Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
UN PREMIER INCAPACE, MINISTRI INQUISITI, SCANDALI QUOTIDIANI… UN GOVERNO SOTTO PERENNE RICATTO XENOFOBO CHE E’ RIUSCITO IN UN’IMPRESA STRAORDINARIA: AD ESSERE CONTESTATO DA IMPRENDITORI E LAVORATORI, CHIESA E LAICI, OPPOSIZIONE E SUA STESSA MAGGIORANZA… GLI SPOT SONO FINITI: DAL VENETO ALL’AQUILA, DALLA IMMIGRAZIONE ALLA SCUOLA, DALLA SICUREZZA ALL’ECONOMIA, RIEMERGE LA POLVERE NASCOSTA SOTTO IL TAPPETO… E’ ORA CHE CHI HA INFANGATO LA DESTRA TORNI A CASA
Chi ci segue da qualche tempo non potrà che darci atto di aver messo sull’avviso i nostri lettori, da almeno due anni, che qualcosa sarebbe accaduto.
Lo scrivevamo in solitudine quando il Pdl aveva ancora il 37,4% , ovvero dieci punti in più di quelli che oggi i sondaggi gli accreditano.
Lo abbiamo ripetuto quando il Pdl era calato alle europee e alle regionali, mentre tanti servi zelanti si ostinavano a parlare di “vittoria del centrodestra”, preferendo la politica dello struzzo.
Lo gridavamo anche quando tanti finiani purtroppo stavano ancora in silenzio.
Perchè dalla base del popolo di destra stava salendo una insofferenza grande e motivata verso un governo che dimostrava ogni giorno evidenti lacune.
Un premier dalla straordinaria abilità nel vincere la competizione elettorale ma altrettanto incapace di governare, interessato solo a sfuggire ai suoi processi. L’antitesi di un vero uomo di destra che i processi li affronta, non scappa da vile.
Un premier incapace di equilibrio, presuntuoso, che ha finito per delegare alla Lega poteri e scelte, con il cavallo di troia di Tremonti a fare da sponda.
Nessuno aveva il coraggio allora di dire che Maroni era il peggiore ministro degli Interni della storia repubblicana, capace solo di fare spot e inanellare una brutta figura dietro l’altra.
Non si è mai visto un uomo di destra vera che taglia di tre miliardi i fondi alle forze dell’ordine, che delega la sicurezza alle ronde, che riesce a far fallire pure queste, che sputtana l’Italia a livello internazionale delegando ai libici il lavoro sporco di affogamento dei profughi senza neanche permettere loro di chiedere asilo politico, come da convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato.
Un ministro che poi si prende il merito degli arresti dei latitanti, neanche avesse partecipato personalmente a un solo blitz con il mefisto calato sul viso.
Salvo poi scoprire che è inquisito per aver preso quattrini da un privato per consulenze legali “orali”.
Come non si era mai visto un condannato a sei mesi di carcere in via definitiva per resistenza a pubblico ufficiale diventare ministro degli Interni.
Come non si erano mai viste diventare ministre le “amiche” del premier.
Come non si erano mai visti cosi tanti ministri sotto inchiesta: chi per mafia, chi per favori in cambio di massaggi, chi per corruzione, chi per regalie ricevute.
Come non si erano mai visti tanti “affaristi e manutengoli” avere libero accesso nelle stanze del potere, tante ragazzotte di facili costumi salire le scale di Palazzo Grazioli e tante escort di lusso provare i materassi del lettone di Putin.
Come non si era mai assitito, neanche fossimo abbonati al digitale terrestre, a una serie di spot incredibili che dipingevano il nostro Paese come il paradiso terrestre, dove tutto funziona perfettamente e i treni arrivano in orario meglio che a Zurigo.
Ci hanno fatto intendere che i tagli alla scuola si dovevano chiamare “storica riforma”, che le patetiche uscite di Brunetta si dovevano declinare in “riforma della Pubblica amministrazione”, che i tagli alla sicurezza erano solo “razionalizzazione” della stessa.
Che con i 40 euro della social card avevamo reso ricchi anche i poveri e che con qualche banconota della Brambilla tutti gli italiani potevano andare alle Maldive.
Nel frattempo impazzava, nel silenzio interessato di tanti, la deriva leghista e razzista e diversi comuni padani proponevano norme che in altri Paesi li avrebbero semplicemente condotti in galera.
Ma Silvio taceva: troppo importante salvarsi il culo dai processi per temperare, mediare, stabilire una democrazia interna..
Sappiamo noi gli insulti che ci siamo presi per mesi per aver compiuto il delitto di lesa maestà .
