Settembre 12th, 2010 Riccardo Fucile
SONDAGGIO IPR: BOCCIATO IL PORCELLUM, IL 42% DEGLI ITALIANI SCEGLIE IL SISTEMA TEDESCO, IL 22% QUELLO FRANCESE, IL 18% IL MATTARELLUM, SOLO IL 12% QUELLO ORA IN VIGORE… APPENA IL 20% PER LE LISTE BLOCCATE, GLI ITALIANI VOGLIONO SCEGLIERE I PARLAMENTARI
Porcellum? No, grazie.
La legge Calderoli è all’ultimo posto tra le preferenze elettorali degli italiani. Non solo. La maggioranza vuole dire addio al sistema delle liste bloccate.
E’ quanto emerge dal sondaggio Ipr Marketing : una serie di interviste che certificano l’allergia alle norme elettorali in vigore.
Il modello preferito? Quello tedesco, il proporzionale con sbarramento, con il 41% dei consensi.
Sulle preferenze, poi, lo scontento è bipartisan: tra gli elettori di Pdl e Lega solo il 19% accetta le liste bloccate.
Ipr ha chiesto a un campione statistico di indicare il sistema elettorale preferito.
Quattro le opzioni: un sistema proporzionale con sbarramento sul modello tedesco; un sistema maggioritario uninominale a doppio turno sul modello francese; il Mattarellum ovvero la legge in vigore in Italia fino al 2005; e infine la Legge Calderoli.
L’esito è chiaro, e dice che il maggioritario non è poi così nel cuore degli italiani.
In testa alle preferenze, infatti, c’è il modello tedesco (41%), seguito da quello francese (22%), dal Mattarellum (18%).
Solo il 12% degli italiani dichiara di gradire l’attuale legge elettorale.
I dati che riguardano il gradimento del Porcellum parlano da soli.
E se nel centrosinistra il gradimento è prossimo alla zero (1%), il dato che sorprende è quello che riguarda il centrodestra: tra gli elettori di Pdl e Lega solo il 31% dice di voler confermare l’attuale legge.
Più equilibrata la ripartizione del 41% in favore del modello tedesco.
Lo sceglierebbe il 51% degli elettori Pd-Idv e il 27% dei cittadini che votano Pdl-Lega.
Anche tra gli elettori degli altri partiti la quota è molto alta, il 46%.
Il sistema tedesco è un modello proporzionale puro – a tanti voti corrispondono tanti seggi – con sbarramento al 5%.
Analogo equilibrio sul modello francese.
Nel centrosinistra il tasso di gradimento è del 21%, mentre nel centrodestra è del 19%. Tra gli altri partiti il 32%.
In questo sistema, per essere eletti c’è bisogno della maggioranza assoluta dei voti espressi in un collegio.
Il secondo turno scatta se nessuno dei candidati supera la metà più uno dei voti validi.
Per l’opzione Mattarellum, infine, si esprimono il 25% degli elettori di Pd-Idv e il 20% degli intervistati di centrodestra. Continua »
argomento: elezioni, Europa, governo, Parlamento, Politica | 1 Commento »
Settembre 12th, 2010 Riccardo Fucile
SOLO LA SLOVACCHIA SPENDE PER L’ISTRUZIONE MENO DI NOI…POCHI LAUREATI, PIU’ TEMPO SUI BANCHI DI SCUOLA, POCO ATTRAENTE PER GLI STRANIERI…DOCENTI SOTTOPAGATI (MENO 30% DELLA MEDIA EUROPEA), ALTRO CHE LE PALLE DELLA GELMINI
La scuola italiana? Bocciata.
Ci si passa fin troppo tempo, con risultati scarsi.
E’ snobbata dagli studenti stranieri. Riceve le briciole delle finanze pubbliche. Il corpo
insegnanti è sottopagato e poco stimolato.
Resta alta la percentuale di abbandoni.
E’ quanto emerge dal rapporto annuale «Education at a Glance» dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), che calcola, fra l’altro, il rendimento degli investimenti in educazione, confrontando i costi dell’istruzione e l’assenza di un guadagno durante il corso di studi, con le prospettive salariali.
L’Ocse sottolinea che la preparazione e l’adeguata formazione sono e saranno la leva principale per uscire dalla crisi; dai dati pubblicati risulta che nel nostro paese c’è ancora molto da fare.
L’Italia spende il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche (un dato rimasto costante dal 1995 al 2007), contro una media Ocse del 5,7%.
Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i Paesi industrializzati.
Persino il Brasile – con il 5,2% – e l’Estonia (5%) spendono di più.
Gli Usa – tra i pochi ad aver incrementato la spesa negli anni presi in considerazione – spendono il 7,6%.
Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% della spesa pubblica totale, il livello più basso tra i Paesi industrializzati (13,3% la media Ocse) e l’80% della spesa corrente è assorbito dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell’Ocse.
La spesa media annua complessiva per studente è peraltro di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria a scapito dell’università dove la spesa media per studente inclusa l’attività di ricerca è 8.600 dollari contro i quasi 13mila Ocse.
La spesa cumulativa per uno studente dalla prima elementare alla maturità è di 101mila dollari (contro 94.500 media Ocse), cui vanno aggiunti i 39mila dollari dell’università contro i 53mila della media Ocse.
In Italia il top del salario per i docenti arriva dopo oltre 30 anni di lavoro.
E l’incremento dall’inizio della carriera alla pensione è piuttosto basso.
Ad esempio, un docente delle superiori comincia con poco più di 28mila euro all’anno di salario e arriva a 44mila solo alla fine della propria carriera.
La media Ocse è la seguente: si comincia con più di 35mila euro e si approda a oltre 54mila, ma dopo 24 anni e non 35 come in Italia.
Anche la media europea è ben superiore a quella italiana.
La Germania è un altro mondo: un prof delle superiori comincia con uno stipendio annuale di oltre 51mila euro per approdare, dopo 28 anni di lavoro, a oltre 72mila euro.
I nostri docenti sono ai livelli dei colleghi sloveni, che, però, arrivano al top del salario dopo 13 anni.
In Italia le ore di istruzione previste sono ben 8.200 tra i 7 e i 14 anni.
Solo in Israele i ragazzi stanno più a lungo sui banchi e la media Ocse si ferma a 6.777.
Le dimensioni delle classi inoltre sono maggiori rispetto alla media Ocse e il rapporto studenti/insegnante è tra i più bassi (10,6 alla scuola primaria contro media 16,4). Continua »
argomento: denuncia, economia, emergenza, Gelmini, governo, PdL, Politica, radici e valori, scuola | Commenta »