Novembre 14th, 2010 Riccardo Fucile
NELLE LISTE AMMINISTRATIVE I PARTITI LI HANNO CANDIDATI, SPESSO FACENDOLI ANCHE ELEGGERE E VIOLANDO LE REGOLE… SONO 39 I CASI PIU’ GRAVI: FABIO GRANATA E ANGELA NAPOLI (FUTURO E LIBERTA) HANNO CHIESTO CHE I NOMI VENGANO RESI PUBBLICI, MA MOLTI SI OPPONGONO
Un numero che solo scandirlo provoca il batticuore. 
Tenetevi forte: ottocento e passa. Sì, ripetetelo: ottocento e passa.
Sono tanti, troppi.
Immaginateveli: un esercito, un corteo di ottocento persone mute, silenziose, ognuna delle quali porta dentro di sè un segreto che non ha rivelato.
Un peccato veniale, in molti casi.
Ma anche peccati che sono precedenti penali.
Da qualsiasi punto di vista lo vogliate affrontare, il problema è uno scandalo. Ottocento e passa cittadini che hanno avuto problemi con la giustizia, con l’illecito, con la violazione penale di norme e codici, alle ultime elezioni regionali, provinciali e comunali si sono candidati.
E non c’è stato nessun filtro.
Tra complicità e impotenza, i partiti li hanno candidati. In molti casi facendoli eleggere.
Il punto non è sapere quanti ce l’hanno fatta, quanti hanno passato il turno.
I nomi degli ottocento non li conosceremo mai. C’è di mezzo anche la Privacy.
Il loro elenco è arrivato a palazzo san Macuto: i nominativi sono stati trasmessi da tutte le prefetture.
E il presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu, quei nomi li ha chiusi in cassaforte.
Solo per quaranta, anzi per trentanove, c’è la possibilità che vengano resi pubblici.
Lo chiedono diversi componenti dell’ufficio di presidenza della commissione di palazzo san Macuto.
E lo schieramento è bipartisan: da Fabio Granata (Fli) a Laura Garavini (Pd), ad Angela Napoli (Fli) e Luigi Li Gotti (Idv).
I trentanove sono i candidati che hanno violato il codice di autoregolamentazione approvato dall’Antimafia e sottoscritto dai partiti, da tutti i partiti.
E la prossima settimana l’ufficio di presidenza di san Macuto potrebbe decidere la discovery in Parlamento.
Ricordate un mese fa?
Quando l’Antimafia di Beppe Pisanu protestò fortemente contro il boicottaggio di alcuni prefetti poco collaborativi che a distanza di diversi mesi ancora non avevano spedito a san Macuto gli elenchi di quelli che Pisanu ha poi definito «candidati indegni»?
Insomma, a un mese di distanza il quadro della situazione è ormai completo.
E dunque ottocento e passa candidati sono stati segnalati dalle prefetture perchè coinvolti in contenziosi, in procedimenti penali, civili.
Sembra, secondo alcune indiscrezioni, che degli ottocento circa trecento sono quelli nei confronti dei quali si sono avviate indagini, svolti processi, comminate condanne per reati penali: da truffa ad appropriazione indebita, da calunnia a diffamazione.
«Indegni candidati», li ha definiti Beppe Pisanu, il presidente dell’Antimafia.
Ma anche «indegni partiti» che non hanno vigilato o che sapevano e hanno taciuto.
In questo caso il numero è il problema, al di là delle tipologie di reati che i candidati hanno commesso.
Un esercito di ottocento «indegni» hanno lottato per essere eletti.
Ci sono i casi più gravi: 39 candidati che hanno violato il Codice, approvato nel febbraio scorso da tutti i partiti, dell’Antimafia.
Cosa prevedeva il testo?
Che non poteva candidarsi chi era stato colpito da una misura cautelare non revocata o annullata, chi era stato processato, condannato anche in via non definitiva per i seguenti reati: associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, impiego di denari di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori.
Oppure chi era stato perseguito per reati patrimoniali o per traffico illecito di rifiuti.
Questo codice etico semplicemente è stato disatteso.
All’interno dell’Antimafia non tutti, ovviamente, sono d’accordo per rendere pubblici i nomi dei «39» impresentabili.
Sarà interessante conoscere le regioni di provenienza.
C’è da scommettere che la parte da leone la faranno le regioni del sud (anche perchè si attendono a breve sviluppi giudiziari clamorosi, insomma arresti di consiglieri regionali in odore di mafia), ma qualche sorpresa potrebbe venire anche dalle regioni del Nord.