Ma lentamente è emersa la verità : quella di un governo che non è affatto di destra, è solo “maldestro”.
Un governo che è riuscito in una missione impossibile, farsi criticare da tutti: lavoratori e imprenditori, chiesa e laici, opposizione e persino maggioranza.
Un governo senza bussola e senza valori che si è schiantato su troppi scogli per avere diritto all’onore delle armi.
Un governo, un premier e una classe dirigente che è ora che torni a casa.
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
LA LETTERA-DENUNCIA INVIATA DA UN ALLUVIONATO AL DIRETTORE DE “LA STAMPA”… UNA DRAMMATICA TESTIMONIANZA DELL’INEFFICIENZA DEI SOCCORSI E UN ATTO DI ACCUSA AL GOVERNO DEGLI SPOT
Gentile Direttore, 
ho imparato che gli animali sono i primi a scappare, sotto l’alluvione. Le coccinelle si inerpicano sul muro. I gatti salgono in alto. I labrador nuotano verso la banchina della strada, così come le talpe, sorprendenti mezzofondiste a pelo d’acqua. Le vacche no. Quelle vanno a fondo.
E gli uomini? Loro provano a mettere in salvo un po’ di roba, prima di scappare.
Siamo a Casalserugo, provincia di Padova, 12 chilometri e 100 metri esatti da piazza dei Signori, il centro del capoluogo veneto, una delle città più ricche d’Italia, ma sembra un altro mondo.
Alle 10 di mattina di martedì 2 novembre, ci sono già 60 centimetri d’acqua nei punti più bassi del comune. E sale.
Il fiume Bacchiglione, grossissimo per la piena, ha rotto gli argini.
Uno squarcio: 14 metri di argine venuti giù, e il fiume si getta fuori a tutta forza. Da lì alle case è un tiro di schioppo.
Alle 11 la melma è sulla soglia di casa.
Alle 12, la gente dice addio ai divani del salotto buono.
Il genio civile prova a tappare il buco a suon di rocce, terra e inerti.
Dopo i primi tentativi, è chiaro che non c’è niente da fare: «Troppa pressione! Troppa pressione!», grida un vigile del fuoco, uno di quelli delle Marche, venuti qui a dar man forte.
Gli ingegneri del Genio, più composti, si limitano a scuoter la testa.
Tra le 10 e le 13, transitano 12 camion rimorchio pieni di massi e terra, sversano nello squarcio, il fiume gorgoglia, si ingobbisce, e porta via tutto. Rimorchio dopo rimorchio, la storia è la stessa: «Troppa pressione! Troppa pressione!».
A sera, il buco è di oltre 45 metri, mezzo campo da calcio.
Ci saranno 150-200 case, nelle immediate vicinanze dello squarcio.
Ma la zona interessata è più ampia, si parla di oltre 1500 persone, nonni compresi.
Le famiglie vengono evacuate al palazzetto di Casalserugo fin dalle 5 di mattina, ma alle 10 l’acqua è troppo vicina e arriva il contrordine: «Viene giù l’argine, vi portiamo tutti a Legnaro».
Ma la gente non vuole andare. C’è da salvare la casa.
Provare a fermar l’acqua. Servirebbero delle barriere, sacchetti di sabbia.
Ma non c’è niente.
«Se riuscite, arrangiatevi, perchè mi sa che non arriva nessuno…», dice costernato il carabiniere alla guida di una Punto che fatica a venir fuori dall’acqua.
Ha torto, almeno in parte.
Dopo poco, infatti, la Protezione Civile scarica dei sacchi di juta con su scritto: «Magistrato alle Acque di Venezia».
Quelli che dovrebbero proteggerti dall’acqua. Già , ma la sabbia?
Con cosa dovrei riempirli, questi dannati sacchi? Non lo sanno.
«Provate a chiamare giù in Comune!», suggerisce il Sindaco di Casalserugo, Elisa Venturini, sconvolta per la notte passata in bianco, sul sedile di una Land Rover del Genio.
Signor Sindaco, ma non avete una radio? Non potreste chiamar qualcuno voi? «Ma che radio! Abbiamo i cellulari, quando prendono…».
Ognuno si arrangia come può, gambe nell’acqua a spostare mobili e vecchi. Ognuno per conto suo, alla veneta maniera: «Con ‘ste braccia gò spostà 50 sacchi de sabia», dice uno, intanto che la casa gli affonda sotto i piedi.
Quello che manca è il coordinamento. Nessuno sa niente.
Non ci sono informazioni.
Le strade vengono chiuse e poi riaperte.
I pompieri vengono da fuori, e se gli chiedi «è praticabile via Sperona?», quelli ti rispondono: «Son di Ancona, non lo so».
