Novembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
FINI : “DIMETTITI”. BERLUSCONI: “SFIDUCIAMI” … FINALMENTE IL PDL NON ESISTE PIU’ E LA DESTRA RITROVA L’ORGOGLIO E LE SUE RAGIONI DI ESSERE
Un’ora di attesa. Di voli pindarici, attacchi sottintesi, mai troppo diretti.
Un’ora di alta oratoria, per Gianfranco Fini, dove, davanti alla sua gente radunata a Bastia Umbra, tocca tutti i temi sensibili, dalla cittadinanza per gli immigrati, fino all’economia e il lavoro. Poi la botta.
Quello che tutti aspettano: “Berlusconi si dimetta, salga al Colle e apra la crisi. Senza questo colpo d’ala la nostra delegazione non rimarrà un’ora in più al governo”.
E’ a questo punto che viene “giù” la sala.
Un boato, tutti in piedi, liberi di gridare la loro gioia, di scandire il nome del fondatore di Futuro e libertà e di mettersi alle spalle il premier.
Ecco: la due giorni perugina è tutta qui. Quarantotto ore per arrivare al punto focale, per dire a tutto il Paese: non si torna indietro, il Pdl è morto e con lui i compromessi ingoiati in questi due anni e mezzo di Berlusconi.
Noi andiamo avanti, oltre lui.
E “lui” si è fatto sentire attraverso l’agenzia di stampa Agi, che riporta alcune riflessioni fatte con alcuni dirigenti del Pdl: “No agli ultimatum, la sfiducia va votata in Parlamento”, ha detto Silvio Berlusconi: “Da parte mia non c’è nessuna intenzione di dimissioni. Se Fini vuole aprire la crisi venga in Parlamento e si assuma la responsabilità di votare la sfiducia”.
Della serie: rispetti le regole e vediamo chi si prende la responsabilità davanti agli elettori.
Comunque, a Bastia Umbra, è accaduto qualcosa di particolare che va oltre il discorso di Fini; qualcosa che nasce da prima, forse da quel 29 luglio quando il premier ha cacciato il cofondatore dal Pdl.
“Da allora — racconta uno dei delegati — ci siamo sentiti traditi, umiliati. E forse, in noi, è scattato un moto di orgoglio”. Sì, la parola chiave è orgoglio.
A settembre a Mirabello, durante la Festa Tricolore, era nell’aria, lo si percepiva chiara dalle parole dei volontari, dai gesti dei tanti amministratori locali giunti da ogni dove per spronare “falchi” e “colombe” a non tornare indietro.
Al contrario i senatori e i deputati apparivano più cauti: i vari Fabio Granata e Angela Napoli non mancavano di smarcarsi, di attaccare il premier; ma dall’altra parte c’erano i Pasquale Viespoli a raffreddare le speranze, a dire “aspettiamo a vedere”. Fino a oggi.
Il segnale è arrivato ieri, con l’introduzione dura, decisa di Italo Bocchino pronto a dire “ora vedrete cosa accadrà ”.
La certezza oggi dal palco, quando il ministro Ronchi ha rimesso il suo mandato e quello dei suoi colleghi, nelle mani di Fini.
E’ stato uno dei momenti più alti, dove si è sanato e saldato lo spirito e la volontà di Fli con la sua gente, la stessa rimasta incerta dopo Mirabello.
Ecco quindi la strada imboccata del presidente della Camera, a partire da un tema sensibile per il centrodestra: “La legalità è la condizione essenziale per la libertà . Nel nostro manifesto dei valori — spiega — c’è il rispetto per la persona umana con la tutela dei diritti civili, senza alcuna distinzione e senza alcuna discriminazione. Rispettare la persona non vuol dire distinguere tra bianchi e neri, tra cristiani, musulmani ed ebrei, tra eterosessuali ed omosessuali, tra cittadini italiani e stranieri. La persona è al centro di qualsiasi cultura politica che voglia creare i presupposti per l’armonia. E la legalità è la condizione essenziale per la libertà ”.