Il dramma è che l’Italia si sta unificando, da questo punto di vista.
L’ultimo sindaco arrestato per mafia è di un paese in provincia di Pavia, Borgarello.
Guido Ruotolo
(da “La Stampa“)
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Novembre 14th, 2010 Riccardo Fucile
“NON MI HANNO ASCOLTATA, VADO IN DIRETTA PER SPIEGARE QUELLO CHE E’ REALMENTE SUCCESSO”
C’è ancora qualcosa da chiarire? «Tutto, è tutto da spiegare».
Travolta dall’improvvisa ribalta mediatica, «costretta da me stessa» a tornare con la memoria al 27 e 28 maggio scorsi, per ristabilire «la mia versione», quella che – dice – «nessuno ancora mi aveva chiesto», Annamaria Fiorillo, pubblico ministero di turno al Tribunale dei minori di Milano in quello che è diventato il caso Ruby, mette un punto alle interviste e alle ricostruzioni con un’apparizione televisiva oggi alle 14.30, alla trasmissione In 1/2h di Lucia Annunziata.
E chiude così la settimana che le ha «cambiato la vita».
Martedì la Fiorillo vede in tv il servizio sul ministro dell’Interno Roberto Maroni che al Senato dice: quella notte sono state «rispettate tutte le procedure», compreso l’affido dell’allora minorenne Karima El Mahroug, alias Ruby, alla consigliera regionale pdl Nicole Minetti, «il caso è chiuso».
Mercoledì, la pm vede i giornalisti assiepati davanti al Tribunale dei minori per un’altra vicenda e, «indignata» per le parole di Maroni, impulsiva e spontanea, decide di parlare: mai bevuta la storia che Ruby fosse nipote di Mubarak, mai affidato la ragazza alla Minetti, «scriverò al Csm».
L’argine è rotto.
Giovedì il magistrato va oltre: «Maroni ha calpestato la legalità ».
Il ministro annuncia querela, e ora, alla notizia dell’apparizione in tv, commenta: «Bene, bene…».
Dottoressa Fiorillo, perchè esporsi ancora?
«Devo spiegare tutto».
Non l’ha fatto già in questi giorni?
«I giornali sono stati imprecisi, hanno scritto anche cose vere, ma non mi piace come le hanno riportate… La mia foto, per esempio, accanto a quella di Fabrizio Corona, che c’entra? E l’articolo in cui avete scritto “ci sono due pm”, una che ricorda e l’altra no… Ma se io ricordo benissimo!».
Il nodo è quel passaggio della relazione al suo capo, il procuratore Monica Frediani, in cui lei scrive «non ricordo di avere autorizzato l’affidamento…».
«Ho usato quell’espressione perchè la premessa della relazione è: “Espongo quanto emerge dal mio ricordo…”. L’autorizzazione all’affido non è nel mio ricordo, perchè non l’ho data. Ho fatto un errore nella costruzione della frase, avrei dovuto scrivere: “Ricordo di non avere autorizzato”, perchè questo era il senso».
Perchè ha deciso di spiegarlo in televisione?
«Sono stata invitata a partecipare a molte trasmissioni, ma per ora ho intenzione di fare solo questa apparizione. Penso sia importante avere modo di parlare senza che ci sia discussione, senza il coinvolgimento di altri. In modo lineare, liberamente, con un pochino di tempo che mi permetta di approfondire. Senza possibilità di manipolazioni. Mi è sembrato che la formula della trasmissione dell’Annunziata mi consentisse più neutralità ».
Qualcuno la accuserà di volersi mettere in mostra.
«Certo, sono in molti a dirlo. Dicono anche che mi voglio mettere contro il sistema. Ma non è così. Per me è stata una decisione molto sofferta, che so che avrà conseguenze importanti, anche gravi. Ho ricevuto anche molta solidarietà , soprattutto dalla gente comune, come me: mi dicono col cuore di essere dalla mia parte».
E dai colleghi?
«Per loro la situazione è più imbarazzante, devono mantenere un equilibrio».
Che cosa dirà in tv?
«Si sarebbe potuta registrare, la trasmissione. Io invece ho scelto la diretta. Perchè voglio che chi mi ascolta mi comprenda, possa vedermi in faccia in quel momento, sentire la mia sincerità , capire il rischio che sto correndo. Vorrei che passasse l’autenticità , la purezza».
Ma perchè non ha detto tutto prima, quando il caso Ruby è esploso, due settimane fa?
