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BERLUSCONI QUANDO PARLA FA DANNI SOLO A SE STESSO (E FAVORI A CHI LO RICATTA): PRIMA VA A CASA E MEGLIO E’

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

OGGI PRIMA FA IL CANE DA RIPORTO DI BOSSI E AUSPICA DALL’UDC “UN APPOGGIO ESTERNO”, COSI’ LA LEGA CONTINUA A COMANDARE (E CASINI LO SBEFFEGGIA)… POI CHIEDE LE DIMISSIONI DI FINI, SALVO POI FARE RETROMARCIA… QUINDI SE LA PRENDE CON MONTEZEMOLO E SI INIMICA PURE GLI IMPRENDITORI… COME RISULTATO I FINIANI BLOCCANO LA CONTESTATA RIFORMA DELL’UNIVERSITA’

Silvio Berlusconi a tutto campo.
In una conferenza stampa a Palazzo Chigi, convocata per presentare le misure a favore dei giovani, il premier non sa stare zitto e parla di tutti i temi sul tavolo della crisi di governo, con una decisa presa di posizione rispetto alla trattativa sulla possibile entrata dell’Udc nella maggioranza.
“Suggerisco loro un appoggio esterno all’esecutivo” conclude il premier, che poi si dice convinto di ottenere una “buona maggioranza” in entrambi i rami del Parlamento (vedremo…)
In caso di “ingovernabilità “, Berlusconi annuncia la sua salita al Colle per chiedere elezioni al capo dello Stato.
“Con la maggioranza alle Camere”, rimarca.
In pratica ha deciso lui (per conto di Bossi) cosa deve fare Casini e anche cosa deve fare Napolitano.
Oltre a cosa devono fare i deputati e senatori: votare per il governo, ovvio.
In pratica un partito, l’Udc, non avrebbe diritto a discutere uno straccio di programma, dovrebbe votare senza chiedere nulla e allora sarà  ben accetto.
Altro che comiche finali: e il boss Bossi che si affretta a dire che lui in questo caso sarebbe d’accordo è la ciliegina finale della farsa.
E lo credo: accresce le poltrone della padagna della magna magna, continua a ricattare il premier e i servi dovrebbero pure “appoggiarlo”: d’accordo che non sta in piedi, ma almeno la badante se la paghi di tasca.
Ovvio che l’Udc abbia ribadito che Berlusconi debba dimettersi.
Poi il premier ci gratifica dell’ultimo sondaggio fatto in casa sulla sua popolarità : tutti i sondaggisti lo danno intorno al 36%, ma per lui oggi è al 54,6%.
Una settimana fa aveva detto al 60%, ieri al 56%, è tutto da ridere.
Poi tocca a Fini: “‘Io un passo indietro? Dovrebbe farlo qualcun altro. Il presidente della Camera dovrebbe essere il primo, visto che ha dato vita a un partito fondato non sui valori della maggioranza ma sulla sua persona”.
E visto che ”non è super partes, ma partes in maniera assoluta”.
In pratica Fini dovrebbe dimettersi perchè avendo osato puntare il dito contro sua Maestà , chiedendogli di discutere di linea politica e di programmi, è uscito dai “valori della mignottocrazia maschile e femminile” su cui si regge il Pdl?
Letta si sarà  disperato, temendo le reazioni dei finiani e poco dopo ecco che corre Bonaiuti a cercare di tamponare: “L’invito a fare il passo indietro riguardava la posizione politica e le indicazioni, anche odierne, di alcuni esponenti di Fli di votare la sfiducia al governo”.
Insomma siamo tutti incapaci di ascoltare le parole del premier, mai richieste le dimissioni di Fini.
Nel frattempo i finiani chiedono che la riforma dell’Università , oggetto degli scontri di oggi, ritorni in Commissione per ulteriori approfondimenti.
Granata, nel suo intervento in aula ha sottolineato che “se non ci sono le risorse per gli scatti meritocratici di anzianità  dei professori associati e per la ricerca è inutile andare avanti: meglio tornare in commissione” evidenziando che “se c’è o meno la copertura finanziaria dobbiamo saperlo adesso” perchè “andare avanti senza questa consapevolezza significherebbe solo far perdere tempo ai parlamentari”.
Alla fine della discussione Futuro e Libertà  ha chiesto un’ora di sospensione dell’esame del ddl per verificare la copertura finanziaria.
Infine il premier era riuscito ad attaccare anche Luca di Montezemolo: “Parlare è facile, fare è difficile. Gli altri parlano, noi facciamo” (cosa non si sa).
Replica di Montezemolo a stretto giro: “L’one-man-show è finito e io ho il dovere di fare qualcosa per il mio Paese”.
Fine della giornata (forse): anche oggi Silvio è riuscito a fare solo danni a se stesso.

