publitalia, abile nei rapporti con le televisioni e molto apprezzato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.
Al Masaf è durato appena otto mesi. Si era insediato a ottobre e a maggio ha già salutato la comitiva. Il valzer non è finito, dunque. Al momento il riferimento è Edoardo Garibaldi, con trascorsi a Report, il programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci, e a Stasera Italia (Rete 4), arruolato con i galloni di capo ufficio stampa a marzo. Resta da riempire la casella di portavoce.
Al ministero del Lavoro la vita da comunicatore è altrettanto precaria. Il primo ad affiancare Marina Elvira Calderone è stato Ignazio Marino. Dopo meno di un anno e mezzo ha lasciato il
doppio incarico di capo ufficio stampa e portavoce, assunto da Marco Ventura, che ha resistito sei-sette mesi, preferendo il ritorno alla casa madre, al quotidiano Il Messaggero.
Adesso gli incarichi sono stati sdoppiati: da ottobre scorso il portavoce è Gianmario Mariniello, già al vertice della comunicazione della giunta regionale della Basilicata guidata dal forzista Vito Bardi. Al timone dell’ufficio stampa, invece, è stata promossa Elena Pasquini, che era direttrice della comunicazione della fondazione dei consulenti del lavoro, presieduta da Rosario De Luca, marito della ministra.
Altri movimenti sono in vista al ministero dell’Istruzione, con Giuseppe Valditara, dove il turbinio non è stato da meno rispetto agli altri. Inizialmente era stato incaricato Giovanni Sallusti, che è andato via dopo cinque mesi circa.
Da lì è partita una selezione non semplice: qualcuno ha annusato l’aria e ha rifiutato la proposta, così Francesco Albertario ha sommato gli incarichi di portavoce e capo ufficio stampa.
Ora, per questa seconda posizione potrebbe arrivare un profilo esperto come Alessio Postiglione, docente e scrittore, che vanta una lunga trafila nei palazzi della politica, da palazzo Chigi alla regione Lazio. Altri componenti del governo hanno fatto un solo cambiamento, come nel caso di Zangrillo.
Nel grande caos di cambiamenti, sono in pochi a resistere al logorio della vita da portavoce. Uno degli highlander è Matteo Pandini, uomo macchina della comunicazione del vicepremier Matteo Salvini.
(da agenzie)
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