«Io li ho fatti i miei passi istituzionali, non hanno voluto sentirmi. È così che sono arrivata a questo punto. Lo ripeto, sono consapevole delle conseguenze».
Alessandra Coppola
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 14th, 2010 Riccardo Fucile
SIAMO ALLA FASE CONCLUSIVA DI UNA STAGIONE POLITICA… L’EDITORIALE DI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA SUL “CORRIERE DELLA SERA”
In questo piovoso autunno italiano non sta finendo solo una maggioranza o un
governo: si sta concludendo l’avventura di un uomo solo.
È la solitudine di Berlusconi il dato che oggi più colpisce.
E se l’uomo ha mischiato e confuso come pochi altri il pubblico e il privato, la sua solitudine pure è un fatto politico e insieme personale, dove non sai quale delle due cose è stata ed è causa dell’altra.
Le serate di Arcore e di Palazzo Grazioli sono l’immagine di una solitudine esistenziale disperata e agghiacciante, anche se nascosta dai fasti di una miliardaria satrapia.
Oggi ci è chiaro: era un moderno Macbeth assediato dalla foresta di Birnam sempre più vicina, quello che si rinserrava ogni sera nelle mille stanze dei suoi mille castelli in compagnia di docili comparse.
Ma non aveva mai voglia quest’uomo – ci chiediamo noi uomini normali – di scambiare quattro chiacchiere con un amico vero, con una persona normale?
È tuttavia la solitudine politica quella che impressiona maggiormente: la solitudine politica che il premier ha costruito giorno per giorno intorno a sè, imitato da troppi suoi collaboratori.
L’avventura berlusconiana, partita all’inizio con un cospicuo capitale di attese e di fiducia (perfino da parte di molti nemici) si è progressivamente chiusa in se stessa, ha tagliato i ponti con tutti i settori significativi della società , ha stupidamente decretato avversione e ostracismo ad un numero sempre crescente di persone: in pratica tutte quelle della cui fedeltà ed obbedienza pronta, cieca e assoluta, non si fosse arcisicuri.
In questo modo, forse senza neppure accorgersene, gli uomini e le donne del premier, la sua classe di governo, il suo milieu, sono diventati ben presto una sorta di esercito accampato in territorio nemico, con la stessa psicologia e la mentalità degli assediati.
Si dà il caso però che quel territorio fosse il loro Paese.
«O con noi o contro di noi» è divenuta la parola d’ordine suicida sempre più spesso pronunciata, di cui com’era logico, hanno finito per trarre vantaggio solo gli avversari.
Consigli arrogantemente respinti, suggerimenti finiti nel nulla, proposte liquidate con un’alzata di spalle sono state sempre di più la regola: allontanando sistematicamente le intelligenze che pure sarebbero state disponibili a rendersi utili.
La parabola di un uomo come Giuliano Ferrara parla da sola.
Il berlusconismo avrebbe potuto facilmente – e magari anche abusivamente, se si vuole–intitolare a se stesso tutto ciò che in Italia non era di sinistra. Non solo non ha voluto o saputo farlo.
Ha fatto il contrario: ha regalato alla sinistra tutto ciò che sentiva o sapeva non essere intrinsecamente suo.
Estraneo fin dalle origini alla socialità politica di gruppo in quanto nato dalla felice intuizione di un uomo solo, di un capo, invece di correggere tale vocazione primigenia alla solitudine e all’obbedienza gerarchica, è andato esasperandola.
Sempre più sono rimasti il capo soltanto e soltanto coloro che gli obbedivano. Certo, è rimasto sempre chi obbediva pur conservando qualche luce d’ingegno e di autonomia personale, ma le file dei puri e semplici profittatori e dei camerieri sono andate crescendo a dismisura, sono diventate un esercito, e dopo non molto tempo tutta la scena ha finito per essere occupata solo da costoro.
Una turba di mezze calzette, di villan rifatti, di incompetenti, di procacciatori: la solitudine sociale del berlusconismo si è andata sempre più incarnando in questa schiera compiacente e zelante, pronta ad ogni servilismo per il proprio personale interesse.
Sono stati essi i principali artefici della muraglia invalicabile costruita intorno al potere del capo.
Da essi il capo è apparso inspiegabilmente sempre più dipendere.
Da essi trarre i consigli che di sconfitta in sconfitta, di fallimento in fallimento, lo stanno portando ineluttabilmente alla fine.
Più che vinto dalle inesistenti vittorie dei suoi nemici, il berlusconismo oggi crolla vittima di una sorta di autoreclusione si direbbe quasi studiata con intenzione, compiaciutamente suicida.
