ODIFREDDI: “NON HO MAI INCITATO ALLA VIOLENZA, MA CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA”
IL MATEMATICO ATTACCATO DALLA MELONI: “COMPRENDERE NON VUOL DIRE GIUSTIFICARE”
«Non ho fatto neanche il militare, si figuri se incito alla violenza». Il matematico impenitente Piergiorgio Odifreddi, 75 anni, non è nuovo alle posizioni spericolate, ma non ci sta a passare per un facinoroso dopo il suo intervento a L’aria che tira su La 7 criticato dalla premier Meloni
Lei sostiene che non sia uguale sparare a Martin Luther King e a Charlie Kirk, è così?
«Mi pare logico. Nella trasmissione non mi hanno fatto finire il ragionamento, ma non intendevo giustificare la violenza. Semplicemente credo che se uno predica la pace è più assurdo che venga ucciso, mentre chi dissemina odio e incita al riarmo si esponga maggiormente a ritorsioni. Questo non significa che io ne sia contento, come ha detto Meloni, o che lo trovi giusto. Le persone però non sono tutte uguali e non c’è nulla di male nel dirlo».
La premier le ha posto quattro domande, cominciamo dalla prima: intende che ci siano persone a cui è legittimo sparare in base alle loro idee?
«No, non è mai legittimo sparare a nessuno. Neppure a chi sostiene tesi estremiste».
Seconda domanda, ci sono persone a cui è meno grave sparare perché non se ne condividono le idee?
«Neppure, come ho detto penso solo che se si predica la non violenza ci si possono aspettare reazioni miti. Se invece si scaldano gli animi ci si possono attendere risultati peggiori. Chi semina vento raccoglie tempesta o chi di spada ferisce di spada perisce. Ma non c’è nessuna giustificazione nel mio ragionamento».
Terza domanda, ci sono persone a cui è comunque comprensibile che venga voglia di sparare in base alle loro idee?
«Questo è diverso. Capisco che qualcuno possa reagire male in date situazioni. Non certo io, e non lo approvo, ma la vita di un giovane disadattato può essere influenzata da stimoli negativi».
Quarta domanda, bisogna pensare a pene inferiori per chi spara a
un esponente di destra, magari prevedendo come attenuante il fatto che le sue idee siano impresentabili?
«No, ma nemmeno di superiori come sembra proporre Salvini parlando di pena di morte, non prevista nel nostro ordinamento, solo per seguire Trump che l’ha subito invocata nel caso Kirk. Meloni in questo senso è più moderata, o se vogliamo più ignava perché aspetta sempre le posizioni degli altri».
A cosa si riferisce?
«La premier si è rivelata efficace in molte situazioni, ma in politica estera è troppo dipendente da Trump e nell’Ue cerca di barcamenarsi. In politica interna poi non vedo grandi riforme, per esempio sulla scuola che resta in ritardo. Capisco che apprezzi l’impostazione di Gentile, ma sarebbe ora di aggiornarla coinvolgendo i docenti e smettendo di cambiare solo l’esame di maturità».
Come l’ha presa tutta questa attenzione da parte della premier?
«Non mi fa né piacere né dispiacere. Mi sembra una tempesta in un bicchier d’acqua, quasi imbarazzante da spiegare. Il suo discorso sarà stato scritto da un consigliere privo di idee migliori. Il ministro Giuli, che conosco, sicuramente non mi ritiene un facinoroso. Lui è l’esempio di un conservatore moderato e raffinato, che certamente non predica odio».
C’è un clima d’odio oggi secondo lei?
«È palpabile. Basta sentire i discorsi del segretario della Nato Rutte. L’Occidente è troppo ricco rispetto al resto del mondo. Una guerra mondiale sarà inevitabile se non ce ne rendiamo conto».
E in Italia c’è un clima d’odio?
«È un riflesso di quello internazionale. Siamo al noi contro loro. L’Occidente contro i Brics. Il rischio è che prima che crescano troppo qualcuno metta in scena una guerra per fermarli».
Putin è un pericolo per l’Ue?
«Sono tre anni che c’è la guerra in Ucraina e si è capito che la sua potenza militare non è in grado di andare oltre. Al di là delle sue volontà, non è riuscito a prendere neanche Kiev».
Più in generale non teme che i suoi distinguo ricordino le uscite dei cattivi maestri degli anni ’70?
«Se si riferisce a Moravia o a Sciascia, che dicevano né con lo Stato né con le Br, posso capire. Quello Stato e l’opposizione poco rivoluzionaria del Pci in Parlamento erano criticabili».
Insomma, lei si sente un rivoluzionario?
«No, ma non mi piace il sistema capitalista basato solo sul profitto. E sono contrario a guerre e riarmi per coprire i nostri squilibri. Mi sento come Bertrand Russell, che era un lord socialista».
(da La Stampa)
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