Settembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
FINI DOVREBBE DIMETTERSI SOLO PERCHE’ DA’ FASTIDIO AI LORO INTRALLAZZI: SI DIMETTANO LORO CHE STANNO ROVINANDO IL PAESE … E POI SI CAMBI LA LEGGE ELETTORALE, QUELLA SUL CONFLITTO DI INTERESSI, SI RIMETTANO LE PREFERENZE E SI TOLGA SCODINZOLINI DAL TG1…POI SI POTRA’ PARLARE DI ELEZIONI LIBERE
Certo che le vicende della politica italiana meriterebbe una “mostra del cinema
umoristico”: ieri sera i due bulli di periferia, il duo Be-Bo, usciti arcorizzati dopo due piatti di risottino Knorr, oscillando chi di suo, chi in preda ad epilessia antifiniana, ed evitando a filo qualche lampione, hanno comunicato che “Fini non può fare più il presidente della Camera” perchè non è amico loro, quindi non sarebbe super partes (concetto da sbellicarsi dal ridere) e che pertanto lo sarebbero andati a dire a Napolitano con urgenza.
Passa la mattinata e alla fine il Quirinale seccato precisa che “non è pervenuta finora nessuna richiesta ufficiale di incontro da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nè nessuna indicazione sul nome del nuovo ministro dello Sviluppo economico”.
Che figura da pirla.
Che dormano ancora i due pifferai? Pare di no, nel pomeriggio Bossi raggiunge il massimo dell’umorismo quando, tra una pennichella e l’altra, a una domanda giornalistica precisa: “Aspetta, bisogna prima vedere quando siamo liberi io e Berlusconi”.
Tanto era urgente la cosa che prima devono guardare l’agendina in tasca, tanto Napolitano è il loro servo e può aspettare.
A questo punto il giornalista chiede se è sua intenzione chiedere il voto anticipato e Bossi risponde che “dipende se Berlusconi vuole andare a votare”.
Ma di che avranno parlato allora la sera prima? Boh, altro che teatro dell’assurdo…
Nel frattempo arriva la secca risposta del finiano Bocchino: “La decisione di Berlusconi e Bossi di chiedere formalmente le dimissioni di Fini è politicamente inaccettabile e grave sotto il profilo istituzionale, violando il principio costituzionale della separazione tra poteri”.
“A Berlusconi e Bossi -continua Bocchino – va inoltre ricordato che furono proprio loro a inaugurare nel 1994 la stagione dei presidenti delle Camere di parte, che fino ad allora erano sempre stati concordati con l’opposizione o addirittura assegnati alla minoranza nell’ottica di favorire la nascita di un contrappeso parlamentare. Tale prassi fu modificata quando Berlusconi e Bossi indicarono Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti ai vertici di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio”.
“Successivamente sempre Berlusconi e Bossi – ribadisce il capogruppo di FLI – hanno inaugurato nel 2001 la stagione dei presidenti di Parlamento leader di partito, eleggendo Pierferdinando Casini allo scranno più alto di Montecitorio. Tale innovazione si è poi consolidata con l’elezione di Fausto Bertinotti prima e di Gianfranco Fini poi”.
“Tutto ciò – conclude Bocchino – dimostra pertanto che la richiesta di Berlusconi e Bossi è strumentale, irrituale e irricevibile ed è gravissima sotto il profilo istituzionale, considerato che la terzietà riguarda il ruolo e non la personalità politica, riguarda la conduzione del ramo parlamentare presieduto e non la libera espressione dei propri convincimenti politici”.
Dall’opposizione Antonio Di Pietro “consiglia” Berlusconi: “Salga pure al Colle, ma per dimettersi”.
