PERCHÉ TYLER ROBINSON HA UCCISO CHARLIE KIRK? SECONDO IL COMMENTATORE MAX BURNS , ROBINSON AVREBBE DECISO DI USARE LA VIOLENZA PER DIVENTARE FAMOSO TRA I MEMBRI DELLA SUA NICCHIA, CHIUSI IN UNA BOLLA DIGITALE
SI TRATTA DI UNA ARENA VIRTUALE DOVE CIRCOLANO SOLO DETERMINATE IDEE, RILANCIATE DAGLI ALGORITMI. L’ESPLOSIONE DI VIOLENZA NON SAREBBE RIVOLTA ALL’OPINIONE PUBBLICA, ALL’ESTERNO, MA A COLORO CHE FANNO PARTE DEL CERCHIO VIRTUALE … SONO KILLER “IBRIDI”: MESCOLANO RAGIONI POLITICHE E PERSONALI
Tyler Robinson è in cella e, se vorrà, potrà dare spiegazioni sull’uccisione di Charlie Kirk. Una fine diversa rispetto all’attentatore di Donald Trump, Thomas Crooks, neutralizzato dal tiro degli agenti. I due, però, sembrano appartenere ad un mondo sotterraneo, un incrocio tra realtà e videogame.
le fazioni che spaccano l’America sono in lotta indicandolo come estremista di sinistra o di destra.
Per ora abbiamo poche certezze su Tyler, 22 anni, ex studente
modello, definito introverso ma simpatico, ma anche «strano negli ultimi tempi», impegnato in un corso da elettricista, abituato a maneggiare armi.
Raccontano che passasse molto tempo con videogiochi nell’appartamento che condivideva con una partner trans che ha collaborato con la polizia. L’unica a sbilanciarsi la sua famiglia: ha spiegato che l’omicida accusava Kirk di essere pieno d’odio. Ad oggi abbiamo dei «segni» parziali. A cominciare da frasi incise sui bossoli del fucile da caccia impiegato nell’ateneo. Ci sono «Bella Ciao», «Hey fascista, prendi questo», poi altre battute.
Per alcuni sono messaggi privi di connotazioni precise ma slogan, frasi ironiche e modi di dire tratti dalla subcultura dei game digitali. L’inno dei partigiani italiani, infatti, compare in almeno due «giochi» ma è stato usato anche dai seguaci di Nick Fuentes. Noto esponente del nazionalismo bianco, diventato un critico feroce di Kirk perché lo riteneva non abbastanza deciso. Da qui un appiglio per chi vede nell’assassino un suprematista.
Il legame sentimentale con un uomo che stava per diventare donna potrebbe essere usato dai supporter di Trump, un tema già cavalcato dopo attacchi che hanno coinvolto transgender. Un commentatore democratico, Max Burns, senza trascurare eventuali risvolti ideologici, ha offerto un’interpretazione interessante.
A suo parere Robinson è un giovane, come altri, che ha deciso di usare la violenza per diventare famoso tra i membri della sua nicchia, chiusa in una bolla digitale. È una arena dove circolano solo determinate idee — le loro — rilanciate dagli algoritmi. E
l’esplosione di violenza non è rivolta all’opinione pubblica, all’esterno ma a «coloro» che fanno parte del cerchio virtuale. C’è chi apre il fuoco all’interno di una scuola oppure in ufficio perché vuole diventare «famigerato».
Solo che ci sono così tanti episodi negli Stati Uniti, rileva Burns, che la copertura delle tv è intensa quanto corta nel tempo. Ed allora individui come Robinson — e forse Thomas Crooks — restringono il numero dei bersagli e scelgono invece un unico target: la figura rappresentativa, meglio se è qualcuno che ha diviso con posizioni controverse. E così provocano un’onda lunga, scatenano rabbia, alimentano le polemiche, offrono ganci per continuare.
Possiamo anche definirli degli ibridi, sparatori che uniscono pulsioni politiche a quelle più personali, il terreno è vasto, senza confini. L’atto è seguito dalla cortina fumogena rappresentata dai «meme», da poche righe inserite in un foglietto, scritte sul calcio di un fucile, lasciate in piattaforme frequentate dai suoi simili. Sono prese in giro studiate per ingannare i media, confondere gli investigatori, sfottere chi cerca di capire. È simile al post di un troll, dove la pallottola serve ad uccidere ma anche a portare un messaggio
(da agenzie)
Leave a Reply