Ci si aiuta tra vicini. Uno salva una televisione al plasma, l’altro prova a spostare la macchina. «Troppo tardi, è nel pantano, non vedo più dov’è il fosso», dice M.D., che abbandona la sua Fiat Punto Evo «sperando che non salga troppo fango…».
I sacchetti della Protezione Civile continuano a galleggiare vuoti, finchè N.F., commerciante in materiali edili, non apre le porte del suo magazzino alla gente: «Prendete, usate tutto quello che serve».
Ecco la sabbia per i sacchetti.
Ecco che si può cercar di tappare qualche porta. Ma sono le 12, e l’acqua è alle finestre. E l’acqua, si sa, non si ferma.
Muri di sabbia crollano. La melma avanza, entra nelle logge e poi fin dentro casa.
«Si è rotto l’argine e ora son problemi!», scrive su Facebook il vicesindaco di Padova, Ivo Rossi. Altro che problemi.
«Cucina da buttare: 3000 euro. Casetta in legno: 2000 euro. Moto Guzzi sotto acqua: 4000 euro. Medicine di nonna: 500 euro».
La gente comincia a farsi i conti in tasca, una bestemmia e un segno della croce sempre a portata di mano, d’altronde siamo in Veneto.
La gente si ricorda del ’66 e non ha bisogno di dichiarare lo stato di calamità : se lo trova in casa, allo stato liquido, freddo, inarrestabile all’altezza delle ginocchia, della cintura, del petto… «È ora di scappare!».
La gente si chiede: come mai non c’è nessuno ad aiutare, qui a Casalserugo?
Siamo in una delle province più ricche d’Italia, abbiamo 2000 sfollati, come mai il TG1 non ne parla? Perchè non mandano qualcuno?
La gente si guarda attorno e vede tre pompieri, un signore del Genio, due carabinieri, un sindaco senza radio e un municipale col motorino, che fanno su e giù per argini sotto i quali vivono 2000 persone.
Vanno avanti col cuore… ma il cervello dov’è?
C’è da qualche parte qualcuno che abbia una visione d’insieme?
Pare proprio di no.
«Bertolaso e quegli altri che comandano sono tutti a far le passerelle davanti alle tv locali…», constata il poliziotto municipale, prima di andarsene col Piaggio che quasi gli galleggia via da sotto il sedere.
La gente si arrabbia. «Ma cosa dobbiamo fare?», chiede M.P., casa comprata un anno e tre mesi fa a pochi passi dal Ponte della Riviera, un mutuo trentennale al collo. Tutto sotto acqua: i pavimenti del piano terra son da buttare, il parquet si gonfia e salta, 8000 euro di listoni che spariscono giù per la melma, e tanti saluti.
«Signori, state calmi!», dice uno da una camionetta bianca.
«Ma dobbiamo andarcene?», gli chiedono di rimando quelli, nell’acqua fino alla cintola, il cappotto buono addosso e un gatto sotto il braccio.
«Non lo sappiamo — si sentono rispondere dalla camionetta – Non ci hanno comunicato niente. Oddio, in linea di massima sarebbe meglio se ve ne andaste, ma prima conviene che mettiate un po’ di sacchetti davanti alle porte…».
Ci si sente come le mucche, nei pressi dell’argine di Casalserugo.
Bagnati e presi per il culo.
Marco Dalladea
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
GLI SMARGIASSI DEL “GHE PENSI MI” PARLANO DI “AIUTI SOSTANZIOSI E IMMEDIATI”, MA I VENETI SONO NELLA BRATTA… RICOMPARE IL DESAPARECIDO ZAIA, IL PREMIER SI GIUSTIFICA: “NON SONO VENUTO PRIMA PER NON OSTACOLARE I SOCCORSI”… DANNI PER UN MILIARDO, I SOCCORSI PROCEDONO LENTAMENTE… SCONTRI A PADOVA CON LA POLIZIA, TENSIONE NELLA POPOLAZIONE
L’aiuto dello Stato alle zone del Veneto alluvionate sarà “sostanzioso e immediato”: è questa la solita promessa del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, giunto questa mattina a Monteforte D’Alpone (Verona), da dove ha iniziato il sopralluogo nei comuni più colpiti dall’ondata di maltempo di questi giorni.
Si provvederà ad inserirlo subito nella Finanziaria, spiega Berlusconi.
Quanto alla proposta del governatore Zaia, che aveva ipotizzato di trattenere l’acconto Irpef sul territorio in modo da avere fondi immediati, il premier assicura: “Non ce ne sarà bisogno”.
