1° MAGGIO, NOSTALGIA DELLO SFRUTTAMENTO
LA RICCHEZZA, IN MANO ALLA FINANZA E INDIPENDENTE DAL LAVORO, DIVISA TRA POCHI…GLI ALTRI A STRAPPARSI UNA FETTA DI PANE NELLA QUOTIDIANA GUERRA TRA POVERI
La vignetta di Altan di oggi ci dice perfettamente dove ci hanno portato questi ultimi trent’anni: alla nostalgia del lavoro.
Mi viene da dire: alla nostalgia della schiavitù, della fatica, dello sfruttamento. Perchè questo è stata (e dove resiste è ancora) la fabbrica.
Già . Quando arrivò il profetico libro di Rifkin, tutti ci dicemmo: interessante, illuminante, ma poi? Ma dopo?
Non immaginavamo che il dopo sarebbe stato una società in cui la ricchezza (finanziarizzata e quindi diventata in buona parte una variabile indipendente dal lavoro) proprio per questo si sarebbe concentrata nelle mani di così pochi, mentre tutti gli altri stanno a strapparsi i pezzettini dell’altra fetta, quella ancora prodotta dal lavoro.
E non immaginavamo quindi che sarebbe scoppiata anche questa guerra atomizzata tra poveri, fra chi un lavoro ce l’ha decente, chi ce l’ha indecente, chi ne non ce l’ha proprio, chi ce l’ha ogni tanto, e così via.
Perchè questo è il nostro presente, per chi non se ne fosse accorto: una piccolissima fetta di popolazione che del lavoro se ne può fottere altamente, perchè il suo patrimonio lo coltiva altrove; e un’enorme fetta che si ammazza sui brandelli del lavoro che resta.
Dividendosi per questo, politicamente, da una parte in “sinistra e sindacato” (quelli che vogliono proteggere il poco che ancora hanno, compreso il proprio pur merdoso posto di lavoro) e dall’altra parte in “populisti e anti sistema” (quelli che non hanno nulla da salvare perchè rimasti esclusi anche dalla spartizione delle briciole di lavoro rimaste).
Qui siamo. E da qui c’è molto, anzi tutto, da fare, da elaborare, da rovesciare come un calzino.
A meno che, naturalmente, non ci piaccia una società dove l’uno per cento ha tutto senza lavorare e il 99 per cento combatte selvaggiamente per dividersi il lavoro che resta, cioè sempre meno.
Buon Primo maggio a tutti.
(da gilioli.blogautore.espresso)
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