SCUOLA ITALIANA BOCCIATA: SI INVESTE SOLO IL 4,5% DEL PIL CONTRO IL 5,7% DELLA MEDIA EUROPEA
SOLO LA SLOVACCHIA SPENDE PER L’ISTRUZIONE MENO DI NOI…POCHI LAUREATI, PIU’ TEMPO SUI BANCHI DI SCUOLA, POCO ATTRAENTE PER GLI STRANIERI…DOCENTI SOTTOPAGATI (MENO 30% DELLA MEDIA EUROPEA), ALTRO CHE LE PALLE DELLA GELMINI
La scuola italiana? Bocciata.
Ci si passa fin troppo tempo, con risultati scarsi.
E’ snobbata dagli studenti stranieri. Riceve le briciole delle finanze pubbliche. Il corpo insegnanti è sottopagato e poco stimolato.
Resta alta la percentuale di abbandoni.
E’ quanto emerge dal rapporto annuale «Education at a Glance» dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), che calcola, fra l’altro, il rendimento degli investimenti in educazione, confrontando i costi dell’istruzione e l’assenza di un guadagno durante il corso di studi, con le prospettive salariali.
L’Ocse sottolinea che la preparazione e l’adeguata formazione sono e saranno la leva principale per uscire dalla crisi; dai dati pubblicati risulta che nel nostro paese c’è ancora molto da fare.
L’Italia spende il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche (un dato rimasto costante dal 1995 al 2007), contro una media Ocse del 5,7%.
Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i Paesi industrializzati.
Persino il Brasile – con il 5,2% – e l’Estonia (5%) spendono di più.
Gli Usa – tra i pochi ad aver incrementato la spesa negli anni presi in considerazione – spendono il 7,6%.
Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% della spesa pubblica totale, il livello più basso tra i Paesi industrializzati (13,3% la media Ocse) e l’80% della spesa corrente è assorbito dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell’Ocse.
La spesa media annua complessiva per studente è peraltro di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria a scapito dell’università dove la spesa media per studente inclusa l’attività di ricerca è 8.600 dollari contro i quasi 13mila Ocse.
La spesa cumulativa per uno studente dalla prima elementare alla maturità è di 101mila dollari (contro 94.500 media Ocse), cui vanno aggiunti i 39mila dollari dell’università contro i 53mila della media Ocse.
In Italia il top del salario per i docenti arriva dopo oltre 30 anni di lavoro.
E l’incremento dall’inizio della carriera alla pensione è piuttosto basso.
Ad esempio, un docente delle superiori comincia con poco più di 28mila euro all’anno di salario e arriva a 44mila solo alla fine della propria carriera.
La media Ocse è la seguente: si comincia con più di 35mila euro e si approda a oltre 54mila, ma dopo 24 anni e non 35 come in Italia.
Anche la media europea è ben superiore a quella italiana.
La Germania è un altro mondo: un prof delle superiori comincia con uno stipendio annuale di oltre 51mila euro per approdare, dopo 28 anni di lavoro, a oltre 72mila euro.
I nostri docenti sono ai livelli dei colleghi sloveni, che, però, arrivano al top del salario dopo 13 anni.
In Italia le ore di istruzione previste sono ben 8.200 tra i 7 e i 14 anni.
Solo in Israele i ragazzi stanno più a lungo sui banchi e la media Ocse si ferma a 6.777.
Le dimensioni delle classi inoltre sono maggiori rispetto alla media Ocse e il rapporto studenti/insegnante è tra i più bassi (10,6 alla scuola primaria contro media 16,4).
Cresce il livello di istruzione. Ma se la percentuale di diplomati, ormai, supera la media Ocse (da noi sono l’85% – erano il 78% nel 2000 – . La media è 80%), restiamo invece su livelli più bassi per quanto riguarda i laureati: da noi sono il 32,8% (si tratta soprattutto di donne), contro una media Ocse del 38%. Il «balzo» è legato all’arrivo delle lauree brevi che ha portato a un 20% di laureati nel 2008, ma solo tra i 24 e i 34 anni.
Percentuale che si dimezza tra i 45 e i 54 (12%) e si abbatte al 10% tra i 55 e 64 anni.
Nel complesso la media dell’istruzione terziaria nel Paese resta minimale rispetto a quella dei cosiddetti paesi più «ricchi»: solo il 2,4% di tutta la popolazione contro il 33,5% degli Usa, il 14,7% del Giappone, il 5,8% della Germania.
Da rilevare anche che tra la popolazione tra i 24 e i 64 anni le persone che si sono fermate alla licenza media sono il 47%.
Scarsa l’attrattiva della scuola italiana per gli studenti stranieri, principalmente perchè ci sono pochi corsi offerti in inglese: nel 2008, 3,3 milioni di studenti universitari hanno scelto di andare all’estero per i loro studi, ma solo il 2% ha scelto l’Italia.
Tra le mete più ambite figurano gli Stati Uniti (scelti dal 18,7% degli studenti stranieri), il Regno Unito (10%), la Germania e la Francia (7,3%).
Chi sostiene nel centrodestra che il problema sta nel fatto che l’80% delle spese va nel personale, docente e non, è servito: se lo Stato investe il 20% in meno di altri Paesi è ovvio che sale la percentuale degli stipendi, se investisse di più si abbasserebbe.
Anche perchè i docenti sono pagati anche il 30% in meno che in altri Paesi.
Crollano le palle della Gelmini.
Leave a Reply