I soldi ci sono, conferma Bossi, che accompagna il premier nella visita, insieme al capo della Protezione civile Guido Bertolaso ed al governatore del Veneto Luca Zaia. “Con il mio amico Tremonti garantisco io”, assicura il leader del Carroccio.
C’è chi ci crede e chi no.
Qualcuno si domanda anche se in Italia, per avere un aiuto dovuto, occorra avere amico Tremonti.
Parte proprio da uno dei luoghi simbolo della devastazione dell’alluvione – 35 milioni di danni, secondo il Comune – la visita del premier.
Un incontro atteso da tempo da sindaci, amministratori locali e rappresentanti delle categorie economiche, che più volte hanno denunciato in questi giorni di essere stati lasciati soli.
“Non sono venuto prima per non disturbare i soccorritori”, la giustificazione di Berlusconi, “ma abbiamo già avviato la pratica con l’Europa”, che potrà coprire parte dei danni.
Ma lo Stato non si tira indietro, promette: “Domani a Roma la
Protezione Civile si incontrerà con il ministro Tremonti e con il governatore del Veneto, Luca Zaia”.
Il premier, in pieno tour elettorale, loda i veneti, “grande gente”, capace di una reazione “vigorosa e immediata”.
Non sono mancate dure polemiche per l’intervento dello Stato, giudicato tardivo.
Anche oggi in Veneto il maltempo non cessa: continua a piovere e a nevicare in quota, oltre i mille metri.
Coldiretti avverte: sono 108, in totale, i comuni a rischio alluvione, 41 quelli a rischio frane e 12 quelli in pericolo su entrambi i fronti, mentre le operazioni di soccorso e messa in sicurezza vanno a rilento per l’inclemenza del tempo. Gravissimi i danni alle campagne, dove sono annegati oltre 150mila animali e sono andati persi interi raccolti di tabacco.
Compromesse anche le coltivazioni di ortaggi e distrutte serre e fungaie, con perdite incalcolabili.
Si parla di danni per 1 miliardo di euro, non si capisce però quanto potrà essere l’aiuto da parte del governo, fondi europei a parte.
Nessuno lo dice, solo promesse.
Non si può dire che il tour elettorale di Berlusconi e Bossi sia stato accolto con favore: fischi e grida di “soldi” a Monteforte, saltata la tappa prevista a Caldogno, contestazioni a Vicenza al grido “Noi nel fango, tu nella merda”, scontri tra centri sociali e polizia a Padova dove Berlusconi è stato accolto al grido di “dimissioni” e cartelli “voi donne e festoni, noi fango e alluvioni”.
E il pomeriggio è appena iniziato.
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
DAL PIEMONTE ALL’ABRUZZO ALLA SARDEGNA IL CONTAGIO FLI ARRIVA NELLE GIUNTE LOCALI… NUOVE ADESIONI DA TUTTA ITALIA, DETERMINANTI A MILANO, VERCELLI, BIELLA E CAGLIARI
Partito da Roma, il contagio di Futuro e libertà dilaga in tutta Italia, facendo traballare
molte giunte targate Pdl.
E se i reduci della convention di Perugia dicono «che in molte amministrazioni locali staccheremo la spina», il vero campo di battaglia che fa tremare il Pdl è quello delle amministrative di primavera.
«Avremo mani libere – fanno sapere i vertici futuristi – presenteremo solo candidati autonomi».
Con percentuali determinanti un po’ ovunque, da Milano a Cagliari. L’operazione Fli sul territorio è partita da pochi giorni, di fatto da Perugia, ed è stata affidata al coordinatore Adolfo Urso e al deputato Luca Bellotti.
Il viceministro Urso, in missione a Dubai, risponde al telefono e racconta che siamo appena all’inizio, ma «in costante crescita» in tutto il Paese.
Tra un paio di settimane i finiani potranno fare un primo bilancio sulla loro presenza in giro per l’Italia.
Ma i numeri provvisori sono già giudicati positivi.
Come conferma Bellotti: «La mappatura completa è prematura, ma a Perugia ci sono state più di 500 adesioni di amministratori locali».
È solo la punta dell’iceberg, raccontano, perchè in molti stanno arrivando e tanti ancora si muovono nell’ombra: «Hanno paura di boicottaggi e vendette del Pdl», dicono.
Un esempio di quello che può accadere a chi si schiera con Fini arriva da Adria, Rovigo, dove il sindaco del predellino ha espulso dalla giunta i futuristi. «Ora però non riesce a rifarla, rischia di andare a casa».
Lombardia, Puglia, Trentino e Veneto i protagonisti del rompete le righe.