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NEL MIRINO DEI KILLER DEL PARTITO DELL’AMORE ORA C’E’ NAPOLITANO

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

INIZIA LA NUOVA CAMPAGNA DI STAMPA DEI GIORNALI DI REGIME, OBIETTIVO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: “E’ UN GRILLO PARLANTE SENZA SOBRIETA'”…”CON FINI PUGNALA ALLE SPALLE IL GOVERNO”… MA IL VILE ATTENTATORE DI BELPIETRO CHE FINE HA FATTO?

Per capire che aria tira basta vedere la prima pagina di Libero di oggi. “Napolitano grillo parlante a spese nostre” titola il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.
Che critica il capo dello Stato perchè “ultimamente ha abbandonato la misura sobria e contenuta della prima ora e non passa giorno che non abbia qualcosa da dire e lo dica con tono sostenuto”.
Verrebbe già  da scompisciarsi dal ridere a queste considerazioni, se solo si pensa alle stronzate giornaliere che escono dalla bocca di certi esponenti del centrodestra.
Ma andiamo avanti.
All’interno, un articolo a firma di Franco Bechis rincara la dose.
‘Il vizietto di Giorgio, giocare al premier con i voti altrui’, è il titolo di un articolo in cui si sottolinea come più volte negli ultimi mesi Napolitano abbia preso “le distanze da Berlusconi anche su cose che non gli competono”, dai precari della scuola, al processo breve al ministro dello Sviluppo economico.
Un cambio di rotta rispetto all’inizio del mandato, scrive Belpietro, quando Napolitano manteneva “uno stile asciutto”.
Atteggiamento “forse dettato dall’esigenza di farsi perdonare un passato di cui non andar fieri” a cominciare “dalla difesa dell’invasione sovietica dell’Ungheria”, visto che poi “giudicando forse di aver fatto abbastanza penitenza” è diventato “più disinvolto e meno attento alla forma”.
Qualcuno che invece finanziava il Psi non avrebbe invece ragione di vergognarsi, ovvio.
Ma adesso, ammonisce Belpietro, le cose sono cambiate.
“Se c’erano dubbi sulla necessità  di rivedere il ruolo del presidente della Repubblica, immaginando un’eleggibilità  diretta che lo sottoponga a e un giudizio degli elettori, l’abuso fatto dal capo dello Stato li ha fugati”.
Si schiera all’unisono anche “il Giornale”.
Stavolta tocca a Salvatore Tramontano firmare un pezzo in cui parla dei “profeti della spesa coi soldi altrui”.
Nel mirino Fini e Napolitano, ovviamente, non certo i ministri dell’attuale governo.
Al Giornale non sono piaciute le critiche del Colle ai tagli alla cultura. “Facile fare l’indignato con il portafoglio del governo” tuona Tramontano.
Dimenticando un particolare: i soldi sono degli italiani, non di Berlusconi.
E poi continua: “Non è un comportamento da uomo di Stato”.
Fini e Napolitano “colpiscono il governo alle spalle mentre cerca di mettere toppe al Paese” e “non sanno resistere agli applausi della sacra corte degli intellettuali”.
La marcia verso il voto è cominciata e i tentativi di condizionare Napolitano allontanando un possibile governo tecnico pure.
A proposito: qualcuno ci farebbe sapere a che punto sono le indagini per individuare il presunto vile attentatore di Belpietro sparito nel nulla?
Magari i due giornali potrebbero così fare un’inchiesta seria.

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GLI STUDENTI ASSALTANO IL SENATO MENTRE BERLUSCONI ESALTA LA POLITICA DEL “FARE NULLA”

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

IN TUTTA ITALIA STUDENTI   IN PIAZZA CONTRO I TAGLI ALL’UNIVERSITA’, PRESIDIO ALLA CAMERA, TENTATIVO DI ENTRARE AL SENATO, TENSIONI E OCCUPAZIONI IN TANTE CITTA’… UN GOVERNO INCAPACE DI TUTELARE E INVESTIRE NELLA SCUOLA PUBBLICA, NELLA CULTURA E NELLA RICERCA, COME FANNO INVECE LE DESTRE EUROPEE… E IL PREMIER PENSA A CRITICARE FINI, CASINI E MONTEZEMOLO: HA ORMAI PERSO OGNI CONTATTO CON LA REALTA’