Mentre Bossi poco fa ha precisato “Bisognerà aspettare qualche giorno, quando si troveranno gli incastri”. Continua »
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Settembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
HA CREATO “LA DESTRA” SU IMPUT DEL PREMIER IN FUNZIONE ANTI-FINI, POI E’ STATO SCARICATO, QUINDI RIPESCATO E RIAMMESSO A CORTE…UN GENERALE SENZA ESERCITO CHE PARLA DI ETICA POLITICA NONOSTANTE UNA CONDANNA A UN ANNO E SEI MESI PER ESSERE STATO PROMOTORE E ISTIGATORE DELLA INCURSIONE AL SISTEMA INFORMATICO DEL COMUNE PER DANNEGGIARE LA MUSSOLINI
Ogni tanto si fa ricevere a Palazzo Grazioli per “respirare” l’aria di corte: quando il premier ha bisogno di sentirsi caricare in funzione anti-Fini, chi meglio del battutista Francesco Storace riesce a fargli tornare il sorriso?
Solidarietà tra barzellettieri.
Non saprà guidare un partito (visto le ultime percentuali nazionali da prefisso telefonico raggiunte), non saprà tenere unita una comunità umana (visto la diaspora di quasi tutti i dirigenti con cui aveva iniziato l’avventura de “la Destra”), non sarà un grande stratega (si è fatto convincere da Berlusconi a fondare un partito che avrebbe dovuto portare via voti ad An, quando sembrava imminente la rottura dell’intesa tra il premier e Fini, poi è stato scaricato da Silvio quando An è entrata nel Pdl, salvo essere richiamato a corte qualche mese fa), ma è un uomo servizievole in fondo.
Chi ricorda malevolmente i suoi primi incarichi nel Msi, quale autista di Marchio, o chi non dimentica il suo ruolo di portavoce di Fini in An, non si stupisce che sia diventato ora il maggiordomo politico di Silvio.
Dopo aver detto peste e corna del premier per due anni e soprattutto nella campagna elettorale politica del 2008: da una parte la Danielona che denunciava i vizi di chi “le donne le vuole solo orizzontali”, dall’altra il pugnace Epurator che univa le fiamme tricolori contro il berlusconismo dilagante.
Per poi finire a scrivere comunicati stampa che giustificano ancora l’esistenza di un partito che solo a Roma, grazie alla mancanza del simbolo del Pdl, ha raccolto un minimo consenso.
Ma Storace è utile in fondo: chi meglio di lui, uomo coerente, può tutelare lo spirito delle ultime volontà della Colleoni e della sua casa di Montecarlo, mandando esposti in sintonia con Perdente Feltri?
Chi meglio di lui può dichiararsi indignato con Fini per aver tradito lo spirito del Msi?
Certo non io, che non ho mai aderito ad An e non ho mai fatto il portaborse di Fini, ma lui sì che è un esperto di quel mondo in cui ha avuto onori e prebende.
Non lo ha mai criticato dall’interno per decenni?
Che volete che sia, non sarà certo per convenienza.
Ora si erge a moralizzatore, ad esteta della “destra che non tradisce”, simbolo dei duri e puri e si ritrova i suoi compagni di merenda Gasparri e Alemanno.
C’eravamo tanto amati (e tanto odiati)…
Un bel teatrino della politica, direbbe Silvio.
Una bella comparsata televisiva e riecco Francesco in piena forma, tra ammiccamenti e battute, che accusa Fini di mancanza di etica politica e di cattivo esempio per l’ambiente di destra.
Beh c’è un limite a tutto.
E’ compatibile la carica di segretario di un partito con una condanna a un anno e sei mesi per aver “tramato” contro la Mussolini, esponente dello stesso mondo?
Riportiamo le agenzie del 5 maggio 2010, per chi ha la memoria corta. Continua »
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Settembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO “CRESPI RICERCHE” RIVELA CHE GLI ITALIANI HANNO APPREZZATO IN PARTICOLARE LA SUA DIFESA DELLA LEGALITA’, IL CONCETTO DI UN FEDERALISMO CHE NON DISCRIMINI, LA RIFORMA ELETTORALE E IL RITORNO ALLE PREFERENZE…. IL 90% DI CONSENSI PER L’INTRODUZIONE DEL QUOZIENTE FAMILIARE
Quali sono le opinioni degli italiani rispetto all’atteso intervento fatto da Gianfranco Fini a Mirabello? 
Lo ha verificato l’istituto “Crespi Ricerche” attraverso un panel di individui che hanno visto o ascoltato il discorso e che per il 76% lo ha giudicato complessivamente positivo.
