SIGFRIDO RANUCCI È A UN PASSO DA LA7, TELE-MELONI RENDE LA VITA IMPOSSIBILE AL CONDUTTORE DI “REPORT” E CAIRO TENTA IL COLPACCIO: ENTRO FINE MESE CI SARÀ L’INCONTRO DECISIVO TRA URBANETTO E RANUCCI
IL PROGETTO È GIÀ PRONTO, PRIMA SERATA DI LUNEDÌ, SECONDE SERATE CON “REPORT-LAB”, COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L’EDITRICE SOLFERINO … CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA” (ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL’EDICOLA NUOVI LETTORI)
Ci sarà entro la fine del mese, secondo LaPresse, l’incontro decisivo tra Urbano Cairo e Sigfrido Ranucci per l’eventuale passaggio del conduttore di Report e di un suo programma a La7. L’editore ha più volte manifestato grande stima nei confronti del conduttore. Ma come stanno davvero le cose?
Se il passaggio andrà in porto, sarà la prossima stagione. Ranucci tornerà in onda con Report il 28 ottobre su Rai3, ma raccontano più fonti che il rapporto con Viale Mazzini sarebbe agli sgoccioli, una lenta erosione, la squadra di lavoro “demolita”. Una serie di problemi che avrebbero reso la vita del giornalista e della squadra che realizza il più importante programma di inchieste della Rai, impossibile.
Il primo nodo, la collocazione e il taglio delle puntate, determinate da chi ha gestito il palinsesto (Stefano Coletta, ndr) e la mancata difesa del taglio delle puntate da parte del direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini. Poi la delusione per non aver valorizzato le competenze della redazione, il taglio delle repliche. Ranucci, che è rimasto uno dei pochi conduttori interni Rai, aveva protestato per difendere Report, alla presentazione dei palinsesti a Napoli. Il futuro è tutto da scrivere.
A quanto pare, Cairo offrirebbe invece un progetto editoriale a tutto tondo con impiego anche in altri programmi, libri, instant
book, un progetto “da factory”. Un piano ambizioso, ma ancora tutto da costruire e con tutte le incognite del caso. Certo La7, con la sua offerta, è molto forte sul piano dell’informazione. “Se davvero la Rai dovesse perdere Sigfrido Ranucci, saremmo di fronte a un segnale devastante: lo smantellamento progressivo del servizio pubblico e l’appiattimento totale dell’informazione ai desiderata del governo Meloni. Sarebbe la conferma di una deriva in cui la professionalità e l’indipendenza viene sacrificata sull’altare del controllo politico”, commenta la presidente della Commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia. “Non si può ignorare il clima soffocante in cui Ranucci e la sua redazione sono stati costretti a lavorare negli ultimi due anni: attacchi continui da ministri e esponenti di governo, nessuna parola di difesa da parte dei vertici Rai, totale silenzio istituzionale di fronte alle pressioni – prosegue – Addirittura, caso probabilmente unico al mondo, un intero partito come quello di Fratelli d’Italia ha querelato la trasmissione. Ma soprattutto in questi anni abbiamo dovuto assistere a uno stillicidio di azioni utili solo a mettere i bastoni tra le ruote a Ranucci e alla sua squadra: dalla riduzione del numero di puntate al taglio delle repliche, dai ritardi nell’emissione delle matricole alla controprogrammazione di chi cura i palinsesti, fino ad arrivare ai moniti disciplinari e alla questione della stabilizzazione dei precari che verranno mandati nelle sedi regionali svuotando proprio redazioni come quella di Report. Tutto questo, mentre il programma continuava a registrare ascolti altissimi, confermandosi non solo una punta di diamante del giornalismo di inchiesta Rai, ma uno dei
riferimenti più autorevoli e credibili di tutto il panorama mediatico italiano”. Anche il consigliere Roberto Natale lancia l’allarme: “Il servizio pubblico è da molti anni e deve continuare ad essere la casa di Sigfrido Ranucci. È impensabile che l’informazione Rai debba fare a meno di un’offerta apprezzata da milioni di cittadini, che tiene alta – pur in un contesto difficilissimo e sotto il fuoco di troppi attacchi politici – la migliore tradizione del giornalismo di inchiesta. Sono certo che Sigfrido, da sempre tifoso del servizio pubblico ancor prima che suo dipendente, non vorrà ammainare la bandiera di una vita e darla vinta a coloro che vorrebbero una Rai più spenta e più debole”. E in una nota, il Cdr del Tg3, fa un appello all’azienda perché metta Ranucci e la sua redazione in condizione di lavorare al meglio. “Le giornaliste e i giornalisti del Tg3” si legge nel documento “apprendono con preoccupazione del possibile addio di Sigfrido Ranucci alla Rai. Sarebbe l’ennesimo e gravissimo episodio di impoverimento della nostra azienda e, in particolare, della nostra Rete la cui identità è stata già ampiamente erosa negli ultimi anni. Pretendiamo dall’azienda che faccia tutto il possibile per dare al nostro collega e alla sua squadra le migliori condizioni di lavoro possibili, salvaguardando spazi di libertà e indipendenza, elementi essenziali della vita democratica del Paese”.
(da agenzie)
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