Nel work in progress c’è già chi inizia a fare un primo punto della situazione. In Lombardia, racconta il coordinatore Giuseppe Valditara, sono già 150 i circoli attivi e Fli conta su una schiera di consiglieri comunali in tutte le province e qualche sindaco.
In alcuni comuni, come a Legnano, dopo soli tre giorni è già determinante. Così come sarà determinante a Milano, dove in primavera ci sono le comunali.
E se i futuristi correranno da soli il candidato sindaco del Pdl non ce la farà , tanto che ieri la Moratti ha si è detta pronta ad aprire a Fli «per il bene della città ».
Stessa situazione in Puglia, dove i circoli presto saranno 180 per oltre 2.300 iscritti, un centinaio di eletti e la certezza che nelle prossime settimane «ci saranno grosse sorprese nei capoluoghi e in regione».
In Piemonte, spiega Roberto Rosso, Futuro e libertà è decisivo a Vercelli e Biella.
A Torino i consiglieri futuristi sono tre, destinati a diventare cinque per un totale di 230 amministratori.
In Sardegna Ignazio Artizzu parla di due consiglieri regionali, ma in tutta l’isola il Fli «è in grande espansione» e al momento il pallottoliere conta un centinaio di amministratori con gruppi in via di formazione in tutte le città .
A Cagliari, dove si vota in primavera, Artizzu punta al 10% ed è certo che i futuristi «saranno determinanti per l’elezione del nuovo sindaco».
In regione sono in arrivo dal Pdl adesioni di peso e proprio la Sardegna domani potrebbe regalare al Fli l’undicesimo senatore: Piergiorgio Massidda.
«Con lui arriverebbe una delegazione a livello regionale che ci renderebbe determinanti per la sopravvivenza di Cappellacci», confidano a Roma.
Così come in Abruzzo, dove in regione i finiani sono tre ma tra poco potrebbero diventare cinque, quindi decisivi.
Stesso discorso in Sicilia, dove i sette consiglieri regionali e i due assessori tecnici sono centrali per Raffaele Lombardo.
Anche nelle Marche, spiega Mario Baldassarri, «è tutto in divenire, ma arrivano tantissime adesioni dal Pdl e dalla società civile» per un totale di un’ottantina di amministratori.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
LA NORMATIVA SUI VOLI DI STATO, AUTORIZZATI DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, VALE SOLO PER L’ESERCIZIO DELLE PROPRIE FUNZIONI ISTITUZIONALI E QUANDO NON VI SIANO ALTERNATIVE SUI VOLI DI LINEA… NON SI POSSONO USARE PER RIUNIONI DI PARTITO E A PROPRIA DISCREZIONE…NEL 2009 A FRONTE DI UN BADGET PREVISTO DI 27.000 EURO LA BRAMBILLA HA POI SPESO 157.000 EURO DI VIAGGI
Per i suoi spostamenti Michela Vittoria Brambilla preferisce l’elicottero: di Stato e pagato dai contribuenti.
Già animatrice dei “Circoli”, ora “Promotori”, della libertà , il ministro e presidente in pectore dell’Organizzazione mondiale del turismo vantava già nel 2009 un piccolo record: 157.000 euro di spesa viaggi — per un dicastero senza portafogli – a fronte di un budget previsto di 27.000.
Ora forse è possibile capire il perchè.
È il 9 dicembre dello scorso anno, il ministro compie in auto (blu) i quattro chilometri e mezzo che separano la sua abitazione di Calolziocorte, nel Lecchese, dalla Aviosuperficie Kong di Levata, piccola frazione del comune di Monte Marenzo sulla statale 639.
A quel punto i cittadini hanno già speso 500 euro per il solo uso dell’auto (questa la tariffa rivelata dall’Espresso nel settembre del 2009 per il noleggio del mezzo). Ad attenderla, dalle nove del mattino, ci sono almeno una ambulanza, inviata dai volontari del soccorso di Calolziocorte su richiesta della centrale 118 di Lecco e un mezzo dei vigili del fuoco.
Già , perchè quando il ministro si sposta, tutte le forze convergono a prevenire problemi. Quando finalmente l’ambulanza torna in sede sono le 11.20.
Due ore dopo, però, il mezzo esce nuovamente per attendere il rientro dell’elicottero dei Carabinieri, sul quale viaggia il ministro.
Da verbale torna in sede un’ora più tardi.
La scena si ripete uguale almeno un’altra volta nel corso del 2010.
Il 13 marzo, nel giorno in cui il ministro è a Rimini, prima per incontrare il comitato elettorale del Pdl, poi per partecipare ad un incontro pubblico con gli operatori economici locali.
E un altro servizio di lì ad un mese risulta prenotato ed annullato all’ultimo momento.