Tensioni, lanci di uova, proteste, occupazioni, e persino un tentativo di assalto a Palazzo Madama.
Gli studenti universitari protestano in molte città  italiane contro il ddl Gelmini che riforma gli atenei.
Un gruppo di studenti ha superato le consuete barriere di sicurezza ed è arrivato a premere alla porta di Palazzo Madama intorno alle 12,30: i commessi e gli agenti di sicurezza hanno tentato di tenerli fuori ed è iniziato un fitto lancio di uova.
Davanti alla Camera dei Deputati a Roma c’è un presidio di studenti universitari, insieme a ricercatori e docenti..
I manifestanti che hanno tentato di dare l’assalto al Palazzo del Senato sono stati respinti all’ingresso principale di Palazzo Madama, e si sono spostati in corso Rinascimento.
Un cordone di polizia e carabinieri tiene a distanza circa 500 studenti
«Siamo in piazza per chiedere alle forze politiche della Camera di fermare questo scempio del sistema universitario pubblico italiano», dice in una nota l’Unione degli universitari (Udu), «se questo ddl supererà  l’esame della Camera bloccheremo il Paese partendo dalle Università ».
«Il presidio a Montecitorio, l’occupazione del tetto della facoltà  romana di Architettura, le occupazioni degli atenei di questi giorni, sono solo le recenti iniziative di protesta di un lungo autunno cominciato l’anno scorso con la presentazione al Senato della riforma. In questo momento – riferisce l’Udu – ci sono più di 50 atenei in mobilitazione: continua l’occupazione dell’Ateneo di Pavia, da Torino a Palermo siamo in fermento e non abbiamo intenzione di fermarci, siamo intenzionati ad inasprire lo scontro se questo Governo continuerà  ad essere sordo alle richieste che vengono mosse dall`intero mondo accademico».
A Palermo da lunedì gli universitari della Facoltà  di Lettere e Filosofia hanno occupato l’edificio di viale Delle Scienze per quella che definiscono una «occupazione bianca» che non intende cioè bloccare le normali attività  didattica, garantendo dunque il diritto allo studio.
A Torino prosegue anche oggi l’occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà  umanistiche dell’ateneo.
È ripresa stamattina, sui tetti degli edifici dell’Università  di Salerno, la protesta di professori, ricercatori e studenti, contro la riforma in discussione alla Camera.
Circa una cinquantina di persone, sui tetti dell’edificio del campus di Fisciano, sta sfidando la pioggia e il freddo, «per opporsi in maniera visibile – dice Diego Barletta, uno dei ricercatori in protesta – all’approvazione di una riforma che non investe sull’università  pubblica, non garantisce il diritto allo studio per tutti, concentra il potere decisionale delle università  nelle mani di pochi e non offre giuste prospettive di carriera ai giovani studiosi».
Alcuni ricercatori sono saliti stamani per protesta sul tetto della mensa dell’Università  degli studi di Perugia.
A Bologna dalle 19 assemblea per il blocco e lo sciopero dell’università  alla facoltà  di Lettere e Filosofia.
Mobilitazioni sono previste anche a Venezia e Napoli.
Al di là  di ogni valutazione politica e delle relative speculazioni, è inconcepibile che mentre i governi europei, in primis quelli di centrodestra, investono nella scuola pubblica, nelle università , nei centri di ricerca, nella formazione, nella cultura, in modo più consistente proprio nei periodi di crisi, da noi questo governo forzaleghista stanzi soldi solo per le scuole private.
Investiamo nei giovani un quinto di quello che fanno gli altri Paesi europei e, di fronte alle contestazioni, la Gelmini sa solo rispondere con arroganza che lei rappresenta “il nuovo che avanza”.
E mentre il premier oggi teneva l’ennesima conferenza stampa per prendersela con Fini, Casini e Montezemolo con il suo solito penoso richiamo al governo del “fare nulla”.
Ma nessuno si rende conto, accanto a lui, che sta diventando ridicolo? Perchè non si coinvolgono mai le categorie nelle decisioni?
Perchè ci si ostina a stare chiusi in un fortino, isolati sempre più dal Paese reale?
Altro che sedicenti “destri”, questi sono solo dei presuntosi “maldestri”.

