VOLANO GLI STRACCI NELLA LEGA, CECCARDI CONTRO VANNACCI: “NO AL LISTINO, QUI CI SONO MILITANTI, NON TRUPPE. NO SIAMO IN UNA CASERMA”
LA LEGA SI SPACCA IN TOSCANA TRA VECCHIA GUARDIA E SEGUACI DEL GENERALE DE NOIATRI CHE VOGLIONO ESSERE “BLINDATI” NELLE LISTE
Non solo una questione di liste: in Toscana, a meno di 50 giorni dal voto, nella Lega scontro. Uno scontro in cui è in ballo più del destino di una consultazione regionale.
Da una parte Susanna Ceccardi, ex candidata governatrice, europarlamentare e punto di riferimento del partito sul territorio. Dall’altra Roberto Vannacci, l’ex generale e collega di Ceccardi a Bruxelles, promosso di recente da Salvini a vicesegretario nazionale.
Il casus belli ufficiale è il “listino bloccato”: Vannacci lo immagina come strumento per blindare i suoi uomini, Ceccardi lo vive come un commissariamento mascherato, che toglierebbe respiro alla base e alle province.
Ma il vero nodo è più profondo: chi comanda in Toscana? E fino a che punto Salvini è disposto a riequilibrare i rapporti interni pur di tenere in squadra il suo nuovo vice?
Il messaggio diffuso da Ceccardi nelle chat regionali è il segnale più chiaro che la convivenza tra i due non funziona: “Non so a che punto siano Roberto (Vannacci, ndr) e Luca (Baroncini, segretario toscano della Lega, ndr) con la redazione delle liste, ma vorrei dire anch’io la mia opinione. Cinque anni fa fui chiamata a fare una campagna elettorale impegnativa. Allora eravamo circondati da entusiasmo, un clima che purtroppo oggi non riscontro”.
Le sue parole hanno il tono dello sfogo, ma anche della rivendicazione: ricorda di essere scesa in campo cinque anni fa con una bambina piccola e un seggio europeo già sicuro, insiste sul valore della competizione libera. Poi l’attacco diretto al generale: “Sono sempre stata contraria al listino bloccato.
Sarebbe deleterio e l’effetto sarebbe devastante sul morale delle “truppe” – come le chiama Roberto – anche se io preferisco chiamarli militanti. La politica, infatti, non è come l’esercito: qui c’è un gruppo di persone che non ricevono ordini, se non quelli morali che sentono dentro di sé”.
Il messaggio diffuso di Ceccardi è il segnale più chiaro che la convivenza tra i due non funziona. È un modo per dire che la Lega in Toscana non è mai stata una caserma, e che non accetterà di diventarlo adesso.
Dietro le righe, emerge la paura di perdere il ruolo costruito in anni di radicamento sul territorio. La “zarina” sa che l’arrivo del “generale” rischia di riscrivere gli equilibri interni. E a Salvini toccherebbe l’ennesima mediazione: bilanciare ambizioni personali e tenuta del partito, mentre la campagna elettorale è già iniziata.
(da La Stampa)
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