E sempre più quello che fu per antonomasia «un uomo solo al comando» ormai appare niente altro che un uomo solo e basta.
Che forse neppure si rende conto ancora di esserlo.
Ernesto Galli Della Loggia
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 14th, 2010 Riccardo Fucile
SEI SERVIZI DEL TG1 IN POCHI MESI PER PROPAGANDARE LA ROYAL CARIBBEAN, POI SUL SITO DELL’ADDETTO STAMPA DELLA NOTA COMPAGNIA DI NAVIGAZIONE COMPARE UNA FOTO DEL DIRETTORE IN VACANZA… LA CROCIERA DI MINZOLINI CON LA DEPUTATA PDL GIAMMANCO SULLA “MSC MAGNIFICA”
Augusto Minzolini è un concentrato di passioni.
La Porsche bianca decapottabile? Uno sfizio.
I 64 mila euro spesi con la carta di credito aziendale? Un incidente.
Il direttorissimo poi ha un pensiero fisso per le navi da crociera e per una compagnia in particolare: la Royal Caribbean International, una multinazionale del settore con sede a Miami, ma con un legame speciale con il telegiornale di Raiuno.
La Royal organizza un concorso per “famiglie” in collaborazione proprio con il Tg1.
I vincitori avranno l’opportunità di salire a bordo di Allure of the Seas, in anteprima nel ruolo di inviata.
Il gigante dei mari sarà inaugurato a novembre in Florida.
Risulta che sia viale Mazzini, sia la concessionaria pubblicitaria (Sipra) siano all’oscuro del sodalizio.
Il sito del Tg1 ha oscurato la pagina del concorso e un video con le immagini del cantiere di Allure of the Seas, il tanto atteso “gigante dei mari”.
La pagina è conservata nell’archivio online: “Tur isti reporter: vota lo spot”.
Ma una corretta giuria dovrebbe assegnare il premio al Tg1, senza troppe esitazioni e con una motivazione: per l’enorme impegno profuso.
Un impegno lontano nel tempo, costante, multiforme: servizi di mattina, pomeriggio e sera.
Seguiamo un ordine cronologico per conoscere la curiosa attenzione del telegiornale di Minzolini per la multinazionale Royal Caribbean.
“Prima Pagina” è la rubrica all’interno di Unomattina (trasmissione curata dal Tg1): 1° marzo 2010, “Pa s q u a in viaggio”, Giuseppe D’Agosti (direttore vendite di Royal Caribbean) spiega ai telespettatori i vantaggi di una vacanza primaverile tra spiagge deserte e moli liberi.
Il 3 maggio “Prima Pagina” ha una notizia clamorosa: “Tutti in crociera” con Lina Mazzucco, direttore generale per l’Italia di Royal Caribbean.
E ancora il 24 maggio: “Mete tradizionali”, Alessandra Cabella (responsabile vendite di Royal Caribbean) racconta viaggi suggestivi.
Il settimanale Speciale Tg1, il 7 giugno, supera la “concorrenza”: “Inchiesta sulle vacanze estive, un lungo itinerario tra le zone più belle e straordinarie del pianeta”.
Attenzione: nel programma condotto da Monica Maggioni, nominata caporedattore centrale da Minzolini, ritorna il direttore generale Mazzucco. Speciale Tg1 invita i telespettatori a regalarsi una crociera: “La vacanza popolare, tra le più economiche. Oggi bastano meno di cento euro al giorno tutto incluso”.
E la Mazzucco approva: “I giovani trovano divertimento e comodità sulle navi”.
Il Tg1 segue il lavoro quotidiano del direttore generale Mazzucco: il 17 settembre — edizione delle 20,00 — (ri)compare sullo schermo.
Il servizio ha un titolo a dir poco evocativo: “Boom di crociere”.
La Mazzucco svela le mete invernali: “Caraibi o Brasile, posti caldi”. E la giornalista precisa: “No ai freddi. No Finlandia o fiordi”.
Il Tg1 del 22 ottobre ha un’inviata a Rimini per la Fiera del Turismo. Quizzone: chi sarà l’intervistata?
Vabbè, troppo facile: l’oramai familiare Mazzucco di Royal.
Il direttore generale elogia la sua multinazionale: “Più di 2,5 milioni di passeggeri trasportati”. Tanti clienti, insomma.
L’ultimo è il Tg1 che offre il suo nome per fare pubblicità a una nave da crociera, prima di insabbiare le pagine sul sito ufficiale.
Come mai il Tg1 e Raiuno ospitano per sei volte in pochi mesi un dirigente di Royal Caribbean?