Quindi l’attacco al cuore del partito (“Su questi temi il Pdl a rimorchio della Lega è il partito più arretrato d’Europa”), all’informazione (“Meglio certi giornali che non bisogna leggere piuttosto che i Tg velinari, nel senso delle veline del regime e non delle belle ragazze”) e un rimpianto per alcuni dei protagonisti della vecchia politica: “Credo che anche gli italiani lo abbiamo, del rigore, dello stile, del comportamento come Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa: la prima Repubblica era anche in queste personalità che non si sarebbero mai permesse di trovare ridicole giustificazioni a ciò che non può essere giustificato”.
E ancora il rifiuto dei famosi cinque punti, riproposti dallo stesso Berlusconi, giovedì durante la Direzione nazionale del Pdl: “Il patto di legislatura è possibile solo se c’è una nuova agenda politica e un patto di governo da qui al 2013. Non basta il compitino dei cinque punti”.
Infine snocciola una serie di temi ostili per il Popolo delle libertà e la stessa Lega: “Nuovo patto sociale, fiscalità di vantaggio per il Sud e soprattutto togliere di mezzo la legge elettorale della vergogna”.
Ma per arrivare a tutto questo “Berlusconi deve avere il coraggio del colpo d’ala. Deve prendere la decisione di rassegnare le dimissioni, salire al Colle, dichiarare aperta la crisi e avviare una fase in cui si ridiscuta l’agenda, il programma e verificare la composizione del governo e la natura della coalizione”.
Una coalizione nella quale deve entrare anche l’Udc.
“Altrimenti Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio non rimarranno un minuto in più nel governo. Berlusconi decida se cambiare o tirare le cuoia”.
Ovazione, da tutti.
Lacrime, per alcuni.
E la voglia di vedere cosa accadrà da domani.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
MOLTI EX MILITANTI DI DESTRA, TRANSFUGHI DEL PDL, MA SOPRATTUTTO TANTI GIOVANI E NEOFITI…PERINA:”QUI C’E’ GENTE DIVERSA, IN CERCA DI UNA NUOVA POLITICA”
Ragazzi, tanti. Tantissimi. 
Sì, è vero, l’appuntamento nasce come una due giorni di Generazione Italia. Ma ora è altro; ora è il reale battesimo di “Futuro e libertà ”.
Eppure, qui a Bastia Umbra, quello che colpisce è l’età media dei seimila presenti e il loro entusiasmo: a cavallo dei trent’anni, sono arrivati da tutto il paese con mezzi propri.
Di soldi non ce n’è.
“Un esempio? — spiega uno degli organizzatori — Gran parte di tutto questo è stato pagato con le quote associative di Generazione Italia: siamo 20mila iscritti a dieci euro a testa. Si faccia i conti”.
Ecco, più o meno la convention è costata tra i 130mila e i 160 mila euro, quindi sono gli under 30 ad aver consentito a Gianfranco Fini e i suoi di diventare grandi.
E ancora: ci sono tanti G2, ovvero la seconda generazione, i figli degli immigrati ora diventati italiani.
“Sa qual è l’aspetto più bello? — spiega l’onorevole Flavia Perina — E’ che conosco pochissimi dei presenti: qui c’è gente diversa, in cerca di una nuova politica”. Vero.
E per scoprirlo basta chiedere in giro “chi sei”, “da dove vieni” o “qual è la tua storia politica”.
Le risposte sono le più diverse: c’è molta An, parti del Pdl e tanti neofiti.
Un po’ sembra di stare al primo congresso di Sinistra e Libertà , due settimane fa a Firenze.
Per carità , le differenze esistono ancora tra sinistra e destra, però meno di prima: sia nell’appuntamento toscano che in questo umbro si toccano temi simili e sensibilità affini, dalla giustizia alla legalità ; dall’ecologia ai diritti dell’uomo. Il tema dell’omosessualità è uno dei più gettonati.
E Silvio Berlusconi è meglio nominarlo a bassa voce se non si vogliono stimolare insulti o amare riflessioni.
Il tutto racchiuso dall’entusiasmo del voler esserci, del voler tornare a parlare di politica.
Oltre questi ultimi diciassette anni.
