ROBERTO VANNACCI È IMPEGNATO A PIAZZARE I PROPRI NOMI NELLE LISTE DELLA LEGA PER LE REGIONALI. MOLTI DEI SUOI CANDIDATI SONO ESTERNI AL CARROCCIO, “COLTIVATI” NEI CIRCOLI DELL’EUROPARLAMENTARE, DI FATTO UN PARTITO NEL PARTITO. POI CI SONO EX BOSSIANI E TRANSFUGHI DI FDI
ZAIA È ACIDO: “VANNACCI È UN VALORE AGGIUNTO SE FA IL LEGHISTA”… L’ATTACCO DELLA SALVINIANA SUSANNA CECCARDI: “LA POLITICA NON È COME L’ESERCITO, NON CI SONO TRUPPE”
Tira una brutta aria in Veneto, dentro la Lega. Tutti sono costretti a far buon viso a cattivo gioco, oggi Roberto Vannacci sarà in Veneto alla tradizionale festa della Lega a Oppeano, ma gli umori dei colonnelli locali sono pessimi. «Vannacci è un valore aggiunto se fa il leghista», rispondeva due giorni fa Luca Zaia alle domande sul generale in pensione.
E quel “se” è tutto un programma: no, non lo fa, è ciò che pensano praticamente tutti, fan esclusi. Anche perché l’ex generale è impegnato a piazzare i propri nomi su e giù per l’Italia, gente esterna dal Carroccio ma coltivata nei suoi cosiddetti “team”. Cioè un partito nel partito
Restando in Veneto, tra i vannacciani c’è Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lista Zaia protagonista due anni fa di un attacco social rivolto contro la sorella di Giulia Cecchettin, la giovane di Saonara uccisa dall’ex fidanzato. Le diede della satanista. Non ha la tessera leghista in tasca
In Toscana Cristiano Romani, vicepresidente nazionale del Mondo al Contrario, uno della compagnia dell’anello, dovrebbe essere candidato nel collegio di Grosseto. C’è un posto da capolista anche per l’amico ed assistente parlamentare di Vannacci Massimiliano Simoni, ex FdI.
Alcuni effetti della corsa al vannaccismo sono esilaranti, tipo il cartellone gigante del candidato “scrivi Vasellini (Andrea, ndr) ma si legge Vannacci”, sempre a Grosseto, con i faccioni di entrambi.
A Varese un bossiano di vecchia data come Maurilio Canton, rientra in Lega dalla finestra proprio con un team locale. In Puglia invece, dove si dovrebbe votare a novembre, il vicesegretario dovrebbe essere capolista nei collegi di Bari, Foggia e Taranto, e sarà un altro modo per misurare il proprio peso.
In Toscana ad esempio un pezzo di Lega, quello storico e più fedele a Susanna Ceccardi, è sul punto di disertare la campagna elettorale. Il “metodo Vannacci”, decisionista e provocatorio,
funzionerà?
Per fare un esempio di questo metodo: domenica via social Vannacci annunciava così per il suo arrivo in terra lighista: «Esorto chiunque rilasci dichiarazioni pubbliche a connettere la lingua al cervello prima di muoverla». Di cosa sta parlando il vicesegretario? Di voti. E a chi parla? Ai suoi compagni di partito. Traduzione del suo pensiero: io ho preso una montagna di voti alle scorse Europee, portate rispetto. Se si considera il contesto – che è noto: ci sono le regionali in vista e non si sa se la Lega avrà il candidato dopo Luca Zaia – ce n’è abbastanza per far salire la tensione oltre il livello di guardia.
Sì perché Vannacci scriveva: «Girano infatti voci e pseudo-testimonianze che vorrebbero promuovere il concetto che ai veneti Vannacci non piaccia e che non sia un valore aggiunto per la Lega. Io, come al solito, mi baso sui dati disponibili, invece di aprire bocca e darle fiato».
E sbam, ecco che schiaffa lo screenshot del numero di preferenze ottenute nel 2024: tre volte e mezzo i voti del secondo, il segretario veronese ed eurodeputato pure lui Paolo Borchia. Non uno qualsiasi: è il capodelegazione del Carroccio a Bruxelles, salviniano di stretta osservanza, il quale fra le altre cose aveva pubblicizzato la festa veneta sui propri profili omettendo l’arrivo del fu generale.
Vannacci, nominato vice di Salvini senza neanche passare dal via al congresso di Firenze (non aveva nemmeno la tessera), dentro il partito si muove com’è sua abitudine: provocando e comandando, di base facendo un po’ come vuole.
Vedi ad esempio il non rispetto della regola base interna, cioè contribuire economicamente al partito («mentre alle sezioni chiedono soldi per organizzare i pullman per Pontida, assurdo…», mastica amaro un lighista).
In Toscana come detto Vannacci bisticcia con Susanna Ceccardi, altra super salviniana messa ai margini dal suo protagonismo; in
Veneto è lontano anni luce, politicamente parlando, dal mondo autonomista, e addirittura liberal su diversi temi, ma non rinuncia a darsi da fare coi suoi team, alternativi o complementari alla Lega stessa.
Quanto a Zaia, un altro che nel 2020 ha preso una montagna di voti ma con uno stile personale che non gli permette di esibirlo così grossolanamente come fa Vannacci: i due si detestano in privato, si ignorano in pubblico. Ma una cosa è certa: l’ex militare sta rompendo schemi consolidati e di questo passo a farci i conti sarà presto non Ceccardi, o Borchia, o chissà chi altro, ma Salvini stesso.
Anche perché un giochino sarà presto fatto: quanta gente andrà a vedere Salvini, sabato, e quanti Vannacci oggi a Oppeano.
(da La Repubblica)
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