Il 16 ottobre, poi, a Caiolo, Valtellina, il ministro è atteso per l’inaugurazione di un campo da golf, ma l’elicottero — scrivono allora i giornali locali – non parte per colpa delle condizioni meteorologiche e la Brambilla è costretta a dare forfait. Ogni volta la segnalazione dello spostamento arriva qualche giorno prima.
In questo modo tutti i mezzi necessari possono essere allertati. I rimborsi poi vengono scaricati sui contribuenti. Nel caso specifico della ambulanza, ad esempio, l’uscita è pagata dalla convenzione tra 118 e Regione Lombardia.
Alla Aviosuperficie Kong, piccola striscia d’asfalto privata tra le montagne e il margine di una palude ammettono senza problemi di non sapere sempre il nome dei passeggeri degli elicotteri che chiedono di usare la pista.
“A mia memoria saranno tre o quattro viaggi in un anno — spiega Nadia Ferrari — ma a volte è direttamente il pilota a contattarci”.
Del resto, dice ancora la dirigente della Kong, ad utilizzare la pista, normalmente destinata agli ultraleggeri, sono in tanti e quasi sempre noti.
Dagli elicotteri della Ferrari ai vociferati viaggi dell’ex ministro Roberto Castelli, che abita più o meno cinque chilometri a Est ed è oggetto delle discussioni locali al pari della vicina Brambilla.
Ma chi paga per tutto questo e su quali basi?
Dalla prefettura di Lecco non confermano e non smentiscono “nel merito”. Ma precisano che è “tutto a posto”. Per il gabinetto del prefetto, infatti, gli spostamenti del ministro sono approvati direttamente dall’ufficio voli della presidenza del Consiglio. Cioè pagati da noi.
La stessa spiegazione arriva dal nucleo elicotteri dei carabinieri di Orio al Serio, il più vicino (27km) dall’aviosuperficie di Levata.
Il colonnello Margini, che comanda il nucleo, conferma che se di voli si tratta — e l’ufficiale non conferma — questi devono essere autorizzati da Roma.
Quanto allo spiegamento di mezzi di soccorso, è “buona norma: “Siamo più tranquilli se ci sono”.
Anche se da Roma non arrivano risposte — l’ufficio voli di Stato “non è aperto al pubblico, non possiamo rispondere a questo tipo di domande” — non è difficile credere che tutto sia effettivamente in regola.
E allora guardiamola la regola.
Perchè quale che sia la versione ufficiale, è difficile comprendere su quali motivazioni il ministro possa volare sugli elicotteri dei Carabinieri a spese dei cittadini.
La normativa sui voli di Stato, varata pochi mesi dopo l’insediamento dell’esecutivo di Berlusconi, prevede infatti due soli ragioni, che devono intervenire contestualmente, per concedere il privilegio ai ministri della Repubblica.
Si legge infatti nellla direttiva del 25 luglio 2008 che per autorizzare il volo devono sussistere “comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali”.
E soprattutto che devono non essere “disponibili voli di linea nè altre modalità di trasporto compatibili con l’efficace svolgimento di dette funzioni”.
È questo il caso?
Il nove dicembre scorso, ad esempio, il ministro è a Piazzola sul Brenta, provincia di Padova. Navigatore alla mano, per un comune automobilista sono due ore e 20 di tragitto. Molto meno con un lampeggiante sul tetto dell’auto. Abbastanza per giustificare il volo di un elicottero?
Per non dire dell’incontro a Rimini del 13 marzo.
Valgono un elicottero di Stato l’incontro con il proprio comitato elettorale e la partecipazione ad un incontro pubblico?
Del resto, che il ministro si senta importante – una “capopopolo”, disse di se stessa a Vanity Fair – a Calolziocorte è oggetto di qualche seccatura e molta ironia. I
n tanti ricordano parcheggi improvvisati dell’auto blu, fughe dal parrucchiere con salto della fila, multe che appaiono e scompaiono.
Fino al punto di creare una divertente aneddotica sul gran premio di Monza, che già costò caro a Rutelli e Mastella, rei di esserci arrivati con un volo di Stato nel 2007.
Due anni dopo la premiazione è toccata al ministro Brambilla e qualcuno dice che per la fregola dell’elicottero il ministro sia arrivato a destinazione venti minuti prima della sua stessa auto.
E che per una volta abbia dovuto aspettare.