(da “il Fatto quotidiano“)
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Novembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
“VOGLIAMO ANDARE OLTRE, PORTE APERTE A TUTTI, ECCETTO AFFARISTI E CARRIERISTI”….”RISPETTO DELLE PERSONE SENZA DISTINZIONI DI SESSO O RELIGIONE”…”MAI PARTITO PIU’ ARRETRATO DEL PDL A RIMORCHIO DELLA PEGGIORE CULTURA LEGHISTA”… “OCCORRE UNA NUOVA AGENDA,UN NUOVO PROGRAMMA, UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE” … I MINISTRI DI FLI RIMETTONO IL MANDATO
“Siamo molto soddisfatti” esordisce Fini dal palco. “Fli è politicamente determinante. Un piccolo miracolo grazie a voi. Siete qui per una certa idea dell’Italia, non per fedeltà a una persona. Perchè gli uomini passano e le idee restano”
“Grazie ai giovani che sono il motore di Futuro e libertà . Intelligenti e mai estremisti. Ringraziamento ai tanti che non hanno esperienze politiche precedenti, i tanti italiani del volontariato, e a coloro che hanno alle spalle una gloriosa militanza politica della nostra destra e a chi ha alle spalle altre esperienze politiche”
“Senza alcuna presunzione e a bassa voce lo posso dire che se ci guardiamo intorno e volgiamo lo sguardo indietro possiamo davvero dire che abbiamo davvero tutto il diritto di dire che siamo molto soddisfatti”.
“C’era chi con una certa presunzione ci aveva liquidato dicendo ‘sono quattro gatti’ e dicendo che ‘non ha senso quell’avventura’. E invece a poche settimane da Mirabello siamo qui in una manifestazione che non ha precedenti. In poche settimane non siamo marginali, ma siamo politicamente determinanti per le sorti del governo per le sorti del governo e l’avvenire della nostra Patria”
“Altro che rancore personale. La nostra sfida nasce da una coraggiosa assunzione di responsabilità , del desiderio di voltare pagina, della stanchezza del popolo di centrodestra e della voglia di tornare ad essere artefici del proprio destino” dice Fini che non cita Silvio Berlusconi ma di fatto riprende punto per punto le critiche piovute su Fli dal leader Pdl, e le smonta rivendicando l’azione di chi “non vi chiederà mai di cantare per fortuna che Fini c’è”
“Non saremo una An in piccolo ma nemmeno saremo una zattera della Medusa che accoglie tutti. Non raccoglieremo naufraghi e straccioni” ribadisce Fini parlando degli obiettivi che mette davanti a Fli. “Porte aperte a tutti esclusi affaristi e carrieristi”.
“Noi ci candidiamo a realizzare il disegno di sintesi che era alla base del Pdl, nel nome del valore supremo dell’interesse generale”.
Affondo di Fini sui temi dell’integrazione, contro la Lega e il Pdl “arretrato” al traino del Carroccio. “E’ triste constatare l’arretratezza del mondo politico su cosa fare con chi arriva nel nostro Paese e mette al mondo figli che considerano l’Italia la loro terra, anche se non è quella dei loro padri. E non posso credere – incalza Fini – che tutto questo si risolva in un centrodestra che dice che i clandestini si cacciano, due cose che non c’entrano niente con chi è in regola e accetta la nostra cultura, le nostre regole e la nostra tradizione”.
“In Europa – scandisce tra gli applausi della sala – non c’è un movimento politico come il Pdl che sui diritti civili è così arretrato culturalmente a rimorchio, anche qui, della peggior cultura leghista”
“Nel nostro manifesto ci sono dei valori, c’è la legalità . La legalità non è soltanto il pacchetto sicurezza, è un abito mentale, è insegnare ai nostri figli che prima ancora di rivendicare i diritti si hanno dei doveri, è il rispetto delle istituzioni, il senso dello Stato. E’ la precondizione perchè ci sia la libertà , senza legalità non c’è libertà “.
“Un progetto che non è contro il Pdl, nessuna polemica, comprendiamo il loro disagio. Non sono i nostri avversari e per certi aspetti nomn siamo contro Berlusconi. Ambiziosamente siamo oltre il Pdl e oltre Berlusconi perchè quella pagina si è chiusa o si sta chiudendo” .