Addirittura il 22% lo considera “molto positivo”.
Così come il 63% esprime un giudizio positivo sulle posizioni assunte rispetto al Pdl, Berlusconi ed il Governo.
La metà del campione si dichiara d’accordo con Fini quando dice che il PDL non esiste più, anche se il 70% non crede che andrà avanti senza ribaltoni o cambi di campo.
Entrando nel dettaglio dell’intervento, sono complessivamente piaciute le dichiarazioni rispetto al tema della giustizia, sulla necessità di garantire al premier la possibilità di governare, ma non attraverso leggi ad personam su cui si dichiara d’accordo il 55%.
Consenso anche sulla necessità di una riforma elettorale che permetta agli elettori di scegliere i parlamentari con un accordo del 70%, e sul federalismo che deve essere fatto nell’interesse di tutti, con un accordo del 70%.
Ben il 90% si dichiara d’accordo con il quoziente familiare, mentre l’assise del lavoro per il rilancio dell’economia divide il campione a metà tra chi la ritiene utile e chi no.
Segnaliamo anche l’80% di consensi (su 22.000 votanti) che il discorso di Fini ha ottenuto tra i lettori de “la Stampa” di Torino, in linea con il sondaggio di Crespi.
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Settembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
DOPO AVERLO CACCIATO DAL PDL, IL PREMIER PRETENDEREBBE ANCHE CHE FINI RINUNCIASSE ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA, MA IN SEGRETO TRATTA CON I FINIANI PER SALVARSI DAI PROCESSI… BOSSI VUOLE LE ELEZIONI PRIMA CHE SI SVELI IL BLUFF DEL FEDERALISMO E CHE IL NORD LO ESILI AL PARK MOTEL DI CASTELLONE
Ieri sera solito vertice notturno senza barzellette (l’umorismo era già insito nella situazione e nelle preoccupazioni dei commensali) nella reggia di Arcore, dove il sovrano ha ricevuto la delegazione leghista dei vassalli, presente il maggiordomo La Russa che serviva a tavola.
Fa già sorridere che la delegazione della Lega, a parte Bossi e Calderoli, cambi in continuazione, a seconda dei “preferiti” del momento del bevitore di pitali padani.
Un po’ più Cota e Giorgetti, una dose di Reguzzoni, un po’ meno Rosi Mauro e Bricolo, sono già un segno degli sgomitamenti delle varie correnti interne della Lega e dall’umore della moglie Manuela che tira le fila.
Alla fine, tra la linea leghista che vuole elezioni subito, per monetizzare qualche deputato in più e continuare a ricattare il premier, e quella di Silvio che cerca di evitare le elezioni “per il bene del Paese” e soprattutto della sua fedina penale, si è deciso di andare in pellegrinaggio dal Capo dello Stato per chiedergli di “cambiare posto a Fini”.
Sai che risate si farà Napolitano nella veste designata di priore del santuario.
Non pago di averlo cacciato dal Pdl, come nelle peggiori purghe staliniste, in nome del divieto di dissenso, in pratica i berluscones pretenderebbero pure che Fini lasciasse la presidenza della Camera, come se fosse cosa loro.
Un leader politico non può fare il presidente della Camera? Peccato che Casini lo abbia fatto per 5 anni, risponde Bocchino.
E poi la Costituzione non lo prevede,quindi si attaccano al tram, anche perchè Fini fa il presidente in modo impeccabile e se qualcuno presentasse un documento di censura su di lui finirebbe in minoranza e spernacchiato dall’Italia tutta.
A Mirabello Fini ha offerto al Pdl un patto di legislatura e un salvacondotto al premier: Letta e altri pidiellini consigliano a Berlusconi di evitare le elezioni e di trattare con Fini, gli sfascisti (in primis lega ed ex colonneli di An) spingono per le elezioni.
A forza di spingere, spingeranno Silvio giù dal dirupo.
Ma dietro le quinte Silvio tratta: ieri, su sua richiesta e autorizzazione di Fini, sono volati ad Arcore Moffa, Viespoli e Augello.