Fabio Amato
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
LE RIFLESSIONI DI CHI RIFIUTA LA LOGICA DEL RISENTIMENTO E, PUR NON ESSENDO MAI STATO FINIANO, TROVA IN FUTURO E LIBERTA’ LO STRUMENTO DI UNA NUOVA DESTRA SOCIALE… I TRADITORI STANNO ALTROVE, CON FINI OGGI SI RITROVANO QUELLI CHE NON HANNO MAI CHIESTO NIENTE
Doveva essere il mio discorso alla platea, ho rinunciato a farlo per fare spazio ad altri. 
Ma lo voglio riportare a voi perchè avevo visto giusto e non mi sbagliavo. Nemmeno sulle polemiche ed accuse del giorno dopo.
Ci sono persone, anche amici, che continuano a vedere le cose con astio, odio e paraocchi.
A noi, a Fini, aprire nuovamente i loro occhi e fargli prendere atto della situazione italiana al di là delle questioni personali.
Proprio come ho fatto io….
“Innanzi tutto vorrei ringraziare Gianfranco Fini, perchè grazie a lui, dopo 30 anni di militanza politica, ho la possibilità di parlare ad una platea così vasta, così motivata, che guarda ad un nuovo futuro. ad un futuro di libertà .
Vedete, il mio amico fraterno, compagno di tante battaglie fin dai tempi del Fdg, il sottosegretario Antonio Buonfiglio, dice sempre, e giustamente, che questo non deve essere il partito del risentimento. ed ha ragione da vendere.
Perchè con il risentimento non si fa politica, con il risentimento non si va da nessuna parte. nemmeno nella vita di tutti i giorni.
Però qualche sassolino dalla scarpe lasciatemelo togliere.
Del resto non mi è mai piaciuta la politica finto buonista.
E non sono mai stato un buonista.
Uno che ti fa una bella faccia di fronte per poi accoltellarti alle spalle.
Così come invece accade sempre più spesso soprattutto con gli amici anzi, ex amici.
Sarà perchè mi hanno insegnato ad affrontare i nemici e gli avversari a viso aperto pagandone tutte le conseguenze.
Con lealtà , con fierezza, con coraggio, insegnamenti d’altri tempi ahimè.
E sarà per questo che c’e’ stima tra me e Gianfranco, una stima ritrovata, anzi trovata, dopo 30 anni di attacchi ed accuse da parte mia.
Spesso durissime e violente. attacchi di cui non rinnego nulla.
Ma sarà proprio per questo che oggi sono qui al suo fianco.
Io rautiano convinto, nemico giurato di Fini e dei suoi allora colonnelli.
Per molti sono pazzo, un traditore, un folle.
Nella migliore delle ipotesi un amico che sta sbagliando. Forse.
Ma se io e tanti altri appartenenti alla cosiddetta destra sociale siamo qui, al fianco di Gianfranco, un motivo c’è.
Sarà perchè crediamo in questa nuova, elettrizzante e giusta battaglia politica, sociale e di civiltà .
Sarà per questo che ci sono io, noi, al suo fianco e non i suoi ex colonnelli. Quelli di sempre e quelli aggiuntisi dopo.
Quelli che erano al mio fianco. quelli cresciuti insieme a me a sudore lacrime e sangue, e non è un eufemismo.
Quelli che, loro si, hanno tradito un’intera generazione, i nostri valori, i nostri ideali per un posto al sole, per una poltrona, per bramosia di potere.
Quelli, miracolati da Gianfranco Fini.
Quelli che senza di lui sarebbero dovuti andare a lavorare, come abbiamo fatto tutti quanti noi.
Siamo noi, dunque, a tradire gli elettori, un sogno, un ideale, una storia? Siamo noi che ci vendiamo e distruggiamo la destra italiana per fame di potere?
Siamo noi che ci vendiamo per un piatto di lenticchie?
No amici miei.
Qui oggi c’è il popolo, ci sono quelli che credono ancora che sia possibile un futuro diverso.
Ci sono quelli che credono ancora nell’ Italia, nei valori dello Stato, che credono che la vita non è un talent show.
Che c’è qualcosa di diverso dai festini in villa e nei locali della Versilia.
Oggi, amici miei, qui ci sono quelli che non hanno mai chiesto niente, quelli che non si sono fatti attrarre dal potere dell’anello, tanto per citare Tolkien. oggi qui ci sono quelli che hanno ancora la speranza di costruire un’Italia migliore.
Ieri ho combattuto per la libertà , ho combattuto duramente e fieramente per uscire dal ghetto in cui la storia ci aveva rinchiuso e ghettizzato come reietti.
Oggi combatto per il futuro e la libertà dei miei figli, dei nostri figli.
Grazie Gianfranco per avermi dato questa possibilità e ricorda: saremo anche un piccolo partito ma, come insegna Tolkien, un piccolo hobbit ha saputo sconfiggere il male e l’anello del potere”.
