NETANYAHU NON È RIUSCITO A UCCIDERE KHALED MESHAL, L’ULTIMO DEI NUMERI UNO DI HAMAS, NON HA DECAPITATO L’ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA E NON HA PIÙ UN TAVOLO PER NEGOZIARE IL RITORNO DEGLI OSTAGGI PER I QUALI, COME HA PROFETIZZATO IL GOVERNO DEL QATAR, “NON C’È PIÙ SPERANZA”
PER IL FLOP, FINISCE SOTTO ACCUSA IL MOSSAD CHE AVEVA SEGNALATO LA PRESENZA DI MESHAL, MA IN UN’ALTRA STANZA – E IL PREMIER DEL QATAR AL THANI ORA RIVELA: “A GIUGNO, AVEVAMO INTERCETTATO I MISSILI IRANIANI. GLI ISRAELIANI SONO UN’ALTRA COSA, HANNO USATO MEZZI CHE I NOSTRI RADAR NON HANNO VISTO”
Non ha ucciso Khaled Meshal, l’ultimo dei numeri uno. Non ha decapitato Hamas, o quel che ne resta. Non ha più un tavolo per negoziare il ritorno degli ostaggi: «Per loro, ormai non c’è speranza», li seppellisce il governo del Qatar
Non ha più un amico nel Golfo, almeno all’apparenza: dagli
Emirati al re di Giordania, dai sauditi agli egiziani, tutti si stanno precipitando alla corte dell’emiro di Doha e concordano, sì, che «Netanyahu a questo punto va consegnato alla Corte penale internazionale».
Non è finita in gloria e a Tel Aviv, nei corridoi della Difesa, s’avverte il malumore: i generali dell’Israel Air Force avevano espresso qualche dubbio non tanto sull’opportunità, quanto sulla riuscita del blitz. Unica consolazione: «Siamo riusciti a incutere paura nei cuori dei leader politici di Hamas».
I cellulari dei terroristi colpiti suonano a vuoto, qualunque cosa significhi. Sei capi supremi sono stati comunque ammazzati, chiunque essi siano. E non si dimentichi che per ufficializzare la morte d’Ismail Haniyeh, ucciso nel luglio ’24 in Iran e sepolto poco lontano dal villino di Doha, gli israeliani impiegarono cinque mesi. Vai a sapere.
Il prezzo politico, per Netanyahu è un piccolo saldo. Pochissimi in Israele gli contestano d’essere un esportatore di guerra. Molti gli rinfacciano d’esportarla male. E non sono serviti granché i meticolosi preparativi che hanno preceduto l’operazione. L’Iaf l’aveva pianificata già dall’inizio dell’anno, spiegano i media israeliani, ma c’è stata un’accelerazione quando s’è capito che Hamas respingeva qualsiasi proposta d’accordo.
Anche la data non doveva essere il 9 settembre: Bibi aveva firmato l’ordine già un mese fa, optando poi per l’occupazione militare di Gaza City. Volano un po’ di stracci.
Qualche accusa al Mossad, che aveva segnalato la presenza di Meshal, sì, ma non ha capito che la riunione di Hamas si sarebbe tenuta in una stanza vicina: l’errore che avrebbe salvato il gran capo.
Qualche rimostranza arriva pure dai ministri che seguono il dossier degli ostaggi: per prudenza, Netanyahu li ha tagliati fuori dalla war room, ammettendo solo il responsabile della Difesa, Israel Katz, e l’incaricato speciale Ron Dermer.
La segretezza è stata mantenuta al livello più alto: a ogni partecipante, è stato imposto di firmare un impegno alla riservatezza anche per il dopo (troppe volte, i dettagli sono finiti sui giornali ed «è come se il cuoco raccontasse a tutti le sue ricette», esemplifica un ufficiale), tutti i ministri del gabinetto di sicurezza hanno saputo dell’attacco solo dai social.
Sono state usate anche armi nuovissime e top secret, rivela il premier qatarino Mohammed Al Thani. «A giugno, avevamo intercettato i missili iraniani». E ora? «Gli israeliani sono un’altra cosa — allarga le braccia —, hanno usato mezzi che i nostri radar non hanno visto».
(da agenzie)
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