ROCCA, ALTRO REGALO AI PRIVATI: CLINICHE PURE NELLE MANSARDE
IL “PIANO CASA” E GLI ASSIST SOVRANISTI AI SIGNORI DELLA SALUTE
Non solo Antonio Angelucci e le sue cliniche di famiglia. Ora anche le strutture sanitarie nelle mansarde. Il nuovo “piano casa” – tutta una serie di modifiche in senso concessivo delle leggi in materia edilizia – in corso di approvazione al Consiglio
regionale del Lazio nasconde un altro, inaspettato, regalo alla sanità privata. È quello contenuto nelle pieghe dell’emendamento firmato dalla consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Micol Grasselli, e avallato dall’attuale assessore all’Urbanistica, il forzista Giuseppe Schiboni, che ha ricevuto da poche settimane le deleghe dal governatore Francesco Rocca.
La modifica all’articolo 3 della proposta di legge 171 del 2024 introduce infatti la possibilità di recuperare i sottotetti “a fini non solo abitativi e turistico-ricettivi” ma anche “sanitari e sociosanitari e assistenziali”, consentendo il recupero “anche a quelli non attigui o annessi a unità immobiliari ubicate nel medesimo edificio”. In sostanza, si potranno realizzare o comunque allargare centri diagnostici e cliniche private anche all’interno delle mansarde, proprio come già accade per i bed and breakfast. Non solo. Il provvedimento “esonera dal versamento del contributo per il rilascio del permesso di costruire i recuperi per l’edilizia residenziale pubblica” e “consente il recupero anche nelle zone individuate come insediamenti urbani storici”. Il provvedimento rappresenta una manna soprattutto per i centri diagnostici diffusi, che utilizzano appartamenti, di proprietà o in locazione.
Intanto il consiglio regionale potrebbe prendere tempo dopo la notizia pubblicata ieri dal Fatto sull’emendamento salva San Raffaele, contenuto nello stesso gruppo di provvedimenti portati in aula dall’assessore Schiboni. La norma, la cui votazione potrebbe slittare a settembre, consente “interventi di ristrutturazione edilizia, compresa la demolizione e ricostruzione, di singoli edifici o di almeno il 60% di essi per una superficie lorda complessiva massima di 15.000 mq, con
mutamento della destinazione d’uso” e tutto ciò anche “alle attrezzature di natura sanitaria realizzate anche dal privato, di interesse pubblico”. La futura norma regionale, se recepita dal Comune di Velletri, potrebbe consentire alla locale clinica San Raffaele di sanare gli abusi edilizi intervenuti dal 2001 in poi e che portarono al ritiro dell’autorizzazione regionale e dunque alla chiusura nel 2011.
Oltre alle sentenze del Consiglio di Stato – recepite dalla Cassazione – che definivano “insanabile” la situazione edilizia della clinica, anche la Prefettura di Roma riportava una relazione della Asl secondo cui “non sono state rispettate tutte le norme urbanistico-edilizie nazionali, regionali e comunali legittimanti poi a seguire sia le autorizzazioni sia i rapporti di accreditamento sinora concessi dalla Regione”. La storia, però, ora può cambiare.
(da ilfattoquotidiano.it)
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