SCINTILLE TRA SALVINI E BERLUSCONI SULL’IPOTESI DI UN RITORNO ALLE URNE
L’EX CAV FA APPELLO AI RESPONSABILI, L’ALLEATO E’ PER TORNARE AL VOTO
Silvio Berlusconi, sempre in contatto diretto senza intermediari con Matteo Salvini, ha capito quanto sia difficile trovare un’intesa con Luigi Di Maio.
Nei colloqui privati con il capo della Lega sente aprirsi sotto i piedi la faglia di nuove elezioni.
«Silvio, se non riusciamo a fare un governo come centrodestra o con i 5 Stelle, io non sono disposto a sostenere un’ammucchiata con tutti dentro, anche se vestita da governo del presidente».
La prossima settimana al capo dello Stato il leader leghista dirà di essere pronto a fare di tutto per trovare una maggioranza con i pentastellati, di non voler accampare pretese di incarichi da premier a vuoto, cioè esplorativi.
Spiegherà che le maggiori difficoltà vengono dai grillini. Tutte cose che il presidente della Repubblica sa già perfettamente. Ma il ragionamento di Salvini avrà una curvatura ben precisa: se tutte queste trattative, colloqui telefonici, sms, compreso un possibile faccia a faccia con Di Maio tra martedì e mercoledì, dovessero risultare vani, ecco che allora che si aprirebbe la strada del ritorno alle urne.
Il punto verrà fatto dopo le regionali di Friuli e Molise che per la Lega dovrebbero servire per mandare un segnale forte e chiaro al Colle, ma soprattutto a Di Maio: siamo i più forti, siamo in crescita di consensi ovunque.
«Gli stessi sondaggi, per quanto possano valere, lo dicono», sottolinea Salvini, che fa notare che il suo partito continua a crescere. Evita però di evidenziare è il calo di Forza Italia. Il Carroccio sta divorando gli azzurri. Cosa che maliziosamente fa notare Paolo Romani, sconfitto nella corsa alla presidenza del Senato e sostituito come capogruppo da Anna Maria Bernini: «Ai sondaggi non ci crede più nessuno, ma ormai Forza Italia è la metà della Lega! Vogliamo fare una riflessione al riguardo?», scrive in un tweet Romani, che pubblica un sondaggio che indica la Lega al 21% e Fi al 12%.
Rischiare di scivolare piano piano verso le elezioni sarebbe mortale per Berlusconi. A Salvini, almeno a parole, non fa paura. «A me non spaventa il voto… prima proverò in ogni maniera possibile a dar vita a un governo», dice dalle vacanze di Ischia.
Accordo in alto mare, nonostante tutti gli sforzi che sta facendo Giancarlo Giorgetti. Ma mentre lui tiene stretti rapporti con M5S, Forza Italia guarda con preoccupazione al paletto posto dai grillini: Berlusconi dovrebbe nascondersi.
«Ma il nostro leader – precisa uno di più stretti collaboratori dell’ex Cavaliere – non ha intenzione di scomparire per fare un piacere a Di Maio. Non si tratta di fare una photo opportunity. Il problema di fondo è che venga riconosciuto che Salvini sta trattando anche per Berlusconi».
Ogni giorno che passa cresce la distanza su cosa fare se dovesse fallire la grande coalizione centrodestra-5 Stelle.
Il leghista Massimiliano Fedriga, la mette così. «Allo stato attuale, con prese di posizione personalistic
he come quella di Di Maio “o io premier o niente”, è più facile che si vada elezioni». Esattamente quello che Berlusconi vuole evitare a tutti i costi. Ieri ha diffuso una nota per esprimere la soddisfazione per le donne di Fi elette ai vertici istituzionali e dei gruppi parlamentari.
Il messaggio politico più rilevante era però l’appello a «tutte le forze politiche responsabili» per affrontare una legislatura complessa. Un appello ai parlamentari «responsabili» che non voglio tornare a votare, senza escludere un governo del presidente.
È proprio su questo punto che cresce la divisione tra Berlusconi e Salvini. Non è un caso che ogni gruppo parlamentare del centrodestra andrà per conto proprio alle consultazioni del Quirinale. Il leader azzurro ha convocato ad Arcore (forse addirittura il giorno di Pasqua) le neo capigruppo Gelmini e Bernini per mettere a punto una strategia alternativa.
Eppure la richiesta ai giudici di Milano di essere riabilitato, dopo tre anni dall’esecuzione della pena, presentata a metà marzo al tribunale di Milano, sembrava aprire la possibilità di tenersi pronto a nuove elezioni nazionali oppure a quelle europee. Come candidato questa volta. Era stato lo stesso Berlusconi a sostenere che il deludente risultato elettorale era stato causato della sua assenza nelle liste. Ma ad Arcore credono poco a una risposta positiva del tribunale. E, in ogni caso, riabilitazione o no, meglio un governo del presidente che le urne.
(da “La Stampa”)
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