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EMERGENZA RIFIUTI, NAPOLI IN GINOCCHIO: ANCORA A TERRA 3.000 TONNELLATE

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

LA UE: SENZA UN PIANO SERIO NIENTE FONDI… TROPPI RITARDI E TROPPI INTERESSI: MANCANO LE DISCARICHE E IL PREGRESSO RIMANE A TERRA…IL RISCHIO SANITARIO ESISTE SE NON SI PONE PRESTO RIMEDIO, MA BERLUSCONI SOSTIENE:”IO HO RISOLTO IL PROBLEMA”

Rimane critica la situazione rifiuti a Napoli.
Sono tremila le tonnellate di spazzatura disseminate lungo le strade della città , uno spettacolo avvilente che fa dire al sindaco Iervolino che «la situazione è drammatica».
Il nodo è sempre lo stesso: in assenza di altre discariche, quelle disponibili a stento ingoiano la produzione giornaliera e così il pregresso rimane a terra. L’assessore all’Igiene Urbana del comune di Napoli, Paolo Giacomelli, sollecita risposte: «Come Comune siamo in attesa che la Provincia di Napoli e la Regione Campania ci dicano dove possiamo conferire l’immondizia per azzerare quella non raccolta».
Ma la soluzione non c’è e così il Comune prova a far leva sulla coscienza civica dei suoi abitanti.
L’idea è di cercare delle piccole soluzioni per incentivare la raccolta differenziata e diminuire la quantità  di rifiuti prodotti: «Non sono soluzioni risolutive – ammette Iervolino – perchè fino a quando non si sciolgono i grandi nodi, le discariche, non sappiamo come fare e quindi, inviteremo i cittadini a non buttare vetro e predisporremo dei servizi nelle piazze che aiutino a fare la differenziata, invitando i negozianti a depositare i cartoni piegati. Sono poche cose, ma di fronte all’inerzia del Governo e delle altre istituzioni locali facciamo quello che possiamo».
Sul dramma rifiuti impazza la polemica politica.
L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ricorre al sarcasmo: «Mi complimento con il governo Berlusconi per come ha risolto il problema rifiuti a Napoli» dice a Radio Popolare.
Si attende il decreto del governo, da oggi all’esame del Quirinale, ma intanto si profila il rischio sanitario.
È il ministro Fazio a cercare di tranquillizzare annunciando l’organizzazione di una task force regionale: «I problemi ci sono e sono gravi, specie per quanto attiene la vivibilità , ma rischi immediati per la salute non ce ne sono».
Un piano, invece, è quello che chiedono gli ispettori della Ue, al secondo giorno della loro visita nel capoluogo campano, e oggi in Consiglio regionale.
A capo della commissione c’è Pia Buccella: «Le risorse – ha sottolineato – saranno sbloccate solo quando la Campania avrà  approvato un piano per i rifiuti credibile che individui anche le soluzioni transitorie nelle more dell’entrata in funzione degli impianti necessari per lo smaltimento dei rifiuti, che richiederanno almeno due-tre anni».
Nel frattempo c’è preoccupazione per i roghi di spazzatura.
I rifiuti che vengono dati alle fiamme producono più diossina di un inceneritore e sono più tossici dei sacchetti di spazzatura ricoli di infezione dovuti ai rifiuti in strada.
E oggi sarà  pronta un’ordinanza del sindaco Rosa lervolino per ridurre il volume di rifiuti, che prevede: il divieto della vendita di ortaggi e frutta con foglie, proprio per tentare di limitare la presenza per strada di rifiuti organici (che marciscono, puzzano e attirano animali) e multe applicate con il massimo della pena.
L’attenzione è massima.
Per Giulio Tarro, virologo ed ex primario dell’ospedale Cotugno: «Nell’emergenza rifiuti di due anni fa registrammo un’impennata di casi di epatite A, una malattia che si trasmette come la salmonella o le gastroenteriti per via oro-fecale . La presenza di rifiuti per strada, poi, richiama dalle fogne i topi, che sono veicolo di malattie come la leptospirosi. Anche se parliamo di casi limite, cioè di malattie che si trasmettono nel caso in cui una persona venga morsa da un ratto».
In questo contesto disastroso, l’unica voce in controtendenza è quella di Berlusconi che ieri sera a Ballarò ha sostenuto: “Io ho risolto il problema” e poi ha buttato giù la cornetta, come suo solito.
I napoletani forse non la pensano proprio così…

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BONDI E IL FINTO PREMIO A VENEZIA PER L’ATTRICE AMICA DI BERLUSCONI: “LE HA PROMESSO CHE VINCERA’ IL LEONE D’ORO”

