CROLLA LA “DOMUS DEI GLADIATORI” A POMPEI E LA CREDIBILITA’ DELL’ITALIA NEL MONDO
NAPOLITANO: “UNA VERGOGNA PER IL NOSTRO PAESE: ESIGO SPIEGAZIONI IMMEDIATE”…NON SI FA MANUTENZIONE ORDINARIA DA 50 ANNI NEL MAGGIORE SITO ARCHEOLOGICO ITALIANO CHE RICHIAMA MILIONI DI TURISTI STRANIERI… BONDI: “MANCANO RISORSE”… UN GOVERNO DI ACCATTONI CHE SPENDE 100 MILIONI L’ANNO PER LE SCORTE, MA TAGLIA DELL’80% IL BILANCIO DELLA CULTURA
Quasi duemila anni fa, prima che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellisse Pompei, la “Schola Armaturarum Juventis Pompeiani” era la palestra degli atleti dell’antica città romana.
Ieri, poco dopo le 6, è andata completamente distrutta.
Quello che un tempo era un edificio riservato a custodire armature e trofei militari, si è trasformato in un cumulo di macerie.
Quella che dai turisti viene chiamata “la Casa dei Gladiatori” era stata costruita lungo la via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta percorsa ogni giorno da centinaia di visitatori.
Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto.
E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l’ha definito “una vergogna per l’Italia” dicendo di esigere “spiegazioni immediate e senza ipocrisie”.
La Sovrintendenza ha reso noto che la causa del cedimento sarebbe, con molta probabilità , la pioggia abbondante dei giorni scorsi.
Circostanza confermata dallo stesso ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi: “Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato”.
Il tetto andato distrutto durante la seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il peso non sia stato retto dalle antiche mura.
Bondi ha però sottolineato come quanto accaduto riproponga “la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo”.
Anche il segretario generale del ministero, Roberto Cecchi, chiede fondi adeguati ricordando che “la manutenzione ordinaria non viene fatta più da almeno mezzo secolo”.
Le associazioni degli archeologi contestano “la politica degli effetti speciali, con spese di milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici a pochi passi dalla Domus crollata”.
“Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».
Il sindaco di Pompei, Claudio d’Alessio, lo dice senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata».
Il cedimento dell’edificio, secondo d’Alessio, è un crollo annunciato: «succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C’è il dispiacere tipico di una comunità – ha sottolineato D’Alessio – di un territorio su cui vi è il museo all’aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».
Sono in pratica 50 anni che nessuno provvede alla manutenzione ordinaria del sito archeologico italiano di maggiore richiamo turistico.
Si sono susseguiti vari governi di accattoni nei decenni, ma Pompei è stata dimenticata da tutti, con grave danno economico, visto il traino turistico che deriverebbe dalla sua valorizzazione.
Se Pompei fosse gestita da giapponesi o americani, sarebbe probabilmente un gioiello, oggetto di investimenti e meta di milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.
In Italia invece la politica spende 100 milioni l’anno per far scortare i suoi esponenti, paga miliardi di multa per difendere i ladroni leghisti delle quote latte, ma taglia i fondi alla cultura dell’80% rispetto all’anno scorso e di 1 miliardo i fondi per la tutela ambientale.
Da ieri all’estero ci conosceranno non solo per il bunga bunga, ma anche per la capacità di far crollare per incuria il nostro patrimonio artistico.
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