ZELENSKY SCHIACCIATO DA PUTIN E TRUMP: NON PUÒ SVENDERE A PUTIN UN PEZZO DI UCRAINA SENZA GARANZIE DI SICUREZZA REALI
IL PRESIDENTE UCRAINO È CONVINTO CHE PUTIN STIA BLUFFANDO E PRENDA TEMPO PER CONQUISTARE PIÙ TERRENO SUL CAMPO
I problemi, per Volodymyr Zelensky, non finiscono mai. Come evitare lo scontro con Trump, tenere uniti i partner europei, convincere gli ucraini che non svenderà a Putin la terra difesa col sangue in cambio di una pace in cui nel suo Paese stremato dalla guerra credono in pochissimi e allo stesso tempo continuare ad assicurarsi le armi e i mezzi per combattere?
I dilemmi del presidente ucraino sono quelli di un leader giovane che ha dovuto maturare a tappe forzate tra angoscianti pericoli ed errori continui, ma ancora restano forieri di minacce mortali per lui e per la nazione.
In vista del prossimo incontro domani a Washington con il presidente americano resta la scelta evidente di evitare a tutti i costi il ripetersi dello scontro frontale, che lo scorso 28 febbraio costò il blocco degli aiuti militari Usa per quasi due mesi, con la
conseguenza diretta della ritirata ucraina dalla regione russa di Kursk e l’indebolimento generale del sistema militare nazionale ancora largamente dipendente dall’intelligence del Pentagono.
Vero che ormai gran parte degli aiuti militari arrivano dall’Europa, ma ieri Zelensky ha mostrato la stessa flessibilità che aveva garantito la sua riappacificazione con Trump in Vaticano durante i funerali di papa Francesco.
«Le nostre posizioni restano chiare. Dobbiamo raggiungere una pace autentica, che sia durevole e non soltanto una pausa in vista della prossima invasione russa», ha detto pubblicamente Zelensky dopo la telefonata durata oltre un’ora e mezza con Trump, come sottolineano dal suo ufficio, per enfatizzare che comunque Kiev e Washington restano molto vicini.
Zelensky continuerà ad assecondare il presidente Usa per tornare a dimostrare, come già aveva fatto nei colloqui della primavera, che il vero responsabile della guerra è sempre stato e resta il presidente russo. Zelensky fa dunque buon viso a cattivo gioco, non si sofferma troppo sul fatto che Trump abbia «sdoganato» Putin rinunciando alla precondizione del cessate il fuoco.
Ma insiste sulla necessità che gli europei siano parte attiva del negoziato e restino al suo fianco, cosa che del resto Trump concede, visto che invita anche loro al summit di Washington.
C’è però un dato nuovo e abbastanza concreto, che sembra costringerà Zelensky a prendere decisioni difficili. Pare infatti che adesso Putin sia disposto a parlare di un eventuale accordo d
pace, inclusa la promessa che non attaccherà altri Paesi europei.
Ne raccontano fonti della Casa Bianca, accennando a un piano che comporta il ritiro ucraino dall’intero Donbass, ovvero circa il 25 per cento della regione ancora controllato dai soldati di Kiev. La novità sarebbe che adesso Putin potrebbe essere disposto a rinunciare ai territori non ancora suoi delle altre due province.
Sino a poco fa le voleva prendere interamente. Parliamo di Zaporizhzhia, che i soldati ucraini controllano ancora per oltre il 20 per cento compreso il capoluogo, e di Kherson, che le truppe russe occupano per il 70 per cento a est del fiume Dnipro. Alla Crimea non si accenna neppure: Putin l’ha occupata e annessa manu militari nel 2014 e da allora la considera sua […].
L’ennesimo bluff di Putin? Zelensky ne è certo, compreso il fatto che Mosca continui a negare la legittimità dell’indipendenza ucraina: si tratta di farlo capire a Trump. Per esempio non si parla delle consuete pretese russe che l’Ucraina disarmi.
Zelensky ribadisce l’intenzione di non rinunciare al Donbass, ma nel recente passato ha lasciato capire a momenti di poter essere più flessibile e tanto dipende dalle garanzie di sicurezza offerte dagli alleati. La sua popolarità era scesa al 58 per cento a metà luglio, dopo lo scandalo del suo tentativo di imbavagliare le commissioni che indagano contro la corruzione interna.
Eppure, nei momenti più difficili il Paese è sempre stato con lui e oggi più che mai cercherà il consenso interno
(da agenzie)
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