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

LE PRESSIONI DI BONDI: “E’ UN’AMICA CARA AL PREMIER BULGARO E A BERLUSCONI”… COME BONDI SI INVENTO’ UN PREMIO PER MICHELLE BONEV: LE TELEFONATE, LA TARGA PREMIO DEL MINISTERO, LA CLAQUE IN SALA PER LA STARLETTE

La telefonata arriva durante l’estate. Nella città  deserta, un uomo lavora.
Da una parte del filo il ministro Bondi, dall’altra Nicola Borrelli, direttore generale del ministero dei Beni culturali, sezione cinema.
“Dottore, allarme rosso. Un’emergenza terrificante. C’è una amica molto cara al primo ministro bulgaro e al premier, una brava ragazza, si chiama Michelle Bonev. Dice che vuole andare al Festival di Venezia e che partecipare non le basta più. Il nostro presidente Berlusconi le ha promesso che lo vincerà  e che sarà  una bellissima serata, piena di luci e colori. Una serata di libertà . Lei, con il tempo, se ne è convinta e non c’è verso di farle cambiare idea”.
Borrelli, ex vice di Blandini precipitato al comando nel biennio più difficile della recente storia culturale italiana, balbetta qualcosa.
“Ministro, proviamo, non so se sarà  possibile”.
Alla prima richiesta ne seguono però altre, sempre più insistenti e una storia che sembra inventata da Age e Scarpelli diventa un frammento di realtà  italiana. Passano le settimane e “l’allarme rosso” cambia di sede.
Venezia, il Festival, la celebrità . Le promesse vanno mantenute.
La messa in scena è da Oscar.
Una targa fasulla con il logo della comunità  europea e con quello del ministero (che i ben informati raccontano ordinata in tutta fretta in una bottega romana nei giorni precedenti alla partenza della delegazione ministeriale), un premio inventato dal nulla, una gag istituzionalizzata che ha come palcoscenico il Lido e una serie di figuranti più o meno consapevoli.
Ministri, parlamentari europei, claque assortite .
Nel regno di Sandro Bondi, che pur avendo giurato “nell’esclusivo interesse della Repubblica”, ne ha creata una autonoma, è la normalità .
Fabrizio Indaco, il figlio della sua compagna e deputata Manuela Repetti, può avere una scrivania ministeriale vanagloriando parentele come in occasione della premiazione dell’ultimo festival di Roma al quale, nell’imbarazzo dei presenti, pretendeva di assistere senza avere gli accrediti necessari: “Bondi è mio padre, adesso lo chiamo e vi faccio vedere”.
E il suo genitore naturale, Roberto Indaco, ottenere invece una consulenza da 25.000 euro registrata a bilancio nelle spese del Fus 2009, per la non meglio precisata competenza specifica in “Arte e moda”.
A Venezia, l’allegro gruppo in trasferta si è superato.
Michelle Bonev (all’anagrafe Dragomira) non ha vinto il Leone d’oro ma ha avuto, l’impressione (alla fine ciò che conta), di farlo.
L’organizzazione è diabolica.
Approfittando dell’evento “Action for women”, coccarda vera per cortometraggi con giuria di alto livello (tra gli altri Tornatore, Francesca Comencini, Roberta Torre) e della confusione tematica, il piano Bonev scatta nel tardo pomeriggio. Una location defilata, la Sala Pasinetti , ed ecco uscire fuori la targa incriminata, per il film prodotto dalla Bonev “Goodbye Mama”, e coprodotto da Rai Cinema con il patrocinio del Mibac.
Storia di emarginazione piena di bellone da esportazione che si trasforma in opera “dall’alto valore sociale”.
L’epigrafe, solenne, a dare una parvenza di credibilità : “Premio speciale della Biennale assegnato in occasione del 60° anniversario della Convenzione europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle Libertà  fondamentali, il Ministro per i Beni e le Attività  culturali”.
Avrebbero potuto darle anche l’altro perchè, è innegabile, la ragazza è estremamente attiva.
I primi vagiti di notorietà  a Sanremo, quando al povero Baudo la affiancano in veste di opinionista nel Dopofestival edizione 2003.
Pippo si incazza, ma si piega ai desideri di Agostino Saccà , sponsor ammaliato dal fascino erinnico di una bruna fanciulla di un metro e ottanta, fisico da maggiorata anni ’50.
La scalata non conosce ostacoli.
Una fiction con il cantore dei Barbarossa leghisti, Renzo Martinelli (La bambina dalle mani sporche), un libro pubblicato con Mondadori e una recensione (estorta) a Giampiero Mughini che per Panorama di Carlo Rossella vergò un’ironica stroncatura e si ritrovò in pagina un pezzo che paragonava la ragazza a Marguerite Yourcenar.
Anni dopo, il ricordo è ancora vivo: “Mi ritrovai pubblicato un foglio ampiamente emendato in senso ruffianoide nei confronti della Bonev”.
A Venezia, oltre al ministro della cultura bulgaro, a far festa a Dragomira (Michelle), mezzo governo italiano.
Giancarlo Galan, giulivo: “Il presidente Berlusconi mi ha pregato di portarle personalmente i suoi saluti più calorosi e io lo faccio volentieri con tutto l’affetto di cui sono capace”, Mara Carfagna: “Sono orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa” e gli sconvolti Marco Muller e Paolo Baratta, direttore della Mostra e presidente della Biennale, chiamati in tutta fretta dalle stanze del ministero di Bondi per trovare adeguato palcoscenico al desiderio del premier e terrorizzati dalla presenza della stampa.
Unici assenti, infatti, i giornalisti.
Con il fantasma del malcapitato Enrico Magrelli (Film tv) dato per presente, scambiato per un turbine fonetico con Mereghetti del Corriere della Sera e vanamente atteso da Dragomira Bonev che tra un inchino e l’altro continuava a ripetere: “Dov’è famoso Magrelli de corriere de Milano?, Presidente mi ha promesso c’era, io voglio tanto abbracciare lui”.
In sala, un pubblico finto, sgomento, lo stesso di certi programmi del pomeriggio tv, ravvivato da Deborah Bergamini (patrocinante del vero premio “Action for woman”), quel giorno a Venezia suo malgrado con una pletora di europarlamentari diligentemente seduti in platea.
A fine serata, telefonata complimentosa di Berlusconi e nuovi, mirabolanti scenari futuri da disegnare insieme.
A chiudere degnamente l’imitazione felliniana, una lettera della Ue, anch’essa fittizia, offerta a Dragomira-Michelle, abito lilla, scollatura choc, collana di perle, colta da estasi mistica e pronta ad aggiungere la sua testimonianza al libro nero del comunismo: “Arrivai in Italia nel 1990 con solo un paio di scarpe gialle e 20 dollari in tasca. Devo molto all’Italia: la Bulgaria mi ha dato la vita ma l’Italia la libertà “.
Dalle parti di Arcore, sentitamente, confermano.

Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano“)

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ARRIVA LA MOZIONE DEI FINIANI CONTRO MINZOLINI E MASI: A RISCHIO IL GOVERNO DELLA CENSURA RAI

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

ENTRO DOMANI IL VOTO SULLA MOZIONE PRESENTATA DA FUTURO E LIBERTA’ DI CRITICA ALLA FAZIOSITA’ DELLA RAI: “L’INFORMAZIONE RAI NON HA I REQUISITI DI IMPARZIALITA’, COMPLETEZZA, CORRETTEZZA E LEALTA”…: “IL TG1 E’ A SOSTEGNO DI DETERMINATE POSIZIONI”…ANCHE L’OPPOSIZIONE LA VOTERA’

La Rai è balcanizzata. Il Tg1 è fazioso. L’ azienda sta morendo.
Un giudizio duro e deciso che sembra uscito dalla bocca della più dura opposizione.
Invece a pronunciare queste parole è stato il deputato finiano Benedetto Della Vedova, illustrando la mozione di Futuro e Libertà  contro l’attuale gestione della tv pubblica.
Così ieri è arrivato in Parlamento il primo dei cavalli di Troia pronti a indebolire definitivamente il governo in vista del voto di fiducia del 14 dicembre.
L’approvazione della mozione, prevista entro giovedì, sarebbe un colpo pesante da assorbire per Berlusconi.
E tutte le opposizioni hanno intenzioni di appoggiarla: “L’informazione della Rai — si legge nella mozione — non soddisfa oggi, nè secondo criteri quantitativi, nè secondo quelli qualitativi, i requisiti di imparzialità , completezza, correttezza e lealtà  richiesti alla concessionaria del servizio pubblico”.
In particolare “la principale testata giornalistica della Rai, il Tg1, partecipa al dibattito politico e istituzionale a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative”.
Inoltre “il direttore generale della Rai, interpretando il suo ruolo ben oltre i limiti previsti dalla legge, è giunto ad avocare una responsabilità  sostanzialmente esclusiva sui programmi di informazione e approfondimento politico, secondo criteri chiaramente ispirati a valutazioni di opportunità  politica e non al rispetto degli obblighi connessi al servizio pubblico di informazione”.
Ma quello dei finiani non sarà  l’unico documento sulla Rai che i deputati saranno chiamati a votare. C’è anche una mozione proposta da tutte le opposizioni.
Le mozioni non hanno valore vincolante, ma costituiscono un forte segnale politico.
La settimana parlamentare prevede anche voti che potrebbero decretare la fine, almeno in termini numerici, del governo.
Eppure la strategia degli uomini del presidente della Camera è tutta politica.
Il tentativo è quello di restare compatti, assecondando le volontà  dell’esecutivo (e quindi quelle dei moderati al loro interno ), per arrivare uniti al 14 dicembre e costringere a quel punto le “colombe” a votare la sfiducia “senza eccezione alcuna”.

