UN CADAVERE E’ DIVENTATO “UN’ATTRAZIONE”: A ROMA I PASSANTI HANNO SCATTATO DELLE FOTO AL CORPO DELL’OPERAIO CHE HA PERSO LA VITA, IERI, SU UNA BANCHINA DEL LUNGOTEVERE
UN GRUPPO DI TURISTI MANGIA UN GELATO VICINO AL CADAVERE E UNO SI VANTA: “HO LA FOTO DELL’OPERAIO SENZA IL TELO. L’HO FATTA PER MANDARLA A MIO FIGLIO”
“Ho la foto dell’operaio senza il telo. Era appena accaduto. L’ho fatta per mandarla a mio figlio. La vuoi vedere?”. La tragedia trasformata in spettacolo. Il dolore sepolto dal protagonismo dell’uomo della strada. Accade anche questo quando si ha la sventura di morire in uno dei luoghi più turistici del Paese: la banchina sotto Ponte Sisto, davanti a piazza Trilussa, nel cuore di Trastevere. La vittima è Daniele Cucchiaro, 47 anni e operaio della Romana Car, travolto dal muletto che avrebbe dovuto portare via dopo che erano stati rimossi gli allestimenti per l’estate romana appena conclusa.
Cucchiaro, originario di Monterotondo, si trovava insieme a un cliente. Si è ribaltato con il mezzo mentre lo stava facendo salire sopra un camion scarrabile ed è morto praticamente sul colpo. «Ho visto questa scena e ho subito chiesto aiuto», racconta uno dei pochi testimoni oculari della morte dell’operaio. I primi passanti, subito dopo l’incidente, hanno allertato una pattuglia
della polizia locale dei vigili del gruppo centro.
Un’agente neoassunta si è fiondata sul ragazzo per sentire il suo polso ormai fermo. Cucchiaro è morto. Ma nel frattempo inizia lo spettacolo del macabro, andato avanti per più di quattro ore, nell’attesa che la salma del giovane fosse portata via.
C’è chi si è affaccia dal Lungotevere e scatta foto zoomate, alla ricerca chissà di quale dettaglio del corpo martoriato dell’operaio. Una famiglia di turisti spagnoli, vedendo il crocchio di persone, decide che è il posto giusto per mangiare un gelato: una pausa ristoratrice a pochi metri dalla tragedia.
«Io non c’ero, ma ho parlato con una persona che ha visto tutto», giura una signora di mezza età, tra le più attive nel fornire alla stampa informazioni inattendibili.
Mentre parla, non si preoccupa minimamente del dolore di chi le sta accanto e quell’operaio lo conosceva davvero: i colleghi della ditta Romana Car, arrivati sul posto subito dopo la tragedia. «Possiamo dire solo che Daniele era un lavoratore», spiega uno di loro con la faccia affranta. «Uno si alza la mattina presto, fa tanti sacrifici per costruirsi un futuro e poi finisce così».
(da agenzie)
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