Stefano Schiavi
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Novembre 9th, 2010 Riccardo Fucile
CONTINUA IL DEGRADO DEL TERRITORIO, NON CESSANO GLI SPOT E LE PASSERELLE DEI POLITICI, MA POI SI RIDUCONO LE RISORSE DEL MINISTERO…SOLO 400 MILIONI IN TRE ANNI DESTINATI ALLA TUTELA DEL TERRITORIO E ALLA PREVENZIONE…DI CHE CI LAMENTIAMO IN CASO DI DISGRAZIE?
L’hanno chiamata, eufemisticamente, “legge di stabilità “.
Ma, almeno per quanto riguarda l’ambiente, bisognerebbe ribattezzarla legge di instabilità .
Le cifre contenute nella cosiddetta “legge di stabilità ” (ex Finanziaria), predisposta dal governo Berlusconi, parlano chiaro.
Nel 2011, come denuncia un Rapporto del Wwf Italia, il bilancio complessivo del ministero affidato a Stefania Prestigiacomo sarà ridotto a un terzo di quello del 2008, anno d’insediamento del governo Berlusconi: da un miliardo e 649 milioni di euro ad appena 513 milioni.
Una decurtazione secca di un miliardo.
E nel triennio successivo, lo stanziamento verrà ridotto ulteriormente per scendere a 504 milioni nel 2012 e poi a 498 milioni nel 2013.
Il taglio risulta ancora più netto e allarmante se confrontato con quelli molto meno drastici a carico di ministeri affini come i Beni culturali o le Politiche agricole.
Nel primo caso, la dotazione del 2011 sarà di circa 1.320 milioni di euro contro i 1.930 del 2008.
Nell’altro, si scenderà dai 1.747 milioni di tre anni fa a 1.320.
Per entrambi, dunque, la riduzione sarà di circa il 20% contro il 60% del ministero dell’Ambiente, condannato virtualmente all’agonia.
La scure del ministro Tremonti, come si vede, non è diretta a colpire in ugual misura i vari ministeri, in forza della crisi economica.
Un’ulteriore conferma viene dal raffronto con i fondi stanziati per le Infrastrutture e i Traporti e per le spese della Difesa.
Qui l’atteggiamento propagandistico del governo risulta tanto più evidente, perchè gli investimenti per le opere pubbliche non risultano sufficienti per tutti i progetti annunciati, ma neppure rispetto ai costi reali di quelli già cantierati o dichiarati cantierabili.
A fronte comunque di un bilancio pari a 6.991 milioni di euro nel 2010, l’anno prossimo si prevede una leggera flessione a 6.821 milioni, per arrivare a 6.654 milioni nel 2012 e a 6.640 nel 2013.
In pratica, l’unico ministero che non subisce tagli consistenti è quello della Difesa: dal 2007 in avanti, il suo bilancio registra una riduzione massima intorno al 4%, peraltro recuperata interamente con il bilancio previsionale 2011-2013 dell’attuale manovra finanziaria.
C’è senz’altro un’ispirazione “sviluppista” alla base di una scelta che, da una parte, punta a promuovere nel segno della cementificazione le infrastrutture con un forte impatto ambientale e, dall’altra, a deprimere la tutela del suolo, del territorio e quindi del paesaggio.
Sui 13,5 miliardi di euro indicati come valore complessivo della manovra triennale, 4.836 miliardi (pari al 36%) vengono assegnati a opere come l’Alta velocità e le autostrade; mentre solo 400 milioni sono attribuiti agli interventi di tutela e di prevenzione (meno del 3%).
E si tratta di un’impostazione che, come dimostra anche l’ultima emergenza provocata dal maltempo, è destinata purtroppo a incidere ulteriormente sull’assetto idro-geologico del Malpaese.
L’Italia, insomma, resta disarmata per combattere le calamità naturali, le alluvioni, le frane e tutti i disastri che minacciano direttamente il territorio nazionale.
Risulta inconcepibile perciò che i fondi concessi al ministero dell’Ambiente per il prossimo triennio equivalgano, secondo i calcoli del Wwf, al costo di quattro cacciabombardieri F35 o di una Fregata Multimissione.
È vero che spesso l’ambientalismo fa di tutto per apparire come un freno allo sviluppo, un fattore di conservazione o addirittura di regressione.
Qui rischiamo, però, di passare da un estremo all’altro: da un eccesso di tutela a un eccesso di incuria.
Ma il progresso di un Paese come il nostro, con il suo patrimonio di risorse naturali, artistiche e culturali, non può passare attraverso un assalto autorizzato al territorio, una manovra governativa di abbandono e di degrado.
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