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IL SIMBOLO DEL PDL CONTESO: ECCO LO STATUTO DEL PARTITO CHE DA’ RAGIONE AI FINIANI

Novembre 24th, 2010 Riccardo Fucile

NELL’ATTO COSTITUTIVO (ART.6) VI E’ UNA CHIARA INDICAZIONE: PER POTER USARE IL SIMBOLO OCCORRE “IL COMUNE ESPRESSO ACCORDO SCRITTO” DI TUTTI I 10 COMPONENTI L’ASSOCIAZIONE… BASTA UNO CHE NON SIA D’ACCORDO E IL SIMBOLO NON SI PUO’ USARE: IL PREMIER LO SA E STA INFATTI PENSANDO A UN NUOVO PARTITO

La querelle attorno a nome e simbolo del Pdl è nota (ne abbiamo trattato in tempi non sospetti, alcuni mesi fa) e apparve sui giornali in estate.
Diciamo subito che Bocchino ha ragione a diffidare il premier dall’uso del simbolo e sgombriamo anche il campo da qualche equivoco.
Il sindaco di Terzigno ad esempio che dice di averlo creato e di averlo ceduto a Berlusconi non conta nulla dal punto di vista giuridico.
E’ verò invece che il premier sia proprietario del simbolo, ma non può utilizzarlo senza il consenso di Fini, proprio per l’impostazione giuridica che si era voluto dare al nuovo partito, a garanzia di entrambi i cofondatori.
L’asso nella manica dei finiani, infatti è l’atto notarile che venne firmato il 28 febbraio 2008, alla presenza del notaio Paolo Becchetti.
Si tratta dell’atto costitutivo dell’associazione denominata “il Popolo della Libertà “, sottoscritto da Berlusconi, Fini, Verdini, Bondi, Crimi, Valentini, Giacomoni, Caruso e dalle segretarie Marinella Brambilla e Rita Marino.
Nel documento, Fini è indicato come co-fondatore e alcune decisioni possono essere prese solo da lui e dal premier all’unanimità .
Quanto al simbolo, l’atto è chiarissimo: “è patrimonio comune” dei firmatari, si legge all’art. 6 e “in caso di scioglimento dell’associazione non potrà  essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuno di essi, se non con l’accordo scritto di tutti”.
Almeno fino al 31 luglio 2014, termine della durata dell’associazione.
Riproduciamo di seguito i passaggi fondamentali dell’atto notarile, onde rendere chiaro a chi ci legge che Berlusconi dovrà  trovare un nuovo simbolo al partito, cosa che peraltro sa bene e per il quale si sta già  interessando.

ATTO COSTITUTIVO DELLA ASSOCIAZIONE DENOMINATA
“IL POPOLO DELLA LIBERTA”