In Italia “dobbiamo colmare il divario e allinearci agli standard europei” sulla tutela tra le famiglie di fatto e quelle tradizionali, dice Fini e definisce la famiglia in Italia come “un ammortizzatore sociale. Se non fosse per la famiglia – spiega – tradizionale o di fatto, quel disagio sociale che nel Paese c’è sarebbe ancor maggiore”
“Futuro e libertà non sarà mai subalterno alla cultura politica dei nostri avversari, non saremo mai subalterni alla sinistra” e “se Berlusconi vuole qualche argomento per polemizzare, lo cerchi altrove”
“Rispettare la persona vuol dire che non si possono distinguere bianchi e neri, cristiani, musulmani e ebrei, uomini e donne, etero e omosessuali, cittadini italiani o stranieri. La persona è al centro dell’azione di qualsiasi cultura politica che voglia creare i presupposti per armonia”
“Il nostro progetto è ambizioso e si riassume nella volontà di far nascere davvero quel soggetto che era alla base dell’ambizione del Pdl. Noi dobbiamo dar vita alla rivoluzione liberale che era stata promessa e che non si è purtroppo realizzata se non in minima parte” afferma Fini. “Noi – aggiunge – vogliamo animare il liberalismo italiano, non conservando l’esistente, ma cambiando la società e ammodernando le istituzioni”
Fini riapre il fronte polemico con l’informazione di quei tg che accusa ispirati alle veline di palazzo. “Meglio leggerli i giornali – dice citando “chi dice di non leggerli i giornali”, cioè Berlusconi – anche se non parlano bene di te. Meglio quelli che certi telegiornali che sembrano arrivare da epoche di regimi in cui giravano le veline”. Risate in sala, ma Gianfranco Fini gioca sul duplice significato e chiarisce subito che sta parlando “non delle giovani signorine ma dei fogli d’ordine”
“L’Italia non è il paese dei balocchi che dipinge Berlusconi” dice Fini
“Accettiamo la sfida, abbiamo il dovere, oltre che il coraggio, di andare oltre ciò che è stato finora il Pdl, ma avrà tempo per ricredersi, se è intellettualmente onesto, chi pensa che staremo di qua o di là pur di essere determinanti”
“A Tremonti contestiamo la politica dei tagli lineari”, dice Fini che ritiene quella scelta “la migliore modalità per non scegliere dove tagliare e dove invece investire”. Fini riconosce comunque “merito” al ministro dell’Economia “per la politica di contenimento della spesa”
“Il governo Berlusconi non ha la percezione reale del Paese, non ne ha il polso, non è in presa diretta con la gente. Si potrebbe dire che governo galleggia, tampona emergenze ma ha perso di vista la rotta”, dice Gianfranco Fini. Un esempio ancora più direttamente polemico: “La dice lunga che una priorità sia il ddl sulle intercettazioni, quando sono altre le esigenze del Paese”
“Che dolore leggere del crollo della ‘domus dei gladiatori’ a Pompei, e ‘quell’altra notizia’ dell’ultima settimana: danno all’estero della nostra Italia un’immagine che non è certo quella che gli italiani meritano”
“Per troppo tempo si è sottovalutato quel pericolo strisciante che è il motore della Lega Nord: alla Lega non interessa nulla di quello che accade dal fiume Po in giù” dice Fini, e aggiunge che Il Pdl al Nord rappresenta la “copia sbiadita” della Lega
“La riforma Gelmini dell’università è giusta. Innova, toglie di mezzo alcuni consolidati assetti non più idonei. Senza denari era meglio non farla” dice Gianfranco Fini e aggiunge “se si sono trovati i denari è certo perchè Fli ha cominciato a valutare quanto accade in Parlamento sulla base delle sue convinzioni e non su un ‘credere, obbedire e combattere’ che appartiene davvero a un’altra epoca”
“Si devono mettere in campo politiche di ripresa. Non si può liquidare tutto parlando di assurde congiure o che c’è il governo del fare. Mi sembra che a volte questo governo del fare sia il governo del fare finta che tutto vada bene senza tenere conto dei problemi della società ”
“C’è una sorta di decadimento morale. Sono temi scivolosi, credo che il moralismo sia una delle peggiori attitudini di tanti sepolcri imbiancati, pronti a far la predica e mai a guardare dentro di sè” afferma Fini. “Quel decadimento che c’è nella società italiana è conseguenza della progressiva perdita di decoro di quelli che sono i comportamenti di chi è chiamato a essere di esempio perchè se si è personaggi pubblici si è obbligati a essere di esempio”
