TIENANMEN SEGNA UN DECISO SCATTO DEL DRAGONE, CHE HA MESSO IN MOSTRA IL NUOVO MISSILE NUCLEARE INTERCONTINENTALE E LE ARMI CAPACI DI RAGGIUNGERE GLI USA E I MARINES NEL PACIFICO
LA CINA HA VOLUTO FAR SAPERE ALL’OCCIDENTE (MA ANCHE AI SUOI ALLEATI RUSSI) CHE ORA POSSIEDE UNA “TRIADE ATOMICA”, CON ORDIGNI IN GRADO DI COLPIRE DAL CIELO, DA TERRA E DAI SOTTOMARINI
Un silos adagiato su un lunghissimo veicolo con dieci ruote motrici e una sola scritta sulla fiancata – DF-61 – sufficiente però a trasmettere un brivido negli uffici del Pentagono.
Quella sigla testimonia che la Cina ha schierato un nuovo missile nucleare intercontinentale, probabilmente più avanzato di quanto si temesse, ed è pronta a sfidare direttamente gli Stati Uniti nella competizione atomica.
La preoccupazione di Washington per la crescita dell’arsenale nucleare di Pechino ora viene resa concreta dalle armi esibit
nella parata sulla Piazza Tienanmen. Il DF-61 avrebbe un raggio d’azione di 15 mila chilometri e un’ogiva con 14 testate per incenerire più metropoli contemporaneamente: «uno strumento di deterrenza» – come ha sottolineato il commentatore della tv statale cinese – puntato però dritto contro l’America.
Non è l’unico. La Repubblica Popolare ha esibito tutti i suoi cinque “cavalieri dell’Apocalisse”: oltre a tre modelli già noti e al DF-61, è comparso per la prima volta il JL-1 “Fulmine”, più piccolo e affusolato perché scagliato dagli aerei. Ha un significato strategico: adesso pure la Cina possiede una “triade nucleare”, con ordigni in grado di colpire dal cielo, da terra e dai sottomarini.
Certo, come ricorda il generale australiano Mick Ryan, «le sfilate non sono indicatori della capacità di combattimento reale» ma lo show marziale di ieri ha reso visibile il “Grande Balzo in Avanti”, per citare Mao, compiuto in soli dieci anni dall’Esercito Popolare.
L’aviazione fa sfrecciare caccia stealth, radar volanti e cisterne per il rifornimento ad alta quota; la marina ha portaerei con squadriglie di caccia avanzati e tanti missili; le forze terrestri dispongono di scudi contro i droni con laser, microonde e micro-intercettori che la Nato sta solo cominciando a disegnare.
E la massa di mezzi e soldati che la Cina mette in campo resta impressionante. Anche le tattiche però sono state rivoluzionate, con l’obiettivo – definito «difensivo» dagli speaker di Stato – di spazzare via l’Us Navy dalle acque del Pacifico e invadere Taiwan.
Così oltre al missile “Guam Killer”, concepito per bersagliare la principale base americana, sono sfilati due nuovi ipersonici da 10mila chilometri orari destinati a bombardare le navi e gli avamposti dei Marines.
Per proteggere le loro isole-fortezza che sbarrano la navigazione negli stretti, invece, i cinesi hanno un triplo strato di armi puntat
verso il cielo: include le batterie HQ-29 che promettono di disintegrare i missili balistici fuori dall’atmosfera e sono persino in grado di buttare giù i satelliti.
Il Pentagono non sottovaluta la minaccia. Mentre gli stati maggiori studiano risposte operative, dagli ipersonici ai bombardieri stealth B21, Donald Trump preferisce invece investire miliardi nella “Golden Dome”, la cupola spaziale contro tutti i missili. Ma l’allarme per i nuovi artigli del Dragone non riguarda solo gli Usa.
«C’è una domanda – ha suggerito Mike Ryan – molto interessante: cosa hanno pensato Putin e i suoi generali guardando la parata? Sono sicuramente preoccupati. Hanno combattuto contro la Cina nello scorso secolo e adesso hanno dovuto spostare gran parte delle loro forze dalla Siberia per combattere in Ucraina.
(da agenzie)
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