L’anno duemilaotto, il giorno ventisette del mese di febbraio
In Roma, Via del Plebiscito, 102
Avanti a me il Dott. Paolo Becchetti, notaio in Civitavecchia, iscritto nel collegiodei distretti notarili riuniti di Roma, Velletri e Civitavecchia.
Sono presenti i Signori :
– SILVIO BERLUSCONI , nato a Milano il 29 settembre 1936 (CF BRLSLV36P29F205W), domiciliato in Roma, Via dell’Umiltà  36
– GIANFRANCO FINI , nato a Bologna il 3 gennaio 1952 (CF FNI GFR 52A03 A944I), domiciliato in Roma, Via della Scrofa 39, in proprio e nella qualità  di legale rappresentante pro tempore del movimento politico ALLEANZA NAZIONALE (CF 80204110581), con sede in Roma, Via della Scrofa 39, munito come tale di idonei poteri,
– ROCCO CRIMI, nato a Galati Mamertino il 3 agosto 1959 (CF CRMRCC59M03D861J), domiciliato in Roma, Via dell’Umiltà  36, nella qualità  di legale rappresentante pro tempore del movimento politico FORZA ITALIA (CF 97103920589), con sede in Roma, Via dell’Umiltà  36, munito come tale di idonei poteri, nonchè in proprio,
– VERDINI Denis nato a Fivizzano (MS) l’8 maggio 1951, domiciliato a Roma, Via dell’Umiltà  36, C.F. VRD DNS 51E08 D629C;
– GIACOMONI Sestino nato a Roma il 27 marzo 1967 domiciliato a Roma, via dell’Umiltà  36, C.F. GCM STN 67C27 H501Q;
– VALENTINI Valentino nato a Bologna il 28 giugno 1962, domiciliato a Roma, via dell’Umiltà  n.36, cod.fisc.VLN VNT 62M28 A944I;
– BONDI Sandro nato a Fivizzano (MS) il 14 maggio 1959, domiciliato a Roma, via dell’Umiltà  n.36, C.Fisc.BND SDR 59E14 D620O;
– Maria Marinella (nome) BRAMBILLA nata a Milano il 7 febbraio 1962, domiciliato a Roma, via del Plebiscito 102, cod.fisc. BRM MMR 62B47 F205N;
– CARUSO Antonino nato a Milano il 24 dicembre 1950, domiciliato a Roma, via della Scrofa 39, cod.fisc.CRS NNN 50T24 F205L;
– MARINO Rita nata a Lanciano il 9 dicembre 1946, domiciliata a Roma, via Campo Farina n.110, C.Fisc.MRN RTI 46T49 E435V.
Detti comparenti della cui identità  personale sono certo convengono e stipulano quanto segue:

ARTICOLO 1.
E’ tra essi soggetti costituita un’Associazione con la denominazione
“IL POPOLO DELLA LIBERTA’”
L’Associazione ha sede legale in Roma, in via Uffici del Vicario, 49. Compete al Consiglio Direttivo il potere di trasferire la stessa in altro indirizzo nella città  di Roma, nonchè di istituire sedi secondarie o uffici operativi in Italia e all’estero.

ARTICOLO 4
.
La durata dell’Associazione, salvo che la stessa non venga prima della scadenza stabilita a tempo indeterminato, per unanime decisione degli Associati, è fissata al 31 luglio 2014 e, in ogni caso, sino a che non si saranno completate tutte le attività  conseguenti alla sua partecipazione alla consultazione elettorale del 13/14 aprile 2008 per il rinnovo del Parlamento nazionale, ovvero a quella relativa ad eventuali altre consultazioni elettorali successivamente tenute.
L’Associazione, anche prima della data di cui sopra, potrà  essere tuttavia sciolta per volontà  unanime degli Associati, con interruzione anche immediata dell’azione politica comune, ma fermo comunque l’obbligo di dare luogo a tutto quanto successivamente occorrente per il compiuto esaurimento di ogni attività  di carattere amministrativo e contabile discendente dalla partecipazione alla citata consultazione elettorale del 13/14 aprile 2008 e ad ogni altra attività . del Consiglio direttivo, e, successivamente a maggioranza di essi.

ARTICOLO 6
.
Costituisce altresì patrimonio comune dell’Associazione il simbolo della stessa che è rappresentato da un cerchio di colore blu contenente divisione in due campi orizzontali delimitati da tre fascie oblique, in alto di colore verde, al centro di colore bianco, in bassodi colore rosso; nella parte superiore, al centro, la scritta in carattere maiuscolo bianco su quattro righe “IL” di minori dimensioni, “POPOLO” di maggiori dimensioni, “DELLA” di minori dimensioni, “LIBERTA’” di maggiori dimensioni, in campo azzurro; nella parte inferiore la scritta in carattere maiuscolo blu, nella riga superiore di maggiori dimensioni, “BERLUSCONI”, nella riga inferiore di minori dimensioni, “PRESIDENTE” in campo bianco
Il simbolo è quello ben noto a tutti i comparenti
In caso di scioglimento dell’Associazione ai sensi dell’articolo 4 comma 2, il simbolo non potrà  essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuno di essi, se non con il comune espresso accordo scritto di tutti, e compete altresì a ciascuno degli odierni associati la capacità  di agire individualmente nei confronti di eventuali terzi, con ogni forma e in ogni sede, anche in giudizio, sia in via ordinaria, sia in via cautelare o d’urgenza, per la tutela del simbolo in ogni sua parte.

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