“Ho rimpianto, e credo che anche gli italiani lo abbiamo, del rigore, dello stile, del comportamento come Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa: la prima Repubblica era anche in queste personalità che non si sarebbero mai permesse di trovare ridicole giustificazioni a ciò che non può essere giustificato” dice Gianfranco Fini e scatta la standing ovation della platea
“Il patto di legislatura non è il compitino in 5 punti” dice Fini e lancia un “nuovo patto sociale”
ini entra nel vivo e dice che “al nuovo patto di legislatura proposto da Berlusconi si può dire sì” ma con forti paletti. “Il patto, non si offenda, non può essere un compitino in cinque punti che gli scolaretti in Parlamento devono approvare a pena di lesa maestà “. Al patto Fli può dire sì, scandisce Fini nel passagio centrale, “se si accompagna a una svolta chiara e la svolta richiede una nuova agenda e un nuovo percorso politico”
“Con laicità positiva cito il Papa che dice ‘la spazzatura non è solo nelle strade ma nelle anime e nelle coscienze’. Questo è il decadimento che c’è e la politica non può lavarsi le mani dicendo che non c’entra. Deve dare l’esempio” dice Fini
Nel settore della sicurezza, “l’azione del ministro Maroni, ma soprattutto quella di polizia e carabinieri, hanno segnato qualche buon risultato” dice Fini. “Questo lo dico perchè se si lamenta la carenza di mezzi non possiamo fare finta di non sentire, perchè non è con più sacrifici di chi è in prima linea contro il crimine che si garantisce lealità e sicurezza”
“Non ho problemi – dice Fini – nel dire che con la congiunturà che c’è, con alcune nubi che arrivano da altri Paesi europei di tutto c’è bisogno tranne che di una sfida tra Orazi e Curiazi o dell’ennesima campagna elettorale. Non ho esitazioni nel dire che è necessario valutare le condizioni per un patto di legislatura è che a mio vedere il patto è qualcosa in più del compitino dei 5 punti con scolaretti che devono votare altrimenti è lesa maestà “. “C’è – spiega – la necessità di un’altra politica, di superare la fase o si sta di qua o di là . Non è possibile che ogni volta che si parli di cercare momenti condivisi il tutto viene bollato come sinonimo del peggiore inciucio o di truffa agli elettori. Il bipolarismo – aggiunge il presidente della Camera – è un valore, ma finita la campagna elettorale l’altra coalizione non può rimanere il nemico da combattere con un eccesso propaganda e deficit politica”
“Chiedo un nuovo patto sociale, a partire per esempio dagli stati generali sull’economia e il lavoro nel Paese” dice Gianfranco Fini. “Mentre mancava il ministro dello Sviluppo e qualcuno pensava che non era necessario, ‘tanto pensa a tutto lui’, c’è stata una prima pagina di un nuovo patto sociale con il tavolo delle parti sociali su cinque punti d’intesa. Questo può essere un esempio”
“I fondi Fas non possono essere il bancomat a cui Tremonti ricorre quando la Lega glielo chiede per tamponare le emergenze” afferma Gianfranco Fini, spiegando: “se c’è una prova del fatto che il Pdl è afono e che la linea gliela la da solo la Lega, quella prova si vede è quando Tremomti ha preso i soldi dai fondi Fas per tacitare gli allevatori delle quote latte”
“Bisogna dare una fiscalità di vantaggio al meridione che non va contro il nord. Certo se la linea del governo la detta la Lega non credo che i nostri ministri possono dire che serve una inversione di tendenza” afferma Fini. “Chi viaggia sa che le imprese del nord delocalizzano fuori dai confini nazionali – aggiunge Fini – e non prendono in considerazione di investire al sud. Una fiscalità di vantaggio sarebbe utile anche al nord”
“Non sarà accolto con soddisfazione quello che dico, ma se si dice che bisogna rispettare lo scettro nelle mani del popolo allora non c’è patto di legislatura se non si ha coraggio di cancellare una legge elettorale che è una vergogna”, dice Fini rilanciando sul patto di legislatura
“Berlusconi rassegni le dimissioni e apra la crisi” dice Fini
Fini chiede a Berlusconi di aprire la crisi: “Abbia il coraggio di rassegnare le dimissioni e salire al Quirinale. Nuova agenda, nuovo programma”, dice ancora il leader Fli che lo invita a evitare “logiche mercantili per le quali tutto si risolverebbe con l’Udc che accoglie l’appello ai moderati e si sostituisce chi se ne va con chi entra o si fa tutto insieme se nessuno se ne va e qualcun altro arriva”. E Fini osserva che “se non arriverà questo colpo d’ala i nostri al governo non resteranno un minuto di più”
Fini ha terminato l’intervento tra gli applausi e le note dell’Inno d’Italia.
