ARRIVA LA MOZIONE DEI FINIANI CONTRO MINZOLINI E MASI: A RISCHIO IL GOVERNO DELLA CENSURA RAI
ENTRO DOMANI IL VOTO SULLA MOZIONE PRESENTATA DA FUTURO E LIBERTA’ DI CRITICA ALLA FAZIOSITA’ DELLA RAI: “L’INFORMAZIONE RAI NON HA I REQUISITI DI IMPARZIALITA’, COMPLETEZZA, CORRETTEZZA E LEALTA”…: “IL TG1 E’ A SOSTEGNO DI DETERMINATE POSIZIONI”…ANCHE L’OPPOSIZIONE LA VOTERA’
La Rai è balcanizzata. Il Tg1 è fazioso. L’ azienda sta morendo.
Un giudizio duro e deciso che sembra uscito dalla bocca della più dura opposizione.
Invece a pronunciare queste parole è stato il deputato finiano Benedetto Della Vedova, illustrando la mozione di Futuro e Libertà contro l’attuale gestione della tv pubblica.
Così ieri è arrivato in Parlamento il primo dei cavalli di Troia pronti a indebolire definitivamente il governo in vista del voto di fiducia del 14 dicembre.
L’approvazione della mozione, prevista entro giovedì, sarebbe un colpo pesante da assorbire per Berlusconi.
E tutte le opposizioni hanno intenzioni di appoggiarla: “L’informazione della Rai — si legge nella mozione — non soddisfa oggi, nè secondo criteri quantitativi, nè secondo quelli qualitativi, i requisiti di imparzialità , completezza, correttezza e lealtà richiesti alla concessionaria del servizio pubblico”.
In particolare “la principale testata giornalistica della Rai, il Tg1, partecipa al dibattito politico e istituzionale a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative”.
Inoltre “il direttore generale della Rai, interpretando il suo ruolo ben oltre i limiti previsti dalla legge, è giunto ad avocare una responsabilità sostanzialmente esclusiva sui programmi di informazione e approfondimento politico, secondo criteri chiaramente ispirati a valutazioni di opportunità politica e non al rispetto degli obblighi connessi al servizio pubblico di informazione”.
Ma quello dei finiani non sarà l’unico documento sulla Rai che i deputati saranno chiamati a votare. C’è anche una mozione proposta da tutte le opposizioni.
Le mozioni non hanno valore vincolante, ma costituiscono un forte segnale politico.
La settimana parlamentare prevede anche voti che potrebbero decretare la fine, almeno in termini numerici, del governo.
Eppure la strategia degli uomini del presidente della Camera è tutta politica.
Il tentativo è quello di restare compatti, assecondando le volontà dell’esecutivo (e quindi quelle dei moderati al loro interno ), per arrivare uniti al 14 dicembre e costringere a quel punto le “colombe” a votare la sfiducia “senza eccezione alcuna”.
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