Forse Bruno Liconti, addetto stampa di Royal, è un fenomeno nel tessere i rapporti. O nel gestire le amicizie.
Sul sito di Liconti, Occhiosulmondo, c’è una foto di Minzolini (settembre scorso) sulle sabbie dorate del Kenya: non una crociera, una vacanza alla moda.
IL “direttorissimo” ha trascorso un fine settimana in crociera con Gabriella Giammanco (deputata del Pdl): 4 e 6 marzo scorso, porto di Amburgo, varo di Msc Magnifica.
Minzolini non poteva mancare in Germania, già aveva rinunciato al debutto di Msc Splendida da Barcellona.
Per rimediare — luglio 2009 — aveva confezionato un bel servizio.
L’inviata ha tartassato di domande insidiose la madrina, Sophia Loren: “La crociera è per giovani o adulti?”.
L’attrice, imbarazzata: “Non so”.
O forse la crociera è per Minzolini?
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 14th, 2010 Riccardo Fucile
TRENTAMILA EURO SONO VERSATI DALLA REGIONE FRIULI AL CONSULENTE DEL GOVERNO LUCA ANTONINI, DOCENTE VICINO A CALDEROLI….INDAGA SULLE “PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE DEL FEDERALISMO”… TANTE CONSULENZE SU TEORIE ASTRATTE SON DAVVERO NECESSARIE?
Trentamila euro in due mesi: quasi 500 euro al giorno. 
È il costo del percorso del Friuli Venezia Giulia verso il federalismo fiscale. Mentre il Governo appronta gli ultimi decreti della tanto voluta riforma federale, a Trieste la giunta regionale di Renzo Tondo stacca un assegno per una consulenza sulle prospettive del federalismo in Friuli Venezia Giulia.
Il docente incaricato dalla Regione di indagare sulle «prospettive di attuazione» risponde infatti al nome di Luca Antonini, docente universitario e già consulente del Governo, esperto di questioni federali e vicino ai ministri Giulio Tremonti e Roberto Calderoli proprio sui temi a loro più cari: finanza e federalismo.
Il decreto con l’incarico assegnato dalla Regione è del 19 ottobre, registrato dalla Direzione finanze il 27 ottobre.
La scadenza fissata al 31 dicembre, l’importo totale della consulenza è di 29.770,99 euro.
In poco più di due mesi, dunque, Antonini dovrà trovare il tempo per imbastire lo studio sull’attuazione del federalismo fiscale.
Tema: «Aspetti di rilievo costituzionale del federalismo fiscale e prospettive di attuazione nel Friuli Venezia Giulia in conformità all’ordinamento regionale e compatibilmente con le peculiarità proprie dell’autonomia speciale».
Ragione dell’incarico: «Revisione dell’assetto normativo regionale richiesta dall’evoluzione in senso federalista dello Stato a seguito della legge 5 maggio 2009, n. 42, contenente la “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’a rticolo 119 della Costituzione”».
La procedura della Regione era stata avviata ancora a metà luglio, quando, nonostante l’avviso pubblico, il solo Antonini si era candidato alla consulenza. La procedura era proseguita in agosto, quando la commissione ad hoc aveva vagliato il curriculum del docente universitario.
Ed eccoci a fine ottobre, quando formalmente l’attività di consulenza è stata autorizzata ufficialmente.
Ma il federalismo – evidentemente – è un tema ricco e complesso, e quella di Antonini non è la prima consulenza che la Regione richiede per prepararsi al grande passo.
A fine 2009, infatti, la Direzione centrale finanze aveva incaricato il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Trieste di svolgere uno studio sempre in materia di «misure attuative della legge 42 del 2009», ovvero il famoso federalismo fiscale.
In particolare, l’attenzione dei giuristi triestini si deve concentrare sul «coordinamento del sistema tributario con riferimento alla potestà legislativa attribuita dai rispettivi statuti alle Regioni speciali» e all’individuazione delle forme dell’ormai celebre fiscalità di vantaggio.
Per 16 mesi di studi (gennaio 2010-aprile 2011), il Dipartimento dell’ateneo triestino riceverà 50 mila euro.
E sempre di federalismo si deve occupare in un’altra consulenza ad hoc la Fondazione Centro di ricerche economiche e finanziarie di Udine.
Nello specifico l’incarico riguarda «la definizione dei sistemi operativi di riforma della finanza locale in chiave federalista»: la consulenza da 19.500 euro ha una durata complessiva di sette mesi.
(da “il Messaggero Veneto“)
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