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Novembre 7th, 2010 Riccardo Fucile
NAPOLITANO: “UNA VERGOGNA PER IL NOSTRO PAESE: ESIGO SPIEGAZIONI IMMEDIATE”…NON SI FA MANUTENZIONE ORDINARIA DA 50 ANNI NEL MAGGIORE SITO ARCHEOLOGICO ITALIANO CHE RICHIAMA MILIONI DI TURISTI STRANIERI… BONDI: “MANCANO RISORSE”… UN GOVERNO DI ACCATTONI CHE SPENDE 100 MILIONI L’ANNO PER LE SCORTE, MA TAGLIA DELL’80% IL BILANCIO DELLA CULTURA
Quasi duemila anni fa, prima che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
seppellisse Pompei, la “Schola Armaturarum Juventis Pompeiani” era la palestra degli atleti dell’antica città romana.
Ieri, poco dopo le 6, è andata completamente distrutta.
Quello che un tempo era un edificio riservato a custodire armature e trofei militari, si è trasformato in un cumulo di macerie.
Quella che dai turisti viene chiamata “la Casa dei Gladiatori” era stata costruita lungo la via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta percorsa ogni giorno da centinaia di visitatori.
Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto.
E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l’ha definito “una vergogna per l’Italia” dicendo di esigere “spiegazioni immediate e senza ipocrisie”.
La Sovrintendenza ha reso noto che la causa del cedimento sarebbe, con molta probabilità , la pioggia abbondante dei giorni scorsi.
Circostanza confermata dallo stesso ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi: “Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato”.
Il tetto andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il peso non sia stato retto dalle antiche mura.
Bondi ha però sottolineato come quanto accaduto riproponga “la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo”.
Anche il segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, chiede fondi adeguati ricordando che “la manutenzione ordinaria non viene fatta più da almeno mezzo secolo”.
Le associazioni degli archeologi contestano “la politica degli effetti speciali, con spese di milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici a pochi passi dalla Domus crollata”.
“Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».
Il sindaco di Pompei, Claudio d’Alessio, lo dice senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata».
Il cedimento dell’edificio, secondo d’Alessio, è un crollo annunciato: «succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C’è il dispiacere tipico di una comunità – ha sottolineato D’Alessio – di un territorio su cui vi è il museo all’aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».
Sono in pratica 50 anni che nessuno provvede alla manutenzione ordinaria del sito archeologico italiano di maggiore richiamo turistico.
Si sono susseguiti vari governi di accattoni nei decenni, ma Pompei è stata dimenticata da tutti, con grave danno economico, visto il traino turistico che deriverebbe dalla sua valorizzazione.
Se Pompei fosse gestita da giapponesi o americani, sarebbe probabilmente un gioiello, oggetto di investimenti e meta di milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.
In Italia invece la politica spende 100 milioni l’anno per far scortare i suoi esponenti, paga miliardi di multa per difendere i ladroni leghisti delle quote latte, ma taglia i fondi alla cultura dell’80% rispetto all’anno scorso e di 1 miliardo i fondi per la tutela ambientale.
Da ieri all’estero ci conosceranno non solo per il bunga bunga, ma anche per la capacità di far crollare per incuria il nostro patrimonio artistico.
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