Il premier ha chiesto loro quali modifiche vorrebbe Fini in concreto nei famosi 5 punti, dichiarandosi disponibile a valutarle con attenzione e a stendere un nuovo Patto operativo che possa mantenerlo in sella.
E per capire quale norma proponga Fini per sospendere i suoi processi.
I messaggeri sono tornati a Roma e nei prossimi giorni arriveranno le richieste precise dei finiani, provvedimento su provvedimento.
Dietro la necessità di fare la voce grossa, il premier ha capito che i consigli di Letta e di Confalonieri sono i più saggi, ma ha Bossi che preme perchè teme di perdere potere. Continua »
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Settembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
“L’ATTENTATO ALLA STAZIONE DI BOLOGNA E’ OPERA DELLA CIA E DEL MOSSAD, I SERVIZI SEGRETI ITALIANI E TEDESCHI LO SANNO BENE”… LA LETTERA DELLO “SCIACALLO” AL RESTO DEL CARLINO…LA TESTIMONIANZA DELL’EX MOGLIE CECILIA KOPP
“Voglio raccontare la mia verità in Italia. Sono pronto a dire tutto ciò che so sull’attentato alla stazione
di Bologna davanti a un magistrato italiano”. Firmato, Ilich Ramirez Sanchez, ossia ‘Carlos lo sciacallo’, il più famoso terrorista del mondo.
Carlos, 61 anni, venezuelano, sta scontando l’ergastolo in Francia (per vicende francesi) ma ora chiede di parlare davanti a un tribunale italiano per dire ciò che sa sulla bomba che il 2 agosto 1980 uccise 85 persone e ne ferì più di 200.
Per quella strage sono stati condannati in via definitiva i tre neofascisti Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini.
Ma per lo Sciacallo loro sono innocenti.
L’ha già detto, in passato, in alcune interviste ai giornali, sostenendo che i veri colpevoli sono i servizi segreti americani e israeliani.
Ora il terrorista fa un ulteriore passo avanti.
Dopo aver letto un articolo del Resto del Carlino che lo riguardava, inviatogli dal suo avvocato milanese Sandro Clementi, ha deciso di scrivere una lettera che, tramite il collega bolognese Gabriele Bordoni, è stata recapitata al giornale.
La missiva, scritta nel carcere di Poissy, reca la data del 15 agosto.
“Egregio signore – scrive Carlos a Clementi – ho letto l’articolo… Io riconfermo tutte le mie dichiarazioni che riguardano l’attentato alla stazione di Bologna di 30 anni fa. Ho lottato contro i veri terroristi, i terroristi di Stato, fin da quando avevo 14 anni”.
La procura di Bologna ha tuttora aperta l’inchiesta bis sulla strage per far luce sulla cosiddetta pista palestinese, indicata dalla commissione Mitrokhin (l’attentato fu una ritorsione palestinese perchè l’Italia aveva arrestato Abu Saleh, il capo del Fplp in Italia).
Carlos era appunto in stretti rapporti con i palestinesi e il 2 agosto 1980 un suo uomo, Thomas Kram, era a Bologna.
Il magistrato italiano Enrico Cieri, titolare dell’indagine, l’ha sentito come persona informata sui fatti nell’aprile 2009 a Poissy.
Carlos gli ha spiegato: “La bomba non l’hanno messa nè i rivoluzionari nè i fascisti. Quella è roba della Cia e del Mossad, i servizi italiani e tedeschi lo sanno bene. L’Italia è una colonia degli Stati Uniti”.
Poi, però, al momento di fornire ulteriori dettagli, si è fermato: “Voglio parlare davanti a una Commissione parlamentare in Italia”. Stop.
Adesso, però, lo Sciacallo è pronto a fare di più.
Scrive: “Voglio confermare tutte le mie dichiarazioni sull’argomento davanti a un tribunale italiano, in Italia”.
Letto fra le righe, come spiegano i due avvocati, è pronto a fornire i dettagli mai detti finora.
Ed è pronto a farlo non davanti a una commissione parlamentare (come pure preferirebbe), ma davanti ai magistrati. Continua »
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