QUELLA CAREZZA PER BLANDIRE LO ZAR
LA FOTO EMBLEMATICA: PUTIN IMPASSIBILE ALLO SHOW DI TRUMP …TRA APPLAUSI, TAPPETI ROSSI E STRAPPI AL PROTOCOLLO
Protagonista indiscussa dell’incontro tra Trump e Putin è la stretta di mano. Più volte ripetuta, prima nella foto appena scesi dall’aereo, poi di nuovo per i fotografi, poi nel corso della conferenza stampa. Una stretta lunga – quella sulla pista d’atterraggio – e protratta, quasi a voler sottolineare con forza che si tratta del sigillo di un’alleanza, non di un semplice saluto, in cui la mano sinistra di Trump poggia sulle loro due mani intrecciate, come in una carezza. Viene da pensare al commento di Alan Friedman: «È più forte di lui, lo adora, è innamorato di Putin».
Se Trump adora Putin, però, dalle foto non sembra che Putin lo ricambi. Nella foto in cui i due leader parlano con l’interprete sullo sfondo, Trump sembra spiegare, chiedere, quasi supplicare Putin che lo ascolta impassibile. È evidente che il presidente degli Stati Uniti non otterrà dallo zar della Russia ciò che gli chiede. Trump allarga le braccia, con insistenza, Putin lo guarda con ironia.
Nella foto della conferenza stampa Putin e Trump sono ciascuno dietro il proprio leggio per parlare ai giornalisti, senza però che questi possano fare domande, in perfetto stile sovietico. A parlare per primo è Putin, uno strappo al cerimoniale dato che a parlare per primo avrebbe dovuto essere il presidente del Paese ospitante, ma forse Trump crede che l’Alaska sia ancora in Russia. E poi c’è il tappeto rosso, segno tradizionale di onore e rispetto, anche se ormai ne approfittano un po’ tutti. E
l’applauso, incongruo segno di approvazione che Trump rivolge a Putin quando questi scende la scaletta dell’aereo, non previsto da nessun cerimoniale. Si è mai visto un presidente che applaude uno zar? E la limousine di Trump, in cui il presidente trascina un Putin fra stupito e riluttante, quasi a volergli parlare senza testimoni.
I volti, gli atteggiamenti, ben visibili in tutte le foto e particolarmente in queste: Trump è esitante, non sembra molto sicuro di sé, tranne che nella foto dietro il leggio, in cui sembra riacquistare compostezza, allargando le braccia, con la sua tipica smorfia sul volto. Putin ha le mani dietro il leggio, nascoste, il volto interlocutorio, si vede che i giornalisti non gli piacciono e in Alaska non può farci niente, ma sta al gioco. Anche a Trump non piacciono, ma è pur sempre in una democrazia. Putin inviterà Trump a Mosca per un prossimo giro di trattative. Trump sembra spiazzato, incerto, ma perché no?
Insomma, sempre per citare Alan Friedman, «imbarazzante». Per Trump, evidentemente. Putin è un criminale di guerra, colpito da un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per “crimini di guerra, deportazione illegale e trasferimento illegale di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia”. Nessuno si aspettava che venisse arrestato, dal momento che gli Stati Uniti, come del resto la Russia, non riconoscono il Trattato di Roma del 1998. Ma addirittura applausi e tappeto rosso!
Ancora più sgradevole per Trump è il fatto che le immagini ci restituiscono un presidente degli Stati Uniti totalmente dipendente da Putin. Che un personaggio come lui possa non essere all’altezza di un Putin, che ha un passato, sotto l’Urss, di tenente colonnello del Kgb, e che quindi non può essere uno sprovveduto, non è stupefacente. Più preoccupante è il fatto che questa vera e propria rappresentazione teatrale dell’incontro di Anchorage non solo non abbia portato a nessuna pace, ma abbia invece ristabilito il prestigio internazionale di Putin. Ce lo potevamo aspettare, ma vederlo impresso nelle foto, nei volti, nei gesti, visibile a tutti, senza pietà, questo è davvero imbarazzante. Finisce che Trump ci farà pena, anche se non se lo merita.
(da lastampa.it)
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